Di Gabriele Cavallaro (Personal Banker Credem Point)
SALERNO – Condono edilizio: il conflitto tra Governo e Regione Campania
Ieri il Consiglio dei Ministri ha impugnato dinanzi alla Corte costituzionale la Legge della Regione Campania n. 16 del 7 agosto 2014 “Interventi di rilancio e sviluppo dell’economia regionale nonché di carattere ordinamentale e organizzativo (collegato alla legge di stabilità regionale 2014)” che contiene anche norme sul condono edilizio.
Fin qui il conflitto di competenze tra Stato e Regione Campania a cui la Corte Costituzionale darà una risposta
Sul piano politico va fatta,perà, una valutazione su un problema che in Campania è particolarmente grave ( circa 60000 costruzioni abusive) e che anche io ho avuto modo di toccare con mano nel mio piccolo quando al comune di Pontecagnano Faiano ( 2001) nella qualità di assessore della prima Giunta Sica mi occupai per un brevissimo periodo del condono edilizio.
Il quadro dell’abusivismo era drammatico soprattutto per la zona al di sotto della ferrovia dove insiste il vincolo ambientale e dove a fronte delle domande di condono non scatta il silenzio assenso.
Alle centinaia di istanze di concessioni in sanatoria ai sensi della legge 47/85 ,presentate soprattutto sulla fascia costiera ,ll Comune non aveva mai dato risposte trincerandosi dietro il parere obbligatorio e quasi sempre negativo della sopraintendenza ai beni ambientali.
Ovviamente dietro queste mancate risposte dell’amministrazione si celavano interessi professionali non sempre trasparenti per i contenziosi spesso fittizi che si aprivano tra cittadini e comune .
Lo schema era il seguente: le costruzioni abusive si realizzavano di notte a volte anche con il consenso delle autorità di vigilanza che subito dopo intervenivano per consentire al comune per emettere l’ordinanza di abbattimento impugnata dal proprietario dell’immobile che doveva difendersi sia sul piano amministrativo che sul fronte penale.
Si determina in tal modo una situazione di sospensione che alla fine stava bene a tutti gli attori della commedia.
I fabbricati , nelle more della decisione del comune e del parere della soprintendenza ,non venivano abbattuti , i proprietari non pagavano al comune gli oneri previsti dalla legge Bucalossi e la situazione di bilico era ed è un ottimo strumento per il consenso elettorale a buon mercato.
Analizzando quello che prevedeva la legge proposi alla Giunta una delibera che incaricava l’ufficio tecnico comunale di redigere un piano di recupero e di risanamento ambientale che determinasse le condizioni e i criteri per dare risposte alle domande di condono presentate.
Ciò avrebbe consentito, tra l’altro, con gli oneri di urbanizzazione incassati di realizzare le infrastrutture primarie in una zona che ancora oggi è una specie di far west.
Nessuno si oppose e la delibera fu approvata ma giace ancora li senza essere stata mai attuata .
Cito questo esempio non per vana gloria ma per evidenziare come già nella legge sul condono del 1985 erano previsti tutti gli strumenti per affrontare il problema in modo organico tenendo conto dei vari interessi in campo meritevoli di tutela: salvaguardia dell’ambiente e del territorio, abusivismo di necessità in una visione equilibrata che evitasse i soliti scontri tra gli “opposti estremismi” su un tema scottante come l’abusivismo edilizio.
Occorre però prendere atto che la classe politica dell’ultimo ventennio ha preferito lasciare le cose così come erano tranne a strumentalizzare l’argomento per fini elettorali.
Anche in Campania è successo così.
Sia Caldoro che De Luca si sono contesi i voti degli abusivi mentre i 5 stelle hanno puntato ai voti degli antiabusivi.
Il risultato è che il problema non si risolve perché non c’è alcuna volontà di affrontarlo seriamente.
Lo stesso provvedimento legislativo adottato dalla Regione Campania è una risposta per un impegno preso in campagna elettorale che procrastinerà ma non risolverà il nodo dell’abusivismo edilizio che è frutto dell’incapacità della classe dirigente regionale e locale di promuovere un equilibrato sviluppo economico sociale ed urbanistico dell’intero territorio regionale.
Una nuova fase dello sviluppo che passa attraverso un riequlibrio urbanistico territoriale della Campania dove i 2/3 della popolazione vive in un terzo del territorio concentrato nell’area metropolitana di Napoli con problemi di congestione mentre nella parte periferica della regione di assiste ad un sottoutilizzo e a un depauperamento del patrimonio immobiliare.