NAPOLI / PADULA – Le parole del Gip del Tribunale di Napoli, Federica Colucci, dopo l’emissione dell’ordinanza cautelare richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia eseguita dal Nucleo della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza del capoluogo campano, diretto dal colonnello Giovanni Salerno, che ha prodotto ben 69 arresti, affermano che “il sistema e le gare scoperte costituiscono solo la punta dell’iceberg” , e lasciano pensare che l’ondata di arresti potrebbe travolgere altri personaggi del mondo politico/amministrativo e scientifico campano con accuse di corruzione, turbativa d’asta e concorso esterno in associazione mafiosa per appalti pubblici in varie province e, quindi, con pericolosissime nuove iniziative investigative anche nei vari siti museali regionali.
Tra gli arresti eccellenti politici troviamo quello di Pasquale Sommese, ex assessore al Turismo e ai Beni Culturali della Regione Campania con la giunta Caldoro e consigliere regionale in carica in quota NCD, che gestiva i finanziamenti regionali secondo esigenze di natura economica ed elettorale, e quello dell’ex sindaco di Pompei, Claudio D’Alessio, e dell’ex sindaco di San Giorgio a Cremano , Domenico Giorgiano.
Tra i funzionari pubblici spicca il nome di Adele Campanelli, fino a questo momento soprintendente archeologico della Campania e dell’area flegrea. Soffermandoci su quest’ultima , il Gip le contesta il reato di concorso in turbativa d’asta poiché il “sistema” era a conoscenza degli atti progettuali prima che i progetti fossero banditi, indicando anche nominativi per la partecipazione alla gara. Tutto questo, che assume una veste molto grave dal punto di vista penale, lascia presupporre (stando alle pochissime notizie fuoriuscite dalla fitta rete del riserbo investigativo) che l’inchiesta della DDA di Napoli potrebbe allargarsi a macchia d’olio anche su tutti i siti museali che negli ultimi tempi hanno goduto di appalti milionari. Perché ? Semplicemente perché se davvero esiste “un sistema” dovrà essere accertato se questo sistema si è fermato alle province di Napoli e Caserta oppure ha interessato anche quelle di Benevento (dove sarebbe stata già individuato qualcosa di illecito !!), Avellino e Salerno.
Oltretutto va detto che alcune delle gare d’appalto oggetto delle indagini sono proprio quelle relative ai beni culturali, tra cui il restauro della Torre Civica e il parco archeologico a Cerreto Sannita (BN), la realizzazione del nuovo museo archeologico nella Mostra d’Oltremare e la progettazione del museo archeologico di Alife, ma anche lavori comunali come la realizzazione della condotta idrica a Casapulla ed i lavori di ristrutturazione di una scuola di Cicciano.
La cupola degli affari, di cui facevano parte anche imprenditori e professori universitari, permetteva (sempre secondo gli investigatori) di far aggiudicare senza intoppi appalti ad imprese di costruzioni affiliate alla camorra, addirittura le intercettazioni dopo le elezioni regionali confermerebbero il sodalizio tra la criminalità e la politica evidenziando la capacità del sistema di avere a disposizione la manovalanza politica della maggioranza di turno.
Oggi (16.03.17) a Roma il comandante generale Giorgio Toschi, della Guardia di Finanza, alla presenza del ministro Giancarlo Padoan ha presentato il rapporto annuale da cui si evince che nel 2016 sono stati scoperti appalti pubblici irregolari per 3,4 miliardi di euro, il triplo rispetto al 2015. I numeri del rapporto dicono che la GdF ha sequestrato beni mobili e immobili per 780 milioni di euro ed alla mafia beni per 2,6 miliardi di euro. Le indagini hanno scovato più di 19 mila lavoratori irregolari. Numeri eclatanti che viste le indagini in corso potrebbero aumentare, come dicevamo, a macchia d’olio.
Alla luce di quanto accaduto e visto il largo giro d’affari interessato dal sistema, anche la Certosa di San Lorenzo a Padula potrebbe essere oggetto di indagine da parte dell’Antimafia partenopea come parte dell’iceberg citato dal giudice Federica Colucci, in virtù dei lavori continui che l’hanno interessata dagli anni ottanta ad oggi; ed anche di quelli previsti nell’immediato futuro. Infatti il finanziamento che è stato annunciato a settembre scorso parla di otto milioni di euro messi a disposizione dal Cipe – Mezzogiorno per la Cultura, e che saranno destinati principalmente per interventi strutturali – come dichiarato alla stampa dalla direttrice del monumento Emilia Alfinito. Una cifra fino ad ora mai stanziata per la Certosa, somme che potrebbero suscitare l’interesse di tanti, professionisti, politici e imprese vicine ai clan malavitosi.
Per diritto di cronaca e dovere civico su questo avremo modo di approfondire già dalla pubblicazione del bando per la messa a gara dei lavori pubblici, affinché il tutto si svolga in modo trasparente e nell’esclusivo beneficio della Certosa.