Aldo Bianchini
SALERNO – Una delle cose più belle di questo mestiere si tocca con mano quando una o più testate giornalistiche concentrano la loro attenzione su un’inchiesta che può avere un interesse pubblico nell’ottica della garanzia della libertà di parola e di pensiero.
Sta accadendo in questi giorni con l’inchiesta sulla destinazione del complesso turistico-alberghiero-scolastico-sportivo di proprietà della Curia di Salerno che passa sotto il nome di “Villaggio San Giuseppe” o meglio ancora come “Colonia San Giuseppe”; un nome, una realtà, una grande sfida sociale partita nell’immediato secondo dopoguerra per volere dell’allora arcivescovo Mons. Demetrio Moscato e portata avanti in settant’anni di storia tra alterne fortune modulate e rimodulate in base alle esigenze del tempo.
Insieme a “ilquotidianodisalerno.it” (questo giornale) anche “le Cronache” sta dando di piglio, ed a tutto tondo com’è d’abitudine del suo direttore Tommaso D’Angelo, alle notizie ed alle indiscrezioni che giorno dopo giorno vengono fuori sulla apparentemente “torbida vicenda” della gestione dell’impianto in riva al mare sulla litoranea di Magazzeno e dell’affidamento della stessa gestione. Le indiscrezioni riguardano anche le probabili feste e festini e l’affittacamere ad ore che sarebbe stato avviato da qualche sventurato personaggio in barba a tutte le cautele ed a tutti gli insegnamenti religiosi che, comunque, dovrebbero venire fuori da una struttura nata per fare solidarietà e non businnes o, peggio ancora, scandaloso mercimonio.
Per questo nel tiolo è stata posta la richiesta “l’Arcivescovo deve rispondere”; il problema è serio ed anche molto grave perché un “BENE DELLA CHIESA” è simile, se non superiore, ad un bene pubblico e per questo va amministrato con oculatezza e trasparenza. Non c’è niente di sospetto se la Curia decide di dare in comodato o in fitto ad una associazione che ha offerto molto di meno, ma la decisione deve essere puntualmente motivata e soppesata perché la Chiesa accumula i suoi beni sulla fede ed anche sulla buona fede della gente comune e dei praticanti cattolici. Deve rispondere obbligatoriamente anche perché su questa vicenda stanno montando “favole metropolitane” (feste, festine, fittacamere ad ore …) che se lasciate crescere sarà molto difficile estirpare.
Ho letto su “le Cronache” che la cordata Pagano-Paravia avrebbe offerto 85mila euro all’anno per il fitto a fronte dei 180mila euro proposti dalla cordata CSS-Zoccola che avrebbe (ma questo lo sapremo nei prossimi giorni) anche offerto varie garanzie a copertura della somma di circa 2,5milioni di euro che la Curia deve restituire alla Regione come stabilito dalla Corte dei Conti. Mi sembra, ad occhio, una sproporzione molto stridente e, per certi versi, anche pericolosa per chi deve scegliere o avrebbe scelto di dare il via libera alla cordata che avrebbe offerto circa 2,8milioni di euro in meno.
Qui ci vogliono risposte precise alle quali S.E. Moretti non può assolutamente sottrarsi; contrariamente a quanto asserito dal CSS nella lettera del 10 aprile 2017 (inviata anche a vari altri prelati romani), che al penultimo capoverso scrive: “Nessuno mette in dubbio quanto il Vescovo scrive nella sua nota, cioè che può decidere quello che vuole …”, io penso invece che l’Arcivescovo non possa assolutamente decidere quello che vuole soprattutto quando si tratta di amministrare e gestire un “bene della chiesa” che è, ripeto, un bene pubblico. Oltretutto lo scritto del CSS lascia intuire che a monte dello stesso scritto ci sia stata una precisa richiesta del CSS, una risposta della Curia, un ricorso del CSS, una nuova risposta della Curia ed, infine, la lettera del CSS del 10 aprile scorso. Una corposa corrispondenza che potrebbe chiarire ogni dubbio ed ogni perplessità su come è stata gestita la vicenda augurandoci che la notizia data da “le Cronache” della firma del contratto tra la cordata Pagano-Paravia e la Curia, dinanzi al notaio Malinconico, sia destituita di ogni fondamento. Un carteggio molto delicato che potrebbe mettere in serie difficoltà la Curia salernitana che, stando ai si dice, è già nel mirino di alcuni cardinali della Curia romana.
Qui stiamo parlando di un affare che sfiora i 3milioni di euro iniziali con tutte le possibili speculazioni successive, non esclusa quella fortemente ventilata dall’arcivescovo emerito don Gerardo Pierro quando, attraverso You-Tube, nel 2012 avanzò seri dubbi sul destino del villaggio-colonia con chiare allusioni anche alle mire espansionistiche del “Porto Arechi” sull’intera zona litoranea. C’è roba per denti affilatissimi e in Procura, credo, non stiano aspettando altro che il primo passo falso.
Un voluminoso carteggio che potrebbe essere già all’attenzione della Procura della Repubblica; ma questo lo sapremo solo ne prossimi giorni.
Faccia in fretta l’arcivescovo Mons. Luigi Moretti a chiarire tutti i dubbi, in caso contrario ha ragione il CSS quando scrive che “la modalità di asseegnazione ad altri della locazione dei beni ci amareggia per le modalità seguite. Appare chiaro che la Diocesi ha alltri progetti da cui il sociale e la comunità dei residenti sono esclusi”; un fatto gravissimo che andrebbe a demolire quello che era lo spirito iniziale di chi fortemente volle il Villaggio Colonia San Giuseppe.
direttore: Aldo Bianchini