«La vera sfida per le Bcc è rimanere piccole»

 

La redazione

 

 

AQUARA – Sulla situazione del Credito Cooperativo in Campania è intervenuto il direttore generale della Bcc di Aquara, Antonio Marino, che è un veterano del credito in virtù della sua quarantennale esperienza al servizio della Bcc di Aquara. «In Campania vi sono adesso solo 15 Bcc. Quando nacque la Bcc di Aquara, nel 1977, si contavano in Campania 40 casse rurali ed artigiane poi, nel 1993, divenute banche di credito cooperativo. Anche oggi sono in atto ulteriori processi di fusione per cui il numero delle Bcc potrebbe ancora ridursi,ma questo non significa che diminuisce l’ammontare dei mezzi amministrati globali. L’anno 2016 è stato un anno molto delicato, che si riflette negativamente sui bilanci della banche. La crisi – sottolinea Marino– continua a mordere. Da

fonti ancora non definitive da parte della nostra Federazione regionale, il 2016 si è chiuso in perdita per 6 Bcc mentre 9 (erano 13 nel 2015) Bcc chiuderanno con un utile d’esercizio. La Bcc di Aquara è tra le 9 che hanno prodotto utile avendo chiuso il bilancio con un utile netto di euro 2.611.000».

L’entrata in vigore della riforma delle Bcc porterà giovamento a questa situazione?

Siamo in una fase in cui si sono costituiti due Gruppi Bancari Cooperativi. Le Bcc stanno aderendo ad uno dei due gruppi. La decisione va assunta in seno alle assemblee dei Soci che si terranno entro il prossimo 30 aprile. In Campania 3 Bcc hanno aderito al Gruppo Trentino e 12 Bcc al Gruppo Iccrea. Al Gruppo Trentino hanno aderito le Bcc di Aquara, Monte Pruno di Roscigno e Flumeri. La Bcc di Aquara, pur avendo nel tempo sempre sottoscritto gli aumenti di capitale di Iccrea, ha anche lavorato con Cassa Centrale Banca e utilizzato da moltissimi anni il sistema informatico di Trento. Il progetto di Cassa Centrale ci convince e conosciamo personalmente le persone che lo stanno portando avanti ed abbiamo la massima fiducia in loro.

Cosa vi preoccupa di più di questa riforma?

Le Bcc si dividono in due categorie: quelle piccole e quelle che non hanno ancora capito di esserlo. Noi siamo fondamentali per parlare con il negoziante, con l’artigiano, con le famiglie. Dobbiamo restare piccoli, soprattutto nella dimensione culturale, dobbiamo sempre avere nostalgia per la vecchia cassa rurale dove il mutuo lo davamo sulla fiducia, conoscendo la storia del singolo e della famiglia. Oggi si parla solo di fusioni, di chiusura degli sportelli meno redditizi, di grandi gruppi, di banche che annullano storie secolari, di accorpamenti, di grossi numeri. Questa riforma ci cambierà il Dna. Ci omologherà alle altre grosse banche, le quali non aspettano altro per fare di tutti noi un solo boccone.

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