SALERNO – Esattamente un anno fa, tra luglio e agosto del 2016, ebbi modo di scrivere su una vicenda giudiziaria che aveva interessato il medico Raffaele Rotunno e che stava per travolgerlo. Allora, come ora, non conoscevo assolutamente il “noto cardiologo” Rotunno (qualche giorno fa c’è stata solo una conoscenza visiva e da lontano !!) ma furono sufficienti due elementi di giudizio per farmi schierare subito e senza tentennamenti dalla parte giusta, cioè di quella del medico che in tutto il Vallo di Diano, in tutta la Provincia e in buona parte del territorio nazionale era ed è ritenuto un cardiologo all’avanguardia: 1) Un post su FB di Angela D’Alto che tra i politici del Vallo è senza dubbio quella più istintiva e difficilmente pilotabile (FB a volte serve a qualcosa); 2) L’eccessiva risonanza data alla vicenda giudiziaria dalla stampa che, se non si schierò contro il medico, almeno non prese le sue difese attraverso un “esame obiettivo” della vicenda che ad occhio nudo appariva più come un atto dovuto da parte della Procura di Salerno che aveva in carico (p.m. Maria Chiara Minerva) il voluminoso carteggio. Non nascondo che da un anno a questa parte aspettavo l’occasione pubblica per poter incontrare e cominciare a conoscere più direttamente il cardiologo padulese; è accaduto domenica pomeriggio 2 luglio 2017 nella sala consiliare del Comune di Padula dove era in programma un incontro tecnico-scientifico su: 1) Il controllo della pressione e del colesterolo nella prevenzione delle cardiopatie; 2) La terapia del dolore nel paziente cardiopatico (Progetto “CARDIO PAIN”); 3) L’anziano cardiopatico e le malattie concomitanti. Un evento che, con il Patrocinio della Città di Padula, è stato organizzato dal Circolo Sociale Carlo Alberto 1886 presieduto dall’ottimo Felice Tierno, non chè dal Circolo Banca Monte Pruno, con il supporto della Banca Monte Pruno.
Non mi inoltro, ovviamente, per i difficili sentieri di una recensione tecnico-scientifica sull’ottima “lectio magistralis” (perché di questo si è trattato !!) dell’ottimo medico in quanto sarebbe riduttivo e farebbe scadere il fatto a semplice lezione cattedratica da parte di un personaggio che oltre ad essere un sicuro professionista è anche un ottimo comunicatore. Non mi inoltro neppure per le autostrade della facile cronaca trascrivendo l’elenco nominativo dei relatori e/o delle Autorità presenti; questo difficile mestiere lo lascio ad altri. Voglio, invece, incentrare la mia attenzione, piuttosto, sugli aspetti molto interessanti che attengono la “professione medica nell’ottica del giuramento di Ippocrate” che Rotunno ha tratteggiato e ridisegnato veramente alla grande incrociando quello che è il mio pensiero di sempre su questa intricata e inquietante materia.
Ma qual è la figura del medico sognata da Rotunno ? Non è facile rispondere anche perché bisognerebbe partire troppo da lontano e bisognerebbe occupare troppe pagine di un comune giornale. In sintesi va detto che la figura del medico si è, nei secoli, evoluta a volte in senso positivo ed a volte negativo. Nell’alto medio evo tenne banco la figura del “cerusico” che era un aborto professionale a metà strada tra il barbiere, i norcini e gli ambulanti ai quali la classe medica (fortemente impreparata e deresponsabilizzata) affidava i momenti più drammatici e cruenti dell’atto operatorio. Ma il cerusico nel tempo subì una forte evoluzione in positivo tanto da diventare il “medico complesso”, cioè quello che sapeva intervenire chirurgicamente e che non disdegnava l’esame complessivo del paziente cominciando da un esame visivo esterno fino all’analisi più attenta di ogni sintomo interno denunciato dal paziente stesso. Cioè la figura del medico si era elevata al punto da essere ritenuta altamente professionale e sicuramente rientrata nell’ottica del giuramento di Ippocrate che, nelle sue poche regole, prevede innanzitutto la vicinanza psicologica, assistenziale e umana del medico alle variegate ed a volte ingiustificate esternazioni del sofferente. In pratica la missione del medico è diversa da quella del funzionario di banca o del pubblico impiegato che possono trattare le loro pratiche catalogandole per numero e per materia; il medico deve sempre tenere conto di avere di fronte a lui una persona in carne ed ossa che non può essere licenziata con un timbro a secco o con la somministrazione di un medicinale o, peggio ancora, di un avvio verso la struttura ospedaliera più vicina.
Da qualche decennio a questa parte la situazione è regredita verso il peggio e il livello medio-professionale della classe medica si è pesantemente abbassato, innanzitutto perché sembrano essere troppi e poi perché la funzione primaria del “medico di base” (come giustamente ha detto Rotunno) si è totalmente distorta fino a portare questa categoria alla stregua di semplici impiegati postali (senza alcuna offesa per la categoria) pronti a timbrare le loro ricette che, nella maggior parte dei casi, vengono compilate sulla base delle richieste degli stessi pazienti. Contro tutto questo sta lottando da anni il dr. medico Raffaele Rotunno che si è speso, nella sua lunga declaratoria di domenica 2 luglio, nel tentativo di inviare un messaggio a tutti i medici, soprattutto quelli di base, per indurli a ritrovare la loro serenità professionale ed a rilanciare “l’arte medica” per restituirla al giuramento di Ippocrate.
Soltanto così, difatti, si potrà avere quello stretto connubio tra medici di base, specialisti, chirurghi e strutture ospedaliere che oggi manca nella maniera più assoluta; eppure sarebbe sufficiente avviare il paziente corredato da una scheda tecnico-scientifica per agevolare il lavoro sia degli specialisti che delle strutture ospedaliere pubbliche (come saggiamente suggerito da Rotunno). Tutto questo, però, non accade e tutta la responsabilità si riversa inesorabilmente sugli specialisti e sugli ospedali che sono chiamati ad un compito difficile.
Sempre secondo il medico cardiologo Rotunno, anche, se non soprattutto, per quanto riguarda il cuore (che è l’organo più delicato ma anche più curabile) per le cui terapie di trattamento sanitario non sempre vengono osservati i necessari protocolli indicati e previsti dalla Commissione Superiore della Sanità; e qui Raffaele Rotunno ha dato con molta naturalezza il meglio di se lasciandosi trasportare dal suo stesso linguaggio mediatico all’interno di un sogno che se da un lato lo ripaga di tutti i sacrifici, dall’altro lo porta a scontrarsi con la riottosità dell’ambiente medico non ancora aperto (come nell’alto medio evo !!) alle novità scientifiche e, soprattutto, alle teorie come quella del “medico complesso” che lo stesso Rotunno porta in giro per tutta Italia ed anche all’estero, riscuotendo applausi e consensi.
Ma cosa manca al sogno di Rotunno per affermarsi come pratica reale quotidiana ? Moltissimo, manca moltissimo, eppure è ad un passo dalla trasformazione in realtà; sarebbe sufficiente che tutti i medici seguissero, anche senza dargli il doveroso riconoscimento, i consigli semplici ma efficaci proposti dal medico cardiologo padulese Raffaele Rotunno. Un medico dall’alto profilo professionale che prima o poi spero di incontrare.