SALERNO – IL fatto che Angelo Pasqualino Aliberti, ex sindaco di Scafati, potesse allungare le sue mani del potere e del malaffare, sinceramente mi ha sconcertato; non perché avessi creduto minimamente alle accuse della Procura della Repubblica, ma sostanzialmente perché un personaggio come Aliberti, il sindaco più votato d’Italia, non avrebbe mai distrutto la sua splendente e promettente carriera politica per le cavolate legate alla mancata riscossione delle gabelle pubblicitarie sui manifesti e sulla pubblicità funeraria al fine di favorire le ditte incaricate dal Comune.
La notifica degli avvisi di garanzia, per questa nuova inchiesta giudiziaria caduta sul capo dell’ex sindaco, è stata nuovamente sbandierata come il de profundis di Aliberti ormai circondato e messo in stato d’assedio; non sono mancati, ovviamente, i commenti più piccanti sulla fine ormai prossima dell’uomo politico scafatese.
Ma di cosa è accusato Pasquale Aliberti per questa nuova inchiesta ? Sembra sia accusato del reato di favoreggiamento delle ditte “L’eternità” e “Cesarano”; in particolare il PM ipotizza il fatto che Aliberti possa avger favorito le due ditte funebri per non aver richiesto il pagamento dei tributi previsti.
Sembra, però, che nel 2008, al momento del primo insediamento sulla poltrona di sindaco, già esistesse una delibera di giunta comunale con cui nel 2003 l’allora sindaco Nicola Pesce affidò la gestione dei servizi cimiteriali alla ditta Cesarano a titolo gratuito e senza termine alcuno; motivando la decisione con il fatto della carenza degli impianti di proprietà dell’ente comunale che avevano prodotto l’insoddisfazione delle esigenze non prorogabili.
E cosa c’entra questo con l’accusa a carico di Aliberti ? C’entra e come, in pratica Aliberti con la sua azione amministrativa ha cercato di trovare il sistema per fare pagare i tributi dovuti alle ditte che provvedevano ai servizi cimiteriali, facendo questo ha sollevato un vespaio e presto sono arrivati i guai, non per le ditte inadempienti ma per lui che aveva cercato di riparare i danni lasciati dalle precedenti amministrazioni. Una storia che spesso si ripete in questo “bel Paese”, se cerchi di fare una cosa buona e giusta vieni subito massacrato, quasi come se con la tua azione avessi messo a rischio un sistema che governa ogni cosa; un sistema che, come si diceva negli anni della prima repubblica, viene governato a suo piacimento da un “grande vecchio” che varia da provincia a provincia, da regione a regione, per invadere tutta la penisola.
Ma come si perviene all’esazione dell’imposta sulla pubblicità e diritto sulle pubbliche affissioni, nonché la diffusione di messaggi pubblicitari anche con mezzi diversi da quelli della pubblica affissione ? Preliminarmente i comuni vengono classificati in cinque classi, in base alla popolazione residente al 31 dicembre del penultimo anno precedente a quello in corso. In pratica gli Enti adottano, molto spesso, regolamenti basati sulle seguenti semplici regole: a) tipologia di mezzi di effettuazione di pubblicità che incidono sull’ arredo urbano o sull’ambiente; b)procedure di rilascio o rinnovo autorizzazione; c)indicazione modalità di impiego di mezzi pubblicitari e modalità di pagamento; d)determinazione della tariffa. I regolamenti può prevedere, con carattere di generalità, divieti – limitazioni e agevolazioni.
Tutto questo è stato perfettamente fatto dall’amministrazione Aliberti dettando gli “indirizzi politici” ai dirigenti del comune che avevano (come hanno) il compito di predisporre tutti gli atti finalizzati all’indizione delle gare ad evidenza pubblica, nonché la stipula dei conseguenti contratti di gestione con le concessionarie vincitrici.
Per avviare tutto questo era stato anche necessario chiudere il contratto con il Concessionario Geset per inadempimento delle norme contrattuali, ed anche a tanto l’amministrazione Aliberti ha provveduto con regolare delibera demandando l’incarico al funzionario di turno.
E ritorna nell’occhio del ciclone la “responsabilità dei dirigenti” nella pubblica amministrazione che fu voluta fortemente dal governo D’Alema/1 nel 1998 in modo da bloccare definitivamente la chiave con cui gli inquirenti entravano facilmente nella sfera del potere politico per debellarlo; da allora la magistratura che indaga deve fermarsi sui dirigenti che sono i veri responsabili dell’esecuzione dei progetti indicati come “indirizzi politici” dai vari governi della cosa pubblica. Una norma castiga PM che, se anche inventata dalla sinistra, non è mai stata digerita dai PM nella loro quasi totalità e sono iniziate le “battaglie di pensiero” arrivando a sostenere, come nella fattispecie, che l’indirizzo politico altro non è se non un ordine perentorio mascherato; la stessa cosa, in verità, sostengono molti dirigenti che, però, quando vengono nominati tali con succose prebende mensili accettano di buon grado ogni responsabilità, salvo poi a ripensarci.
Insomma, un politico può anche inventare il progetto di coprire una città con una cupola di vetro, l’immaginazione politica non deve conoscere confini; spetta al dirigente-funzionario bloccare e spegnere sul nascere i fantasiosi sogni; se non lo fanno o sono conniventi o non sono capaci di fare i dirigenti, e vanno puniti severamente.
Ma se questa è la situazione anche a Scafati, ecco che il nuovo avviso di garanzia contro Aliberti appare come una forzatura inutile o addirittura evitabile.
Ma quanti morti ci sono stati a Scafati negli ultimi mesi ?, lo vedremo nel prossimo articolo.