di Carolina Salluzzi
PADULA – Ha vent’anni, è originaria di Padula ed è al suo debutto letterario con Aletheia Editore (Giovane casa editrice che si basa sul print on demand). La sua opera, I Notturni, una raccolta di cinque racconti: Σύμμακος Mirea, Καιρός La solitudine degli spigoli, Άρκτος l’effetto paracadute, Βοῶπις Nella “ridimensione”, Il vecchio Joe.
“Ho iniziato a scrivere a undici anni, non pensavo che poi potesse diventare un’esigenza mia anche a livello di pensieri personali, questo primo racconto non parlava di me, era una cosa completamente staccata e non l’ho mai finito, poi però mi sono resa conto che da lì in poi ho continuato a scrivere…”
Quindi quello che ti ha fatto scegliere la scrittura come mezzo d’espressione è stato un bisogno personale?
“Io non penso di averlo scelto come mezzo, non è stata una cosa meditata, è come se si fosse proposto e basta: all’inizio non ero neppure in grado di scrivere poesie ma con il tempo ho imparato a fare anche quello ed e ho iniziato a sentirlo un po’ mio, ed è corrisposto con un periodo di separazione, un periodo di crescita in cui scrivere le cose così come le pensavo non mi bastava più, così ho imparato a dare uno spazio nuovo ai miei pensieri e ho imparato a utilizzare la poesia come forma.
SI può dire, allora, che vedi nella scrittura un valore curativo, che la utilizzi per sorta di auto-psicanalisi?
“Si, perché io penso che quando uno poi, magari, rimugina troppo sui propri pensieri senza affrontarli realmente diciamo che vederli nero su bianco è un modo per affrontare i mostri, tra virgolette, che abbiamo dentro: le perplessità, le preoccupazioni e tutto il resto…Nel momento in cui io personalmente vedo i miei pensieri sul foglio, nero su bianco, è come se riuscissi a esorcizzarli, se per me c’è qualcosa che è un grande peso o una grande gioia e non riesco a contenerlo allora mi esprimo in qualche modo, in senso positivo o negativo… scrivendolo mi rendo conto che si può curare, ti aiuta a stare meglio. Credo sia la stessa cosa per il musicista, o il pittore o anche per il teatrante: io ho fatto anche esperienza di teatro e quando devi creare un tuo personaggio per un’improvvisazione riesci a dare sfogo a quello che hai dentro, tenere tutto dentro secondo me non fa bene quindi il mio modo per esternarlo è principalmente la scrittura.
Ed è per questo che nei tuoi racconti utilizzi più che altro il flusso di coscienza tramite narratore onnisciente, perché non sono tanto personaggi quanto delle proiezioni di te stessa, così come non c’è una scelta di luoghi perché il luogo dei tuoi racconti è principalmente la tua mente?
“Si, è tutto indefinito: non c’è descrizione dei protagonisti, non riesco a descrivere, è rarissimo. Nei Notturni qualcosa è autobiografico, per qualcosa ho preso ispirazione dalla realtà, penso che tutte le forme d’arte poi prendono ispirazione anche dal proprio vissuto, tutti gli artisti ne fanno capo. Mi viene in mente Il vecchio Joe, che non ha nulla a che fare con me, è quanto di più lontano a me ci sia però comunque è mio, perché era un mondo nella mia testa”.
Quali autori credi abbiano influenzato la tua scrittura, anche involontariamente?
“Non lo so, in realtà come autore mi è piaciuto particolarmente Baricco però io leggo anche molta filosofia e credo che il filosofo che sia riuscito a conciliare al meglio pensiero e modo di scrivere sia Friedrich Nietzsche, quindi penso che…non lo so…non dico che mi abbia ispirato o che seguo il suo canone, così come per Baricco, però diciamo che sono punti di riferimento”
E per quanto riguarda invece la mitologia greca, alla quale fai spesso rimando?
Come argomento mi è sempre interessata molto, perché ho frequentato il Liceo Classico ed è una delle cose che mi ha appassionata di più, perché è sotto forma di racconto alla fine, però nasconde le idee di un popolo, di una civiltà. Ma nell’opera è così presente perché volevo fosse il filo conduttore tra i racconti.
Ma hai trovato un concetto della mitologia greca che si confacesse al racconto o è il racconto che ne prende ispirazione?
Questa è una domanda strana…Io scrivo molto di getto, l’inizio del racconto era totalmente staccato da com’ è alla fine.
È stato, quindi, un accostamento a posteriori?
Si…per esempio nel racconto cinque c’è una ragazza molto aggressiva che odia l’essere umano e ho pensato: chi è così che conosco? E mi è venuta in mente Era…
C’è anche un altro accostamento che ricorre nei tuoi racconti che è quello tra musica e scrittura, cosa che si ritroverà anche nell’evento di domenica durante il quale la musica accompagnerà la lettura dei tuoi racconti. Quello che ascolti influenza ciò che scrivi?
Se ascolto musica quando scrivo si, influenza il modo di dettare i periodi.
Un’ultima domanda: nei tuoi racconti i personaggi fanno largo uso di alcolici, sigarette, canne: è qualcosa di provocatorio o ti senti un po’ poeta maledetto?
No, penso né l’una né l’altra cosa: penso che sono qualcosa di molto vicino al mondo che mi circonda, è qualcosa che bene o male nella mia testa ci sta, io personalmente fumo sigarette, io personalmente se esco bevo una birra. Poi però, per carità, ogni tanto mi viene anche di pensare: se qualcuno più grande di me, qualcuno che mi conosce, magari una mia zia, dovesse leggerlo potrebbe dire -Madonna mia, Eugenia fuma, beve, scopa…- e come cosa m’imbarazza. Ma è solo descrivere quello che ho intorno e che ho dentro nella maniera che mi viene più naturale possibile.
Eugenia presenterà il suo libro Domenica 3 Settembre nell’agriturismo Tre Santi a Padula alle 17:30.
direttore: Aldo Bianchini