ANGELLARA HOME: incombe lo spettro della speculazione !! e Moretti ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Ho lasciato per questo approfondimento lo stesso titolo già utilizzato in data 25 luglio 2012 per paventare un qualcosa di veramente molto brutto che, sembra, si sia puntualmente concretizzato verso la fine del mese di febbraio 2017, cinque anni dopo. Nel luglio del 2012, a qualche ora di distanza dalla emanazione della sentenza di primo grado l’arcivescovo emerito Mons. Gerardo Pierro registrò su You Tube una lunga dichiarazione che subito andò a ruba su tutti i social. Mons. Pierro pose il problema del destino della struttura del Villaggio San Giuseppe e dell’Angellara Home; e lo fece con parole che non lasciavano scampo a nessuno, in primis all’attuale arcivescovo Mons. Luigi Moretti. In pratica Pierro chiedeva a tutti quale potesse essere il destino di tutto quel patrimonio che era stato creato per servire la comunità e che rischiava di diventare un centro di speculazione privata. Ma ecco cosa scrivevo nel luglio del 2012: “Le parole che devono far riflettere sono quelle pronunciate in merito ai dubbi sulla veloce concessione di tutti i permessi per la realizzazione del Porto Marina d’Arechi così vistosamente vicino all’Angellara Home ed alla colonia San Giuseppe, proprio mentre l’Angellara Home veniva posto sotto sequestro giudiziario”. Insomma se due più due fa sempre quattro le parole di don Gerardo non sono altro che un invito alla riflessione. Non ho pensato, non penso e  non penserò mai ad una “combine tra magistrati, comune di Salerno e imprenditori” in favore di una lobbie che tende a mettere le mani sul complesso edilizio (Villaggio San Giuseppe, spiaggia, Angellara Home, Istituto scolastico, parcheggi, ecc.) nell’ottica di una grande speculazione economico-imprenditoriale-turistica per consentire agli investitori privati … di accaparrarsi tutto il complesso a basso costo e rilanciarlo sul piano turistico ad altissimo livello. Le parole di Pierro, però, lanciano strali al curaro contro la musica inquietante, aggressiva e affaristica che spesso abbiamo visto verificarsi in passato”. Questo si chiedeva e chiedeva, a gran voce sulle frequenze di You Tube, l’arcivescovo emerito Pierro; sono passati quasi cinque anni da quello sfogo televisivo ed ecco l’inquietante notizia: “Tutto il complesso di proprietà della Curia sarebbe finito nelle mani dei privati, anche l’istituto scolastico che per decenni è stato onore e vanto della chiesa salernitana”. Insomma sarebbe accaduto proprio ciò che Pierro temeva ed annunciava come una cosa gravissima, cioè l’eventuale vendita o anche la semplice concessione del complesso per fini diversi da quelli ispirati da Mon. Demetrio Moscato che era stato il fautore della realizzazione del primo lotto del Villaggio San Giuseppe su terreni di proprietà della curia. Per decenni difatti il complesso è stato utilizzato sempre in favore della comunità ecclesiale e civile e mai a fini speculativi, arrivando ad occupare anche una quarantina di dipendenti tra custodi, amministrativi, bidelli e docenti. La notizia della eventuale “cessione in comodato d’uso a pagamento” del complesso ha scaraventato in fibrillazione anche i quaranta dipendenti, alcuni dei quali già vedono a rischio il loro posto di lavoro semmai non dovessero rientrare nel piano industriale del gruppo che avrebbe rilevato l’intero complesso.  Eppure Mons. Pierro, nel 2012, aveva anche suggerito la soluzione chiedendo a Mons. Moretti di decretare il vincolo come “bene inialenabile della chiesa salernitana” di tutta l’area e delle sue strutture. Questo per evitare che finisse nelle mani di chi di quello spirito ispiratore se ne fa un baffo; tanto è vero che molte voci fuoriescono dalla stretta maglia del riserbo e già ci sarebbero state segnalazioni per un mega party inaugurale tenutosi il 18 dicembre 2016 nel corso del quale una gentile signora si sarebbe esibita anche a seno nudo per il piacere dei convenuti. Se vero è da considerare un atto esecrabile se consideriamo che quella struttura era nata per ben altri fini e non per la delizia di donnaioli impenitenti. A questo punto verrebbe  da chiedersi come mai ci sia stato un processo (le cui battute sono ancora in cassazione e presso la corte dei conti) soltanto perché gli inquirenti, tra l’altro, pensavano ad un utilizzo “profit” della struttura alberghiera e adesso si consente addirittura la gestione privatistica ed affaristica con dissacranti party al nude-look. Come dire che la giustizia “addò ver e addò ceca”. E’ assurdo che di fronte a queste palesi alterazioni della storia e della destinazione sociale di certi luoghi nessuno dica niente e tutto faccia brodo. Qualcuno mi ha chiesto “dov’è adesso il pm Roberto Penna” che fu tanto solerte nel portare avanti la devastante inchiesta contro Mons. Gerardo Pierro e Don Comincio Lanzara. Non ho saputo rispondere.

 

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