Aldo Bianchini
GIOI CILENTO – La domanda è: “Ricordare i quattro magistrati gioiesi per crescere o soltanto perché, caso rarissimo se non unico, nello stesso paesino sono nati e cresciuti quattro magistrati eccellenti ?”. L’organizzatore dell’evento, a mio avviso, non ha dubbi; del resto il titolo stesso della manifestazione è molto chiaro: “Ricordare per crescere” pensando non soltanto di ravvivare il ricordo dei quattro magistrati ma anche di esaltarli dal punto di vista sociale e relazionale con il mondo dal quale erano stati partoriti e nel quale non disdegnavano, se non proprio di viverci, almeno di ritornare molto spesso per non staccare definitivamente la spina delle radici.
Per dovere di cronaca ecco, comunque, il comunicato con cui l’evento è stato annunciato dall’ottimo Nicola Salati: “”Ricordare per crescere. E’ il titolo che è stato dato alla manifestazione che si svolgerà a Gioi in piazza Andrea Maio giovedì 10 agosto a partire dalle ore 19.30. La Parrocchia SS Eustachio e Nicola e il Comune di Gioi, in collaborazione con la Biblioteca “Enzo Infante – Un Libro al Mese” ricordando le figure dei quattro magistrati gioiesi che si sono distinte non solo per doti professionali ma anche umane. Si tratta di Carmen D’Amato, Nicola Giacumbi, Giacomo Isnardi e Vincenzo Scarpa tutti e quattro scomparsi ma che hanno lasciato un segno indelebile nella comunità gioiese e non solo. La serata è aperta dai saluti del sindaco Andrea Salati ed è introdotta da don Guglielmo Manna. Gli interventi sono stati affidati: all’avvocato Loreto D’Aiuto, al magistrato Renato Martuscelli e all’avvocato Giovanni Sofia. Le conclusioni sono affidate al presidente del Tribunale di Vallo della Lucania Gaetano De Luca. Coordina la professoressa Antonietta Cavallo””.
Questa sera, dunque, nella storica piazza di Gioi Cilento verranno ricordati i quattro personaggi gioiesi nell’ottica, credo, della memoria quale vero e proprio senso della vita; questa la cosa più importante e significativa che i quattro magistrati gioiesi sono riusciti ad avere in comune partendo, forse, dagli stessi banchi delle scuole elementari e lanciarsi, semmai in momenti diversi, alla conquista di “un mestiere” (quello del magistrato) interpretandolo nel migliore dei modi e mettendolo esclusivamente al servizio della comunità. Spesso siamo portati a dire che i magistrati esercitano un potere enorme e che sempre più spesso questo potere fa tracimare la loro azione di giustizia da quella tipicamente “commutativa” in quella più affascinante che passa sotto il nome di “distributiva”. Ecco, proprio nell’esercizio umano e quotidiano del loro potere i quattro magistrati gioiesi si sono distinti lungo tutto il corso della loro prestigiosa carriera; hanno sempre tenuto nel loro mirino di giudici il bersaglio della legalità e della trasparenza anche a costo della loro stessa vita.
Una terra, quella cilentana e più specificamente quella gioiese e dintorni, che ha dato i natali non soltanto ai quattro magistrati che stasera la comunità gioiese intende ricordare per immortalarli nella memoria del tempo che verrà; una terra che ha partorito tanti altri magistrati (anche delle mele marce perché no !!) che hanno dato lustro al calore umano ed alla forza d’animo dei cilentani.
Per lunghi tratti della loro vita professionale i quattro magistrati gioiesi hanno anche operato nella circoscrizione giudiziaria di Salerno riuscendo sempre a dare il giusto esempio di compostezza e di serenità di giudizio prescindendo dalle radici che potevano legarli al territorio inquinandone l’azione di assoluta equidistanza; in questo, a mio opinabile avviso, i quattro magistrati si sono somigliati moltissimo e il loro buon sangue non ha mai mentito. La loro produzione giudiziaria è stata impareggiabile e di grande livello giurisprudenziale, perché del loro mestiere ne hanno fatto la loro ragione di vita, sempre e comunque.
Non ho mai conosciuto la dott.ssa Carmen D’Amato pur avendone sentito spesso parlare sempre in maniera sicuramente positiva; ho conosciuto poco il presidente Giacomo Isnardi pur avendone sempre apprezzato le sue doti di “semplicità comunicativa”; ho seguito intensamente la tragica vicenda umana di Nicola Giacumbi ed ho conosciuto molto bene e direttamente il dr. Vincenzo Scarpa.
Faccio la cronaca giudiziaria fin dalla fine degli anni ’70 (dalla preistoria giornalistica, quindi) e la sera, quella tragica sera, del 16 marzo 1980 fui tra i primi a giungere sul Corso Garibaldi dove, nell’ingresso del palazzo di fronte al tribunale, era stato barbaramente ucciso il neo procuratore-capo Nicola Giacumbi; la confusione era totale e le nebbie dell’incredulità vennero squarciate poco dopo da una telefonata all’emittente televisiva locale “Telecolore”. Un manipolo di sedicenti, più imbecilli che terroristi, appartenenti alla colonna salernitana “Fabrizio Pelli” aveva aperto il fuoco sul noto magistrato che rientrava verso casa dal cinema Capitol, insieme alla moglie Lilli, dopo aver assistito alla proiezione del film capolavoro “Kramer contro Kramer”. Un film con Dustin Hoffman e Meryl Streep che in quei mesi era divenuto un vero e proprio “cult” e che era stato assunto a simbolo di una società che mutava pelle rapidamente anche nei rapporti interpersonali, ma sull’onda della legalità; cosa questa che i sedicenti brigatisti dell’epoca volevano sovvertire ad ogni costo. La visione di quel film, quella sera, rimane quasi come un triste presagio.
Tanti anni fa ho avuto modo di trascorrere un’intera giornata a Gioi Cilento in casa del giudice Vincenzo Scarpa immediatamente dopo la festa che mitizza “sua maestà il fusillo”; naturalmente anche se la festa era finita non mancò a tavola uno splendido piatto di fusilli paesani come soltanto a Gioi sanno fare. Ero alle mie prime armi, ero già un personaggio noto televisivamente sugli schermi di TV Oggi di Salerno, ed ero soprattutto l’unico che a quel tempo era riuscito a portare la “cronaca giudiziaria” a puntate in televisione. La dolce signora Scarpa, compagna di una vita dell’ottimo Vincenzo, fu una ospite eccezionale; seduti a tavola eravamo in quattro, io e un mio caro amico e loro due coniugi. Parlammo di tante cose, anche di come la giustizia viene amministrata e somministrata dagli uomini; in quelle ore ricevetti una grande lezione sulle tecniche di avvicinamento alla cronaca giudiziaria che è sempre pericolosa e rischiosa in quanto dietro ogni fascicolo, dietro ogni intercettazione, dietro ogni delazione c’è sempre un uomo la cui privacy va comunque e sempre tutelata. Grazie a Vincenzo Scarpa non ho mai fatto una cronaca giudiziaria strillata ed ho prediletto l’inchiesta seria, serena, lunga e coscienziosa. Non capitò più di vederci a Gioi Cilento, continuammo a vederci a Salerno e sempre per motivi di rapporti professionali, io da giornalista e lui da magistrato. Lo ringrazio ora per allora e continuerò a ringraziarlo per sempre.
Ho saputo in ritardo del momento del ricordo di Gioi verso i suoi quattro magistrati; avrei partecipato con slancio all’evento commemorativo che tutte le testate giornalistiche dovrebbero seguire, commentare e trasmettere ai posteri.
direttore: Aldo Bianchini