Dr.Alberto Di Muria Padula
Fino a qualche anno fa, parlando d`acqua da bere, veniva automatico pensare a quella potabile fornita dal rubinetto. Ma oggi la situazione non è più la stessa. Sarà per una questione di gusto, sarà perché ci si fida poco del grado di purezza dell’acqua pubblica, nonostante le rassicurazioni degli Enti preposti, resta comunque il fatto che in Italia il consumo di acque minerali è tra i più alti a livello planetario.
Vediamo, allora, quali sono i principali criteri di catalogazione dell’acqua che ci consentono di individuare quella più adatta al nostro organismo. La suddivisione più in uso in tema d’acqua da bere viene operata in base al contenuto in percentuale di sali minerali. I produttori di acque minerali, ad esempio, hanno adottato la formula del residuo fisso attraverso la quale hanno diviso idealmente le acque in tre categorie: oligominerali, con residuo fisso inferiore a gr 0,200; medio minerali, con residuo fisso variante da gr 0,200 a 1 gr; minerali, con residuo fisso superiore a 1 gr.
In pratica nella categoria delle oligominerali annoveriamo le più conosciute acque in commercio. Le minerali propriamente dette sono prodotte quasi esclusivamente per scopi terapeutici, ad uso di soggetti il cui organismo necessita di un’integrazione di sali minerali.
Le cloruro sodiche sono indicate per i diabetici, gli obesi e gli insufficienti epatici. Sono sconsigliate invece agli ipertesi e in generale a chi soffre di disturbi renali, gastrici e di colite. Sono le acque termali delle zone vulcaniche del Sud Italia. Le carboniche, invece, sono quelle comunemente addizionate con anidride carbonica anche se talvolta sgorgano gassate naturalmente dalla fonte (Acetosella, Acqua della Madonna). Queste acque migliorano la secrezione del succo gastrico e aumentano la peristalsi intestinale. Sono controindicate quando vi siano disturbi dovuti all’eccessiva acidità di stomaco.
Le alcaline (Agnano, Diamante) si presentano particolarmente utili per diluire i preparati del latte per i lattanti e svolgono un azione benefica sul fegato aiutando il processo digestivo, Sono sconsigliate nei casi d’ipertensione, insufficienza renale e in presenza di calcoli o affezioni biliari.
Le acque ricche di solfati sono indicate, invece, per stimolare la peristalsi intestinale e la secrezione di fermenti digestivi, e ancora nelle coliti spastiche, nelle infiammazioni croniche biliari, nelle insufficienze epatiche e nelle gastropatie. Al contrario, queste acque, ricche anche di calcio, vanno usate con cautela nel caso servano a diluire il latte artificiale per i lattanti. Anche le sulƒuree, ricche di acido solfidrico, svolgono azione lassativa. Abbassano l’uricemia e sono indicate per i colitici e nelle piccole insufficienze epatiche.