Bcc Aquara: il credito cooperativo secondo Marino

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Una recente intervista rilasciata da Antonio Marino, direttore generale della Bcc Aquara, mi ha indotto a questo approfondimento per esprimere meglio alcune riflessioni in un mondo e in un settore, quello del credito, che conosco pochissimo ma che essendo all’ordine del giorno non può sfuggire all’attenzione della gente comune e, soprattutto, della stampa.

            La prima cosa che mi ha colpito, analizzando l’intervista apparsa su La Città del 3 marzo scorso, è stata l’esibizione di sicurezza da parte del d.g. nel fornire risposte complete accompagnate dal pensiero personale sullo stato del credito cooperativo che, per alcuni aspetti, sconvolge e capovolge quello che è stato il pensare comune di questi ultimi anni.

            Negli ultimi anni la “mission”, che aveva portato nell’800 alla nascita delle “banche di credito cooperativo”, sembrava essersi trasformata in una sorta di corsa da parte dei vari istituti per diventare sempre più grandi e parificarsi alle banche normali che in genere manipolano il credito in maniera sempre e soltanto favorevole alla stessa banca, mantenendo un controllo stretto sull’economia e non favorendola in base al principio di “prossimità e solidarietà” che avrebbe dovuto significativamente contraddistinguere l’azione delle banche di credito cooperativo. E’ vero che queste ultime sono nate ancor prima della seconda rivoluzione industriale quando la storia, attraverso svariate stagioni plutocratiche, registrava il potere della politica sotto lo stretto cntrollo dell’economia, anche se quest’ultima rimaneva apparentemente fuori da ogni centro decisionale; ma è altrettanto vero che oggi, in piena terza rivoluzione industriale, è l’economia che è scesa in campo direttamente per condizionare tutto e tutti; e per farlo ha bisogno di grandi concentrazioni.

            In questo passaggio epocale il ruolo delle banche di credito cooperativo ritorna, come d’incanto, ad essere ancor più importante di prima perchè dovrebbe costituire il collante tra la grande economia che va sempre più arroccandosi in “centrali decisionali uniche” e la piccola economia che ha bisogno, invece, di sganciarsi dal potere centrale per meglio spalmare il credito sul territorio sulla base delle esigenze locali con la garanzia che attraverso la loro sopravvivenza si rafforza anche il credito globale gestito, giustamente, dalle grandi banche.

            Per questa serie di motivi il d.g. Antonio Marino ha perfettamente ragione quando lamenta una certa concentrazione del potere economico soltanto nelle mani della “multinazionale Iccrea”, una concentrazione voluta anche dal “governo politico” del Paese che, come sempre, va contro corrente e soggiace alla richieste dei poteri forti dell’economia e della finanza. Difatti negli U.S.A., dopo il default della Lehman Brothers, quando il 15 settembre 2008, dichiarava la bancarotta avviando una crisi mondiale senza precedenti, è accaduto il contrario di quanto succede oggi in Italia. Da quel momento il governo politico degli USA è intervenuto direttamente per sciogliere le grandi concentrazioni di capitali in favore delle piccole e medie aziende bancarie impegnando anche capitali governativo-federali. Qui da noi le banche vengono salvate ma nel nome della grande concentrazione.

            Nella nostra realtà provinciale soltanto due bcc (Aquara e Monte Pruno) hanno scelto la via del decentramento prediligendo il gruppo del Trentino anziché quello dell’Iccrea nell’ottica di un “non assoggettamento” tout court alla politica nazionale e locale ma anche alla “grande economia globalizzante” (ma di questo scriverò prossimamente).

            Ma la novità più eclatante che viene fuori dall’intervista di Antonio Marino è quella relativa all’offerta ed alla richiesta del credito; insomma secondo Marino ci sarebbe più offerta che richiesta, un principio che sconvolge il ruolo dalle banche di prossimità; solo ridando ad esse la vicinanza alle esigenze del territorio (che sembrava essersi affievolita nell’ottica di quella corsa delle stesse banche di prossimità verso la concentrazione dei capitali e l’abbandono della via maestra della mission fondativa delle “BCC”) sarà possibile restituire alle BCC il giusto ruolo economico e sociale..

            Ma perché c’è più offerta e minore richiesta ?

            Il d.g. Antonio Marino non lo dice esplicitamente ma, a ben scandagliare le sue parole, lo fa intuire attraverso un discorso di credibilità che dovrebbe sempre caratterizzare le BCC che, pur guardando alla propria solidità economica, dovrebbero tener conto di non essere soltanto degli accumulatori seriali di raccolta economica per dimostrare la loro apertura sociale verso il territorio. Soltanto così le piccole e medie aziende sane, ma anche il cittadino normale, potranno essere convinti a ritornare con fiducia a bussare alle porte delle BCC per la richiesta di credito e non soltanto per depositare.

            Un equilibrio che si può raggiungere in tanti modi, tra questi anche la comunicazione ha la sua importanza decisiva; una buona comunicazione dà fiducia e consente sempre scelte più convinte e meno laboriose.

            Ma c’è un altro elemento importante per la riacquisizione della fiducia da parte degli investitori, ed è quello che persegue la Bcc Aquara. In pratica quest’ultima lo sta già mettendo in pratica con l’apertura di due nuove sedi a San Gregorio Magno ed a Pontecagnano.

            Perché ?, perché la scelta di queste due sedi è abbastanza stridente con il principio della raccolta (di cui dicevo prima) e guarda all’espansione reale della banca sul territorio; sicuramente la nuova sede di Pontecagnano, inserita nel bel mezzo di una realtà economico-imprenditoriale, consentirà una cospicua raccolta; ed altrettanto sicuramente la nuova sede di San Gregorio Magno, per come si evidenzia la situazione sociale-politico-economica locale, non potrà mai garantire la raccolta di Pontecagnano ma offrirà alla BCC la possibilità di presentarsi su un mercato senza rischiare di essere tacciata come una banca che raccoglie soltanto.

            L’innovazione portata avanti dal d.g. Antonio Marino è proprio questa: legare la banca al territorio per offrire, innanzitutto, i servizi utili affinchè sia proprio lo stesso territorio a spingere la banca verso traguardi sempre più alti.

            Nei prossimi approfondimenti cercherò anche di entrare nella solidità delle Bcc esistenti sul nostro territorio provinciale per parlare anche delle fusioni in corso.

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