Aldo Bianchini
SCAFATI – Chi è, o meglio cosa è, Immacolata Di Saia ? E’ questa la domanda che corre di bocca in bocca nelle strade e sui marciapiedi di Scafati, il Comune salernitano recentemente sciolto per infiltrazioni camorristiche (come se nell’agro fosse una novità !!). Ha provato a dare una risposta Adriano Falanga su “Le cronache del salernitano” con un articolo a tutta pagina titolato: “Di Saia ? Highlander e croce del Comune”. Un articolo ben fatto, non c’è che dire, ed anche in buona parte condivisibile; Falanga descrive dettagliatamente il personaggio di che trattasi e lo fa tenendo ferma una giusta distanza, anche emotiva, rispetto ai fatti narrati. Mi ha impressionato l’accostamento della dottoressa Di Saia al “karma”, un termine a doppio effetto; da un lato potrebbe apparire come un essere diabolico abituato a trame e compromessi, dall’altro come un personaggio nettamente al di sopra della media del quoziente intellettivo della gente normale. Solo così si spiegherebbe l’alone di immortalità che Falanga le assegna. Ma karma in effetti cosa vuol dire”: “Karma è una parola sanscrita che può essere tradotta semplicisticamente come “agire”. In tal senso “azione” è quella indicata nelle filosofie orientali come azione spinta dalla volontà in relazione al principio di causa ed effetto, vincolando gli esseri dotati di intelligenza e capaci di provare emozioni e sensazioni, al Samsāra ovvero al ciclo di vita, morte e rinascita. Il Karma è un concetto centrale nell’Induismo, nel Buddhismo e in altre religioni. Verso il XIX secolo cominciò a diffondersi in occidente sotto la spinta della società Teosofica e attualmente riveste un importanza centrale in numerose discipline New Age. Nella religione Induista il Karma si riferisce sia all’attività come agire in senso stretto sia a tutte le conseguenze derivate dalle azioni che un individuo ha compiuto nel corso delle vite passate””. Io personalmente, anche non conoscendo direttamente la segretaria generale del Comune di Scafati, propenderei verso una spiegazione più accettabile; la Di Saia non è il diavolo in gonnella odiato da tutti quelli che ne vogliono contrastare il suo iter professionale-amministrativo, è una professionista molto seria e molto ben preparata; una persona che da sola riesce a risolvere anche le questioni amministrative più intricate ed anche rischiose rispetto ai profili di responsabilità penale che ne possono derivare. In definitiva la dottoressa Di Saia è una che decide affrontando spesso i naturali rischi legati all’essere decisionista. Ed in una platea di gente, consiglieri comunali, assessori, amministratori, funzionari e semplici dipendenti, che per decidere ci mettono semmai una vita (sempre che alla fine decidano !!) ecco che la segretaria appare come un’aquila pronta ad afferrare con i suoi artigli tutte le titubanze ma anche tutte le distorsioni e/o sospetti verso cui è portato chi è impreparato in materia amministrativa strettamente legata alla gestione della cosa pubblica. Da decenni non si fa altro che andare alla ricerca di persone che sappiano decidere e cosa decidere, quando la troviamo non riusciamo mai a sfruttare il meglio di queste persone, anzi immediatamente alziamo delle barriere insormontabili soprattutto quando ci rendiamo conto che il suo decisionismo potrebbe compromettere la nostra azione politica, fatta di tantissimi compromessi da sviluppare con la gente e l’elettore medio ignaro di tutto quello che avviene alle sue spalle. Poi, diciamocela tutta, chi è bravo e si muove in un branco di incompetenti (lo dico in senso generale) cerca sempre di affermare la sua bravura anche a costo di contrastare e zittire la controparte. Immacolata Di Saia è un ottimo “servitore dello stato”, è stata utilizzata da tutti (prefetti, vice prefetti, commissari, commissioni di accesso, sindaci, ecc.) e per tutti è stata superbamente efficiente. Una sola macchia sul suo cammino amministrativo, quella di essere stata negli ultimi anni sempre a contatto con politici, amministratori e amministrazioni del centro destra; e per questo è caduta spesso nelle insidiose trappole delle inchieste giudiziarie che, comunque, fino a questo momento non l’hanno ancora intaccata. Se si fosse trovata nella condizione di “servire” la sinistra probabilmente sarebbe su tutti gli scudi come la migliore segretaria comunale esistente almeno nella Regione Campania. Nel raccontare l’inchiesta giudiziaria su Scafati ho fatto spesso il parallelo con l’inchiesta “Linea d’ombra” che ha attanagliato Pagani per alcuni anni; anche lì si arrivò allo scioglimento dell’amministrazione su specifica relazione della Commissione di Accesso (quanto sono inutili le commissioni di accesso ?, lo vedremo nella prossima puntata) ed anche lì si cercò di coinvolgere nella vicenda giudiziaria la segretaria generale dottoressa Ivana Perongini, tosta e preparatissima. Quest’ultima fu addirittura accusata di “subornazione” in danno della funzionaria del Comune dottoressa Leonilda Bonaduce. In pratica a Pagani si cercò, attraverso il concetto della subornazione, di far passare la segretaria generale come “il diavolo in gonnella” capace di coprire il cosiddetto “Sistema Pagani” con la forza del ricatto nei confronti di dirigenti, funzionari e impiegati. Ovviamente tutto finì a tarallucci e vino e la Perongini fu assolta con formula piena; ma l’accusa tenne banco per diversi mesi e si infilò anche nel processo “Linea d’ombra” a carico di Alberico Gambino e di altri amministratori chiamati alla sbarra insieme ad alcuni camorristi. Poco prima scrivevo che la macchia della Di Saia è rappresentata dal fatto che ha servito sempre amministrazioni di centro destra; e non l’ho scritto a caso. A Salerno, difatti, esiste un caso clamoroso che spiega le mie affermazioni anche dal punto di vista della scelta che un sindaco fa del suo principale collaboratore; ma per questo vi do appuntamento alla prossima puntata.