Aldo Bianchini
SALERNO – Ci sono sentenze di condanna che sanno di assoluzione, e ci sono sentenze di assoluzione che sanno invece di condanna; questo è il complesso mondo della giustizia. Prendere o lasciare. Nella fattispecie, le fritture di pesce che il governatore De Luca voleva offrire agli elettori attraverso i sindaci sinistrorsi della Campania per vincere il Referendum istituzionale, possiamo parlare soltanto di una “richiesta di archiviazione” che è, comunque, poca cosa rispetto ad una sentenza.
La notizia è che in data 4 luglio 2017 il pm Stefania Buda (sorretta dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino) ha richiesto al GUP l’archiviazione dell’inchiesta a carico di Vincenzo De Luca, Piero De Luca e Francesco Nicodemo accusati di “voto di scambio” dalla procura della Repubblica di Napoli.
Il fatto: il giorno 15 novembre 2016 presso l’Hotel Ramada di Napoli furono convocati circa 300 sindaci di sinistra e moltissimi titolari di strutture medico-sanitarie-diagnostiche da tutta la Campania per l’atteso discorso del governatore De Luca in favore del “SI” al referendum istituzionale che si tenne poi agli inizi di dicembre. “”… Nel corso di un intervento fiume di 25 minuti il governatore, con un linguaggio colorito tal da strappare spesso risate all’uditorio, aveva sollecitato i sindaci, in particolare rivolto a quello di Agropoli, Franco Alfieri, a svolgere una intensa campagna per il si —vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, mo non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso—è uno dei passaggi del discorso diventato ormai un cult sui social …”” (fonte Metropolis.it del 14.12.16). L’audio del discorso fu diffuso dal Movimento 5 Stelle e la Procura aprì un fascicolo, prima a mod. 45 e poi a mod. 21 con l’iscrizione nel registro degli indagati di De Luca + 2. Rapida fu la replica del governatore “ma quale istigazione a voto di scambio, qui siamo di fronte ad un reato di battuta”.
La richiesta di archiviazione del 4 luglio scorso, o meglio le motivazioni poste alla sua base, appaiono inverosimili, fantasiose ma anche suggestive. In sintesi il pm Buda sostiene che nel discorso di De Luca non è ravvisabile alcun elemento di possibile reato per due ordini di motivi: in primo luogo perché il referendum è stato vinto dal no ed in secondo luogo perché il modo inconsueto di parlare del governatore potrebbe avere indotto i sindaci (per paura di ripercussioni giudiziarie ???) a fare esattamente il contrario di quanto richiesto dallo stesso Vincenzo De Luca. Per queste ragioni il presunto reato sarebbe ridotto al semplice “reato di battuta” (proprio come disse De Luca nell’immediatezza dei fatti) che non è perseguibile per legge ma semmai non condivisibile sul piano morale.
Ma la ragione principale messa a base della richiesta di archiviazione, a mio modesto avviso, è il mancato effetto domino dell’ordine di far voti lanciato dal governatore; in pratica una sorta di effetto contrario, quasi come a dire che il governatore ha cominciato la discesa dall’alto verso il basso. E’ questo il vero segnale che promana dall’inattesa richiesta di archiviazione che suonerebbe, a questo punto, più come una condanna che come un’assoluzione.
Nel ribadire tutta la mia fiducia nell’operato della pm che con un ragionamento filosofico-politico-giudiziario è riuscita ad entrare negli aspetti più delicati della vicenda con grande classe e sicurezza, fino al punto di chiedere l’archiviazione della vicenda, non posso sottrarmi dal porre almeno due domande: 1) Perché nella richiesta si parla soltanto dei sindaci (aspetto politico) e non anche degli operatori delle cliniche private e dei laboratori di analisi (aspetto di eventuali pressioni e forzature) che erano presenti nell’hotel Ramada ?; 2) Perché la magistratura si offre al pubblico giudizio sempre con le classiche due facce della stessa medaglia ?.
Pensando a come la semplice supposizione del reato di “voto di scambio” qualche anno fa ha smantellato un’intera classe politica nazionale e locale, riesco a digerire con estrema fatica tutti i ragionamenti cavillosi pro De Luca (poteva non sapere, reato linguistico, reato di battuta, e così via) ai fini della sua costante archiviazione-assoluzione mentre vengono trascurate le eventuali accuse più serie (requisizione dei suoli per l’inceneritore – eventuali pressioni sugli operatori della sanità privata – selezione per le nomine apicali della sanità pubblica, ecc. ecc.). Così come riesco a digerire con estrema difficoltà le forzature di ogni regola democratica quando i magistrati si trovano a dover indagare personaggi politici del centro destra; il caso dell’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, è uno dei più classici esempi; ma prima di lui c’erano stati l’ex sindaco di Pagani Alberico Gambino e l’ex consigliere regionale Giovanni Baldi, per citarne soltanto alcuni