SALERNO – Oggi scade il termine ultimo per il deposito del ricorso per Cassazione contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame del 21 settembre 2017 che in pratica autorizza l’arresto in carcere di Pasquale Aliberti, ex sindaco di Scafati. Nei giorni successivi all’ordinanza del TdR Aliberti aveva annunciato, con una lettera inviata al suo difensore avvocato Silverio Sica, l’intenzione di rinunciare al ricorso e la volontà, quindi, di andare in galera purchè questo gesto gli avesse garantito un giusto e rapido processo dentro il quale avrebbe potuto difendersi in tutti i modi possibili.
Nel mio articolo del 25 settembre avevo scritto che la vicenda giudiziaria di Aliberti è “una cosa seria per la quale nun ce putimm’ permettere ‘e pazzià”; per una serie di motivi avevo anche scritto che Aliberti aveva non solo il diritto di depositare il ricorso per evitare il carcere ma anche il dovere di farlo per difendere non solo se stesso e la sua famiglia ma anche tutti quelli che prima o poi cadono sotto la mannaia della giustizia che sempre più spesso diventa strana ed incomprensibile. Difatti qualche giorno dopo l’ordinanza del Riesame la Procura ha notificato l’atto di conclusione delle indagini, come per dire che il caso orami è chiuso e che quindi nessuna possibilità di inquinamento delle prove era più possibile.
Perché, dunque, pretendere l’arresto di Aliberti prima che venga celebrato il processo ?; una domanda che rimarrà senza risposta con la possibile prospettiva di fare di Aliberti “un martire dell’ingiusta giustizia”; e questo davvero non conviene a nessuno.
Nelle prossime ore ne sapremo qualcosa di più, anche se nel precitato articolo ho anche evidenziato come quasi impossibile l’esercizio della volontà di andare in carcere che obiettivamente è contro tutte le regole del gioco.
Sulla vicenda giudiziaria il centro destra salernitano ha balbettato poche cose e non è mai riuscito a trasformare (come fa invece velocemente la sinistra) in processi politici quelli che palesemente evidenziano spiccate connotazioni di natura pseudo politica, e quasi tutti contro il centro destra.
L’unico a trovare il coraggio di parlare (buon sangue non mente !!) è stato Gaetano Amatruda (vice segretario provinciale di Forza Italia) che in un lungo post su facebook ha sintetizzato così il suo pensiero: “”Con il garantismo e con le regole difendere lo Stato di Diritto. Pasquale Aliberti arriva, dopo anni, ad una scelta drammatica e forte. Bisogna interrogarsi, senza scatenare guerre di religione. Rivendica, con durezza, un diritto. Chiede un processo nel quale difendersi. Auspica, e noi con lui, un clima più sereno. C’è una battaglia culturale che va rilanciata. La presunzione di innocenza e’ scolpita nella Costituzione. E’una battaglia culturale che deve essere nel DNA di ogni cittadino, dirigente politico, amministratore. Non è materia astratta, non è filosofia, e’ pratica quotidiana. Ed è civiltà rivendicare processi in tempi ragionevoli. Una comunità politica, che ha valori garantisti ed e’ di ispirazione liberale, ha il dovere di combattere una battaglia. Mai contro la magistratura, in campo ci sono autentici servitori dello Stato, ma per difendere principi di civiltà, contro il furore giustizialista. Bisogna interrogarsi sulla scelta di Aliberti, sulla ‘provocazione costruttiva’ messa in campo. Per sensibilizzare l’opinione pubblica, non contro i magistrati ma al fianco loro per difendere lo Stato di diritto””.
Gaetano Amatruda fa politica, e per farlo in maniera più compiuta chiama in campo a sostegno delle sue tesi anche il prof. Gaspare Dalia che smitizza il credo del “non poterne parlare” per far capire che ogni tabù cade di fronte all’inviolabilità dello stato di diritto che va ben oltre l’innocenza o la colpevolezza.
Lo stesso Amatruda continua dicendo che Aliberti “”Oggi è’ un uomo libero, innocente fino al terzo grado di giudizio, è al centro di un uragano mediatico (inevitabile il contrario) ed è allora suo diritto esprimere idee e difendersi, offrire nella ‘piazza social’ che lo processa le sue spiegazioni. Credo sia incivile impedirglielo o utilizzare un suo diritto come motivo per chiedere la carcerazione. E’ uno dei motivi infatti, probabilmente gli altri saranno più solidi. Conosco poco le carte ed il rischio di dire sciocchezze è probabile. Ma sono un uomo libero, con la passione per la politica, esprimo giudizi, difendo un principio e lo faccio nel pieno rispetto della magistratura ed a garanzia di ogni cittadino””.
Sono perfettamente in linea con il pensiero di Gaetano, non a caso e non per caso abbiamo lavorato insieme, giornalisticamente, per alcuni anni.