PADULA – Per vedere la straripante folla che mercoledì 30 agosto 2017 ha invaso la sala multimediale della certosa di Padula bisogna necessariamente andare con la mente ad una trentina di anni fa ed alle oceaniche adunate politiche della prima repubblica.
Eppure in Certosa si discuteva di un tema non solo interessantissimo dal punto di vista scientifico ma anche avvincente dal punto di vista umano e relazionale; si è parlato di cancro e delle ricerche che il dott. Prof. Michele Maio (originario di Padula) sta conducendo in tutto il mondo attraverso la sua “fondazione Nibit”. All’ordine del giorno la presentazione del libro “Il corpo anticancro” scritto a due mani da Michele Maio e dalla giornalista scientifica Agnese Codignola. Perfetta, o quasi, l’organizzazione curata dal “Circolo Carlo Alberto 1886” e dal suo impeccabile presidente Felice Tierno. Ho usato il proverbio “quasi” non per svalutare l’azione organizzativa del Circolo che non c’entra niente, piuttosto per mettere in evidenza alcune carenze endemiche che riguardano l’Amministrazione Comunale non ancora in grado di garantire ai vari organizzatori un impianto voce all’altezza dei tempi. Difatti da metà sala in giù non è stato possibile sentire nulla.
Nella mia onestà intellettuale devo confessare che di fronte a quella marea di gente ho subito pensato ad una gigantesca macchina mediatica ben orchestrata e finalizzata al raggiungimento di altri interessi che non fossero quelli prettamente scientifici (a me le sigle, le associazioni, le fondazioni non piacciono per principio) che la presentazione del libro voleva ostentare. Mi sono dovuto rapidamente ricredere ed ho assistito non ad una “lectio magistralis”, seppure semplice e comprensibile, di Michele Maio ma ad una partecipata, percepita e sentita interlocuzione tra uno scienziato ed una platea intenta a capire fino a che punto la ricerca si può spingere senza violare i confini del soprannaturale e dell’immortalità.
Il succo dell’opera di Michele Maio è tutta qui, nella spiegazione (anche semplicistica e maccheronica, se vogliano, da parte mia !!) di un qualcosa che, almeno per il momento, sfugge alla conoscenza dei più: entrare nel cervello umano e stimolarlo ad esercitare tutto il suo peso nel ruolo di anticorpo più potente che il Padreterno ci ha dato. Difatti se si va a pag. 10 e si legge dal secondo al quinto rigo quello che ha scritto l’abilissima Codignola “”… il sistema immunitario è un bastione di difesa, gli anticorpi dei proiettili, i globuli bianchi servono a proteggere l’organismo dai batteri …”” si può facilmente capire che tutti i racconti di tragedie, di sconfitte, dii vittorie, di gioie e di dolore contenuti nel libro non sono altro che la “storia della vita” sulla quale si basano tutte le altre storie. Se diamo per scontato che il sistema immunitario è un bastione di difesa è più semplice comprendere che nel nostro corpo agiscono continuamente due eserciti ben armati e decisi a tutto; il primo a difesa e il secondo all’offesa. Ecco perché è necessario, a volte, stimolare le prime e le seconde linee del nostro sistema di difesa per meglio fronteggiare l’avanzata del nemico (il male); e per fare questo molto spesso è necessario surrogare le capacità di ogni singolo soldato per spingerlo oltre il muro della paura e della diffidenza, anche con l’aiuto di specifici additivi. In guerra, quella vera, i soldati meno coraggiosi venivano sostenuti da valenti psicologi ma anche da potenti additivi di natura chimico-medica; la stessa cosa può e deve avvenire nella lotta contro il cancro che i due autori del libro non amano chiamare guerra.
L’essenza della ricerca sostenuta dall’equipe diretta da Michele Maio è proprio questa; il tentativo è di una evidentissima difficoltà non solo perché attiene la psiche di ognuno ma anche perché non sempre il singolo individuo, nonostante gli additivi, riesce a portare a buon fine la lotta intrapresa. Lo scienziato Maio lo dice chiaramente nel libro che la sua ricerca, proprio perché assolutamente innovativa, rischia di frantumarsi contro resistenti stereotipi medici che provengono da secoli di concezione di versa della vita in cui c’era il corpo e la malattia come due distinti fattori che potevano essere studiati singolarmente e, forse, battuti. A questa vecchia e tradizionale concezione Maio ha aggiunto un valore in più che è quello dello stimolo del nostro cervello come additivo verso tutti quei soldati (anticorpi) che non ce la fanno da soli a combattere il nemico. Capisco che il semplicistico racconto della continua battaglia che avviene nel nostro corpo non piace agli autori del libro (essi preferiscono l’individuazione dei superorganismi che altro non sono se non frammenti normali aiutati da additivi normali) e che la visione di soldati, eserciti, generali, esseri di vario tipo che si muovono sparando, lanciando dardi, usando scudi di protezione, sterminando il nemico e così via è da aborrire perché non aiuta a capire l’estrema complessità di un apparato come il corpo umano, ma d’altra parte le due correnti di pensiero bisogna accettarle con ragionata filosofia, altrimenti non sappiamo più dove sbattere la testa. La verità, quella vera, non la possiede nessuno.
Non vorrei scadere, però, in una filosofica e deviante spiegazione del libro scritto in maniera sublime (va letto tutto d’un fiato !!) da Maio e Codignola; non ho né le capacità e né le qualità per farlo. La spiegazione migliore la fornisce il titolo stesso dell’opera e lascio volentieri a voi l’attenta e meditata lettura de “Il corpo anti cancro”, dove il corpo assume necessariamente la veste psicologica necessaria alla necessità di dover demolire un male che si è insinuato nella complessa macchina umana.
Visti i temi molto delicati toccati nell’ambito della psiche, una domanda, alla fine, viene spontanea: “Ma Michele Maio è un visionario ?”, io sinceramente non lo so ma è illuminante quanto ha scritto nella prefazione Daniela Minerva: “… Visoniari, pochi e sparsi nei laboratori più visionari, Michele Maio è stato senz’altro uno di loro; preda della Grande Bellezza di un’idea perfetta …”. Per quanto mi riguarda azzardo l’ipotesi che Michele Maio ha avuto sicuramente una grande visione in forza della quale cerca di scardinare una porta ermeticamente chiusa su un universo a noi fin qui totalmente sconosciuto. Una porta che nasconde le antiche aspirazioni di immortalità ? Non credo proprio, del resto se si leggono d’un fiato tutti i racconti contenuti nell’opera di Maio si ha esattamente la percezione del contrario, ma anche la determinazione che attraverso quella porta, spalancata sul sistema immunitario, possa essere raggiunta la governabilità del cancro.
Tutti insieme, senza falsi infingimenti, dobbiamo sperare che finalmente quel portone venga aperto in nome e per conto dell’intera umanità.
Volevamo ricordare che, senza togliere nulla alla valenza del professionista che certamente ha reso interessante ll partecipato incontro, l’evento è stato magistralmente organizzato dal Circolo Carlo Alberto, presieduto dal Prof. Felice Tierno con l’indispensabile sostegno, non solo economico, della Banca Monte Pruno che ha curato la preparazione e la comunicazione. L”affluenza ricordata nell’articolo è dovuta, forse, anche se in minima parte, da questa preziosa attività e collaborazione antica con il Circolo stesso. Lo stesso Prof. Maio si è complimentato con la Banca per l’attività svolta. Per mera distrazione, forse, il Direttore Bianchini non lo ha ricordato nello straordinario articolo.
Chiediamo scusa per la precisazione.