SALERNO – E’ sempre difficile fare l’analisi di un voto, sia esso pubblico o privato, senza rischiare di cadere in pesanti contraddizioni. Chiarisco subito il termine “privato” utilizzato prima; secondo un magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno (non secondo il Berlusconi di turno !!) il voto delle primarie non essendo discendente da leggi precise è assimilabile ad un voto assolutamente privato nell’ambito del quale ogni distorsione, broglio o falsificazione sarebbe da ritenere un fatto increscioso ma, sicuramente, non perseguibile per legge. A meno che non si riesca a dimostrare che per arrivare a quel voto si siano falsificati i certificati elettorali con la complicità di qualche amministrazione comunale e per essa di qualche suo rappresentante. Soltanto in questo caso la mannaia della giustizia potrebbe abbattersi sul capo dei singoli responsabili. Questo è il tipo di indagini che, tuttora, è in pieno svolgimento nel Vallo di Diano sulle primarie 2012-2013 e sulle parlamentarie 2012, tutte interne al PD. Ma a questo delicato argomento, che è e rimane un fatto ad altissimo rischio per qualcuno, sicuramente dedicherò un prossimo approfondimento; per il momento intendo soffermarmi sulla stranezza del voto nelle ultime parlamentarie, un voto non dissimile dalle precedenti consultazioni.
Fatto questo necessario preambolo e prima di passare all’analisi del voto nel Vallo di Diano è necessario, per far capire meglio la stranezza del voto, prendere atto di un fatto importante portando ad esempio le città di Napoli e Salerno; è notorio che Salerno è la quarta parte di Napoli, ebbene a Salerno hanno votato più persone che a Napoli. La chiave del sistema politico di potere, se esiste un sistema, è tutta qui; è una chiave che consente lo spostamento di centinaia di migliaia di voti da una parte all’altra quasi come fosse un solo elettore ad esprimere la propria preferenza. Difatti se si vanno a riprendere i risultati delle primarie del 2012 e 2013 ci si renderà facilmente conto come, in provincia di Salerno prima Bersani e poi Renzi abbiano ottenuto le stesse percentuali di gradimento, percentuali che si sono spostate da Bersani a Renzi come su uno scacchiere strategico di una battaglia navale. E gli elettori ?
Gli elettori sicuramente possono anche essere ondivaghi nella valutazione, anno dopo anno, su chi indirizzare la loro preferenza, ma quando questi spostamenti raggiungono quote da esodo biblico qualche dubbio viene, o no !!
Ed arriviamo al Vallo di Diano ed al collegio Diano-Cilento per scoprire che “l’effetto Valiante” ha senza dubbio avuto una parte importante nella scelta che, almeno questa volta, gli elettori hanno privilegiato senza cadere sotto la scure del “sistema politico deluchiano” che nel Vallo di Diano è molto forte, anche per colpa di molti giovani che si muovono nel PD soltanto all’ombra del kaimano o dei suoi figli proconsoli del sistema sul territorio.
Oltre all’effetto Valiante c’è stato anche l’effetto novità dovuto alla presenza nella liste di Emiliano di una giovane rappresentante del partito, Angela D’Alto, che per certi versi poteva anche essere danneggiata dall’effetto Valiante e che, invece, la gente ha premiato sull’onda della sua dichiarata e gridata indipendenza mentale e partitica. Angela ha sicuramente aderito alla “mozione Emiliano” ma altrettanto sicuramente è rimasta abilmente fuori da ogni cartello locale ponendosi e proponendosi da sola, così com’è, al giudizio degli elettori che hanno capito che soltanto attraverso questi personaggi, liberi e indipendenti, può iniziare lo scardinamento di quell’odioso sistema politico e di potere. Quello di Angela D’Alto deve essere preso come un esempio in positivo anche perché l’atteggiamento di Angela non è strafottente, è semplicemente libero da ogni condizionamento; e verso questo atteggiamento i giovani aspiranti politici del Vallo dovrebbero indirizzare la loro attenzione. Se così non sarà il Vallo di Diano è destinato a rimanere terra di conquista dei De Luca ma anche dei Valiante e di tanti altri; e così non uscirà mai dalla sua triste posizione di subalternità che può far comodo soltanto ai vecchi e incartapecoriti politici che da trent’anni dominano la scena, sicuramente non è utile allo sviluppo ed alla crescita del territorio. La si può pensare come si vuole ma gli strani risultati del Vallo vanno anche letti in maniera diversa da come sono stati letti fino a questo momento; è indubbio che l’azione prorompente, decisa e credibile di Angela D’Alto se non ha smantellato ha certamente dato una scossa decisa ai tanti santuari storici del potere esistente nel comprensorio valdianese. Difatti ai 230 voti (pari al 93% circa) raccolti nella sua Monte San Giacomo la D’Alto ha aggiunto altri 773 voti conquistati in più realtà del territorio nel segno dell’inizio di un cambiamento di una tendenza che per decenni è rimasta ermeticamente bloccata sempre sui soliti noti nomi. Basta dare un’occhiata a cosa è accaduto a Padula (guerra tra Imparato e Alliegro), a Teggiano (solita guerra tra sindaco ed ex sindaco), a Casalbuono e nella stessa Sala Consilina per capire che non sempre quel “sistema politico di potere”, di cui prima, funziona perfettamente. Ma la cosa più sorprendente è che Angela D’Alto in questa piccola rivoluzione locale ha sgambettato e superato anche alcuni proconsoli di Valiante (eh ! si, anche lui ha un sistema di potere consolidato anche se meno imperioso di quello deluchiano) come a Teggiano, Montesano sulla Marcellana e San Pietro al Tanagro. Ma il caso più emblematico dello scardinamento del sistema è rappresentato da Casalbuono dove l’attivo sindaco Attilio Romano, che è stato capace di portare il 92,5% dei voti al bacino deluchiano, non è stato eletto e per sommare anche l’incarico di consigliere nazionale del PD (ai tanti che ha già !!) dovrà, forse, ricorrere ai resti regionali.
Per il momento, quindi, nell’Assemblea Nazionale del PD per il collegio Cilento-Vallo di Diano, siederanno sicuramente Franco Alfieri e Anna Petrone per la mozione Renzi e Angela D’Alto per quella di Emiliano. Una bella ed appagante soddisfazione che va tutta esclusivamente ascritta alla validità della proposta personale con cui la D’Alto ha saputo presentarsi agli elettori, al di fuori ed al di sopra di qualsiasi squallido calcolo elettoralistico e di potere.