SALERNO – La processione per San Matteo, la festa dedicata al patrono di Salerno, a cui tutti i fedeli e i cittadini di Salerno e dintorni anche se, come si dice, ha due facce, è meritevole di diversi approfondimenti. Del resto l’ho già fatto in passato e credo di doverlo fare ancora adesso perché è sceso in campo (per San Matteo !!) anche uno dei nomi più prestigiosi della politica e della cultura di un tempo: Aniello Salzano, sindaco di Salerno dal 23 gennaio 1984 al 12 febbraio 1985, divenuto poi una delle vittime sacrificali più illustri della tangentopoli salernitana.
E’ triste constatare che la maggior parte della stampa salernitana vada avanti “per de relato” nella cronaca in danno del governatore Vincenzo De Luca e dei suoi figli Piero e Roberto. Difatti la stampa ha il vizietto di ospitare lunghi approfondimenti, a mò di articoli di fondo, richiamando a turno sulla scena le ombre del passato; mancanza di coraggio o giornalismo più sbrigativo ? Forse l’una e l’altra cosa; sono questi gli argomenti sui quali i vari direttori di testata dovrebbero esercitarsi nella composizione di precisi articoli di fondo; invece c’è il nulla, o quasi. Chiedersi il perché sarebbe troppo complicato e bisognerebbe scomodare per davvero le ombre del passato per raccontare come alcune lobby giornalistiche hanno gestito a loro piacimento il mondo dell’informazione ed il rapporto con l’autorità politica, giudiziaria e imprenditoriale dell’intera provincia.
Interessante, davvero apprezzabile, l’intervento del docente universitario Aniello Salsano che nell’edizione dell’8 settembre 2017 de “Il Mattino” ha firmato l’articolo dal titolo: “San Matteo, uscita bis e De Luca jr all’ONU”.
Interessante dicevo ed è veramente così, anche se, come mi aspettavo quando mi sono apprestato alla lettura del lungo corsivo, manca delle giuste riflessioni sul complesso della vicenda; non è giusto, difatti, mettere in risalto soltanto l’incomprensibile (quasi ai limiti del parossismo) ruolo del giovane figlio di Vincenzo il kaimano, ma questo cercherò di spiegarlo nei prossimi articoli dedicati al Santo Patrono della città di Salerno.
Aniello Salzano, insomma, con il suo intervento si è fermato sull’uscio dei veri problemi che attanagliano questa città per colpa della “dinastia deluchiana”, non ha toccato la vergognosa e forzata dipendenza dal kaimano del sindaco, della giunta e del consiglio comunale, non ha sparato a zero contro un arcivescovo che ormai ha paura della sua stessa ombra in una diocesi in cui invece di essere il capo è ridotto a succube di tantissime situazioni, e soprattutto ha tenuto fuori della sua critica i poteri forti ed istituzionali della città a cominciare da una magistratura che seppe rivoltare Salerno come un calzino e che da più di vent’anni vivacchia all’ombra dello zar.
Comunque il tentativo Aniello l’ha fatto, anche se parziale e poco incisivo nel contesto di un quadro che andrebbe contrastato con maggiore durezza e fermezza.
Appuntamento al prossimo articolo per l’analisi di tutti gli aspetti della vicenda.
direttore: Aldo Bianchini