SALERNO – C‘è qualcosa che non va nella nostra giustizia, c’è qualcosa che esula dal sentire e dal pensare normale, c’è qualcosa che sfugge ad ogni logica razionalità; e pur ammettendo che spesso la logica non è razionale è evidente che un male incurabile sta trascinando la giustizia, o meglio come essa viene amministrata, verso la definitiva decadenza con rischi notevolissimi per le libertà personali ed anche per l’autonomia e indipendenza degli stessi magistrati.
Il procuratore generale di Salerno, Leonida Primicerio, a poche ore di distanza dall’incendio doloso che ha bruciato un motorino e alcuni sacchi della spazzatura davanti l’ingresso della sua abitazione, ha parlato di “bravata e casualità” probabilmente per smorzare i toni di un accadimento che ha mandato in tilt l’intera Via Arce dove l’alto magistrato abita.
Però quando su uno stesso giornale (Ilmattino.it) capita di leggere dell’incendio doloso davanti casa di un magistrato, dell’assoluzione con formula piena di Clemente Mastella (già ministro della giustizia dal 2006 al 2008) e dei proiettili recapitati in una busta all’ex ministro Gianfranco Rotondi, una domanda almeno dobbiamo porcela: “Ma è sempre una bravata e una casualità ?”.
Non credo proprio che possa trattarsi sempre di una bravata o di una casualità; io invece parlerei (utilizzando il linguaggio molto caro ai magistrati) di attenuanti ed aggravanti che spesso si intrecciano tra loro nel pauroso gioco della prevalenza e/o dell’equivalenza; la sostanza è che un accadimento lo si può leggere in moltissimi modi, tutti opinabili e tutti rispettabili.
Partiamo dall’incendio doloso davanti casa di Primicerio; questi non è un magistrato qualsiasi ma “un servitore della giustizia” che ha inciso profondamente nel tessuto politico-giudiziario-imprenditoriale della nostra circoscrizione. Ve ne racconto soltanto un paio di accadimenti; nel 1993 (venerdì 2 luglio) mentre svolgeva il ruolo di pm nel processo contro il “clan Maiale” ebbe l’intuito di chiedere l’esibizione in aula l’interrogatorio (svoltosi nella notte tra l’1 e il 2 luglio nel carcere di Opera a Milano) di un noto presunto camorrista, Pinuccio Cillari, che chiamava pesantemente in causa l’ex ministro Carmelo Conte (+ altri 72) per i rapporti con la camorra attraverso i Maiale, da ciò trasse origine il famoso “Processo California” che è finito appena qualche anno fa. Non solo, in quell’interrogatorio Cillari citava anche Paolo Del Mese affermando che dal sottosegretario di stato era stato “compulsato”. Tutto questo non solo diede l’avvio per il processo California ma consentì alla Procura della Repubblica di notificare ai due parlamentari Conte e Del Mese i primi devastanti avvisi di garanzia nella mattinata del 5 luglio 1993. Tangentopoli era praticamente nel pieno della sua evoluzione disastrosa. Ma Leonida Primicerio balzò alle cronache del tempo perché in seguito a lavori edili in una parete della sua stanza furono trovate mitragliette e pistole; una stanza in Procura, mica in un deposito agricolo. Quindi il procuratore generale non è un personaggio e neppure un magistrato normale; ha rappresentato un punto fermissimo nella lotta contro l’illegalità diffusa, e come si fa ad affermare con scioltezza che l’incendio doloso divampato davanti casa sua sia ascrivibile a mera “bravata e casualità”. Sicuramente le indagini dimostreranno esattamente la bravata e la casualità ma è indubbio che quando questi accadimenti toccano chi amministra la giustizia e/o legifera molti dubbi rimangono insoluti.
Cosa dire poi dei due ex ministri Mastella e Rotondi, vittime di vicende diverse e distanti temporalmente tra loro ma che al loro insorgere sono stata blandamente definite come “bravate e casualità”. Ma di questo avremo modo di parlarne in un prossimo articolo.