Il ricordo di Giovanni Maria di Lieto
È scomparso il 9 aprile il Professore Giorgio Bàrberi Squarotti. Ha concluso il percorso di vita con la pronuncia alta e serena della sua voce di uomo e di studioso. Una vita tra stile e umanità, “l’esperienza spirituale come fondamento dell’esperienza di stile”. Secondo la lezione del suo maestro, Giovanni Getto, di cui ereditò la cattedra di Letteratura italiana.
Era nato a Torino il 14 settembre 1929; laureato in letteratura italiana con Giovanni Getto con una tesi su Giordano Bruno scrittore; ordinario di Letteratura italiana dal 1967 al 1999 presso l’Università di Torino, facoltà di lettere e filosofia; autore di numerosi libri di critica, si era occupato di scrittori da Dante al Boccaccio, dal Machiavelli all’Ariosto, dal Tasso al Marino, dal Parini al Manzoni, dal Pascoli a D’Annunzio, da Montale a Sbarbaro, da Gozzano a Pavese, da Fenoglio al Verga; e anche molte sono le raccolte di versi. È stato il responsabile scientifico del Grande Dizionario della Lingua Italiana della Utet.
Fra gli autori contemporanei, si è più volte occupato della poesia di mio padre Giannino di Lieto, scomparso nel 2006. A partire dalla prefazione a “Punto di inquieto arancione” (Vallecchi, 1972), per finire con il considerevole e fondamentale saggio pubblicato prima in Giannino di Lieto – “Atti del Convegno” (Anterem Edizioni, 2008) e poi, con alcune modifiche, in Giannino di Lieto – “Opere” (Interlinea Edizioni, 2010).
Il ricordo va immediato a quelle splendide giornate trascorse assieme a Giorgio, a maggio del 2007 e del 2008, in occasione dei convegni di studi tenutisi a Minori, in costiera amalfitana, per ricordare mio padre Giannino e la sua poesia. Giornate fervide, vissute con gioia, serenità, speranza.
Del Professore Bàrberi Squarotti e della sua autorevolezza avevo sentito parlare spesso a casa da mio padre, che aveva tenuto con lui un intenso confronto “aperto” sulla poesia, sulla scrittura della poesia, sulla ricerca poetica durato decenni.
La sorpresa è stata nel conoscerlo personalmente qui, nel mio paese, a Minori: un uomo con vasta umanità, premuroso, sensibile, dialogante.
Ne è nato un rapporto affettuoso e di amicizia, un fitto scambio epistolare, durato fino ad oggi, del quale sono lusingato.
Piangiamo la scomparsa di uno dei massimi studiosi del ‘900, un maestro, una persona umile, un galantuomo.
“Tutto quanto abbiamo amato intorno a noi non cesserà mai di esistere”.
Giorgio, ti abbiamo voluto bene.