SANZA – Che il nostro sia un paese sicuramente ingabbiato in un imbuto di leggi, leggine, decreti e regolamenti che molto spesso si accavallano tra loro, nel migliore dei casi, ed altrettante volte si contraddicono tra loro, nel peggiore dei casi, è cosa ormai assodata; per scoprire questo non ci vuole il mio intervento perché la tragedia è sotto gli occhi di tutti. E non ci vuole certamente un giurista per accreditare questa o quella linea di pensiero, ognuno ha la sua (e questo è un’altra specificità tutta italiana !!). Non a caso veniamo additati come “il Bel Paese” da tutto il resto del mondo dove, nonostante molte storture, almeno le regole sembrano certe ed uguali per tutti.
Assistiamo, quindi, ad una proliferazione della legislazione che dovrebbe regolare la nostra vita associativa; legifera lo stato, legiferano i ministeri attraverso regolamenti accompagnatori che sono sempre tutto e il contrario di tutto, legifera la regione, fra poco legifereranno anche le provincie e i singoli comuni per annunciare davvero la fine di ogni sogno di certezza del diritto.
Il caso dell’adesione al Consac (profanazione dell’ATO – ambito territoriale ottimale) dei tre comuni valdianesi (Montesano sulla Marcellana, Buonabitacolo e Sanza) è quello che rende molto bene la situazione che stiamo vivendo, e non solo nell’intera provincia di Salerno.
A parte la difficoltà di districarsi nell’interpretazione letterale delle incalzanti sigle, la sensazione che si percepisce è quella che la politica, quando deve sistemare le centinaia di trombati alle varie elezioni e/o i tanti cosiddetti grandi elettori, riesce ad inventare organismi e sigle in un’orgia di potere senza limiti. Da destra a sinistra è uno sfavillio di incarichi, convenzioni e prebende.
Per il nostro caso, ad esempio, esiste un ATO provinciale (con tanto di CdA e Consiglio) che gestisce le varie profanazioni sul territorio (il Consac Gestioni Idriche spa, con tanto di CdA e Consiglio); una miriade di posti di potere (qualche volta anche senza rimborso, ma sempre potere è; anzi quello fatto gratis è il peggiore) che vengono contesi con fucile e baionetta in canna, altro che “aggratis”.
Ma questo non bastava, appena il governatore è giunto ai vertici regionali ha provveduto ad emanare la Legge Regionale n. 15 del 2 dicembre 2015 per partorire un altro mega organismo dal nome esotico “E.I.C.” (Ente Idrico Campano) con tanto di CdA e Consiglio e con promanazioni provinciali con nuovi CdA e Consigli; una legge che non solo impone a tutti i comuni (piccoli o grandi che siano) di aderire all’ EIC e di pagarne le spese, ma utile a fissare nuovi incredibili parametri. Anzi il governatore ha fatto le cose in grande ed ha inserito nella legge anche la distribuzione sul territorio con la seguente organizzazione: Ambito distrettuale Napoli – Ambito distrettuale sarnese/vesuviano – Ambito distrettuale Sele (che comprende solo 142 comuni della provincia di Salerno, due di Avellino e uno di Napoli) – Ambito distrettuale Caserta – Ambito distrettuale Calore Irpino come se non bastassero tutti quelli già esistenti; va da se che al governo di questa ragnatela sono stati chiamati tromboni e trombati ma tutti con una fetta di potere ben specifico e della quale devono dar conto e ragione in sede elettorale, e non solo.
Ma, per carità, è anche lecito pensare che in assenza di una specifica legislazione regionale in materia il governatore ha fatto bene a far emanare una legge ad hoc; rimane il dubbio che questa appare come una legge ad personam o meglio ad uso e consumo politico.
Il guaio è che dopo qualche giorno, esattamente il 28 dicembre 2015 interviene lo Stato con la legge n. 221 (dispositivi in materia ambientale per promuovere misure di green-economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali) che all’art. 62-4°c. testualmente recita: a) le gestioni del servizio idrico in forma autonoma nei comuni montani con popolazione inferiore a 1.000 abitanti già istituite ai sensi del comma 5 dell’articolo 148; b) le gestioni del servizio idrico in forma autonoma esistenti, nei comuni che presentano contestualmente le seguenti caratteristiche: approvvigionamento idrico da fonti qualitativamente pregiate; sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree naturali protette ovvero in siti individuati come beni paesaggistici ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42; utilizzo efficiente della risorsa e tutela del corpo idrico. Ai fini della salvaguardia delle gestioni in forma autonoma di cui alla lettera b), l’ente di governo d’ambito territorialmente competente provvede all’accertamento dell’esistenza dei predetti requisiti».
Praticamente viene in un sol colpo azzerato il diktat del governatore con la legge n. 15/2015 e viene concessa la possibilità ai Comuni con meno di 1.000 abitanti di gestire in forma autonoma il servizio idrico; ma c’è di più in quanto l’ultimo rigo della lettera b) del comma 4 della legge 221/2015 conferisce all’ente di governo d’ambito territorialmente competente l’accertamento dei requisiti che comunque il piccolo comune deve avere per accedere al servizio autonomo.
Immaginate la situazione di Sanza che, mi dicono (speriamo senza ulteriori bugie !!), ricadere in questa fascia di accesso al servizio autonomo; dovrà sottostare al fatto che l’ATO (la cui promanazione è il Consac) debba provvedere ad accertare il possesso dei requisiti. Ovviamente nessuno tiene conto che Sanza è tuttora in conflitto giudiziario con il Consac (e quindi indirettamente con l’ATO) e che molto probabilmente lo stesso dovrà fornire all’ATO le notizie utili all’accertamento del possesso dei requisiti di Sanza. Incredibile ma vero. Un groviglio inestricabile sull’onda di un maestoso conflitto d’interesse; tutto a vantaggio delle agguerrite schiere di avvocati difensori dell’una e dell’altra parte.
Ma c’è di più; nelle more di tutta questa discussione il Comune di Sanza retto da De Mieri non ha perso nemmeno un minuto per aderire all’EIC (il nuovo mostruoso Ente voluto dal governatore De Luca) senza abbozzare neppure un timido tentativo di resistenza che, nella fattispecie, avrebbe potuto ottenere anche un certo successo nel mettere a nudo le contraddizioni tra le due leggi (la regionale e la nazionale) in materia ambientale. Anzi paradossalmente, nella seduta consiliare del 31 marzo 2016, è stata l’opposizione a tenersi lontana dalla decisione palesemente contraddittoria; quella stessa opposizione che avrebbe avuto invece tutto l’interesse a rispettare una legge del governatore.
I misteri della politica ?, non rispondo per lasciare ai Voi lettori ogni considerazione in piena libertà anche perché proprio da oggi si apre l’ultima settimana prima del voto anche se non nascondo di avere apprezzato non poco la solidarietà espressami da Vittorio Esposito (candidato sindaco contro De Mieri) con una lettera al direttore di “Quasimezzogiorno.it” diretto dal collega Lorenzo Peluso; nel merito, però, mi riservo di fare alcune precisazioni.