Aldo Bianchini
BUONABITACOLO – Agli inizi dello scorso mese di ottobre il giornalista Lorenzo Peluso dalle pagine del suo “Quasimezzogiorno.it” ha ben evidenziato come le nuove linee guida dettate dalla BCE (Banca Centrale Europea) facciano sprofondare ancora di più nei timori e nei dubbi le tantissime Banche di Credito Cooperativo disseminate su tutto il territorio nazionale. Prendo spunto, quindi, da detto articolo per il seguente approfondimento.
Tutto questo proprio mentre la Bcc Buonabitacolo, e per essa il direttore generale Angelo De Luca, si accinge insieme ad altri a consegnare il “Premio Mentes 2017” sorretto dall’istituto bancario ad un cittadino sanzese illustre, Giuseppe Colucci notissimo oncologo di fama internazionale, ed al rettore dell’università Aurelio Tommasetti; nel segno di una Bcc che si insedia definitivamente nell’olimpo degli istituti di credito cooperativo che amano snocciolare la loro politica di espansione sul territorio e per il territorio di appartenenza e proprio nel momento in cui pesanti e scure nubi si addensano sul futuro delle Bcc.
L’attività sussidiaria e di sostegno per le imprese locali e per la cittadinanza in genere sono state per molti decenni le colonne portanti di una politica, come dicevo, di solidarietà verso il territorio e di prossimità verso le popolazioni interessate. A portare scompiglio in questo modus operandi delle Bcc italiane sono arrivate le norme contenute nell’addendum della BCE, messo in consultazione il 4 ottobre, relativo alle linee guida sui Non Performing Loans voluto dalle banche europee che, se non saranno modificate, imporranno già dal 2018 alle banche nostrane di coprire, dopo due anni, con accantonamenti al 100% i nuovi crediti classificati come non performing cioè non garantiti e dopo sette anni quelli garantiti. E’ palese che un fatto del genere, se non modificato, squarcerebbe la nostra già fragile economia con gravi ricadute proprio sulle pmi locali che da tempo sopravvivono grazie alla presenza delle Bcc.
In pratica, secondo gli osservatori europei, dovrebbe essere invertito il senso di marcia delle banche italiane (e quindi anche delle Bcc) e cominciare a dare tanto credito a poche e grandi imprese che spesso non ne hanno neanche bisogno; poco, e carissimo, a chi invece non può farne a meno. Se è vero, come ha detto in questo periodo il ministro Padoan all’Angelicum che “il sistema bancario sta riprendendo a finanziare l’economia”, c’è una divaricazione buoni-cattivi sempre più marcata. Un sistema che non fa bene nè alle imprese nè alle banche, e ora rischia di acuirsi se, come probabile, la Bce introdurrà regole ancora più severe in fatto di non performing loans.
Bisogna evitare, in assoluto, che ad essere innaffiate (con il credito) sono sempre le stesse piante, mentre quelle vive che avrebbero bisogno di essere irrigate restano all’asciutto. Basta guardare ai tassi applicati dalle banche, a livelli infimi, come ha detto ieri il presidente Abi, Antonio Patuelli: segno che si finanzia soprattutto chi costa poco, anche dal punto di vista dei rischi che ogni istituto bancario dovrebbe accollarsi non per favorire qualcuno ma come fatto insito nella propria missione.
Il direttore generale della Bcc Buonabitacolo, Angelo De Luca, dall’alto della sua tecnicità ha perfettamente compreso questo meccanismo ed ha dichiarato: “Condividiamo la preoccupazione espressa dal Presidente di Federcasse Augusto dell’Erba, le normative bancarie europee devono tenere conto del nostro sistema virtuoso di fare banca; i criteri di proporzionalità sono prioritari per comprendere le oggettive condizioni nei quali ci troviamo ad operare. Temiamo un colpo mortale all’importante processo di crescita che abbiamo sostenuto in questi anni difficili per l’economia locale. Un lavoro che ha mirato solo a sostenere la ripresa e che inizia a consolidarsi. Dunque ci si riconosca il merito e si sostenga il Credito cooperativo. Questo chiediamo”. Davvero semplice e molto comprensibile il ragionamento di Angelo De Luca che è stato protagonista assoluto e, forse, unico per il complicato mondo bancario nel mantenere intatta la propria autonomia e indipendenza; mentre tutti gli altri si sono preoccupati e si preoccupano di unirsi ad altri istituti con la speranza di presentarsi all’appuntamento finale più forti di prima, De Luca è riuscito a mantenere la sua Bcc nella sua originale struttura per arrivare al punto conclusivo, perché comunque ci sarà un punto conclusivo, più libero almeno sotto il punto di vista decisionale per il futuro dell’istituto c reato tanti anni fa e per la successiva eventuale collocazione delle maestranze.
Un ragionamento rischioso quanto si vuole, ma pur sempre espressione di coraggio e di capacità anche imprenditoriale e non soltanto bancaria, qualità che si riconoscono tutte nella figura e nel personaggio di Angelo de Luca.
Naturalmente la storia dei prossimi mesi ci dirà da che parte sta la verità; per il momento non ci resta che assistere a questa battaglia di sopravvivenza che tutte le banche italiane dovrebbero contrapporre allo strapotere della Bce e delle banche del resto d’Europa; il problema, difatti, è globale e parte da lontano; esattamente dal momento in cui la UE pose a capo della Commissione il noto Jean Claude Junker che altro non è se non il profondo conoscitore del “sistema bancario lussemburghese” che governa il mondo finanziario europeo e detta le linee guida per una battaglia senza sconti con quello americano per il dominio del sistema globale.
direttore: Aldo Bianchini
Le Bcc realizzano un invaluabile lavoro di sostegno delle mpi nella loro zona di influenza. E possibile que molte di queste piccole e medie imprese giá non ci starebbero senza il vitale appoggio delle Bcc. La BCI le confederazioni impresariali ed i sindacati dovrebbero farsi sentire in appoggio a questi necessari istituti bancari che tanto fanno in pro delle imprese della nostra zona.