SALERNO – NO, non sono una cassandra; ma il punto di domanda al titolo di questo articolo l’ho dovuto inserire più per ragioni scaramantiche che per mera convinzione di una meta ancora lontana. Di fatto la meta per lontana è lontana, e non solo perché mancheranno alcuni anni per poter salutare un “palazzo di giustizia” ricompreso in un unico grande comparto edilizio così come accade in tantissime realtà anche italiane. Inutile a questo punto sfoderare “il senno di poi” e dire che se la cittadella fosse stata edificata nella zona dove è ubicata quella finanziaria avremmo avuto già da molto tempo la tanto sospirata struttura giudiziaria bella e funzionante e con tanti parcheggi, cosa questa che sicuramente saranno deficitari nella realtà che si sta aprendo alla società civile. L’annuncio, clamoroso più per il coraggio dimostrato che per essenza del problema, è venuto dalla voce ferma e stentorea della dottoressa Iside Russo, magistrato di lungo corso e Presidente della Corte di Appello di Salerno, in apertura della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario per il 2017. “”In questa sede importante mi assumo la responsabilità di affermare che, grazie ad un lavoro costante, direi quasi quotidiano, che ha visto impegnati la sottoscritta, il Procuratore Generale, il Presidente del Tribunale ed il Procuratore della Repubblica di Salerno, Dirigenti e Funzionari amministrativi, nonché Personale tecnico del Ministero e del Provveditorato alle OO.PP. ma anche del Comune, e che ha registrato nelle riunioni della Conferenza permanente la presenza importante e simbolica dell’Avvocatura; grazie a questo lavoro “di squadra”, paziente e sinergico, nei prossimi mesi la 3^ sezione civile del Tribunale di Salerno (che tratta la materia fallimentare e delle esecuzioni immobiliari e mobiliari) si trasferirà alla Cittadella giudiziaria””. Le ultime parole famose ? Non credo affatto, alla fine ce la faremo e penso che presto il trasferimento inizierà sul serio anche se la Presidente Russo ha preferito non fissare date e/o scadenza; un gesto di grande scaramanzia, tutto qui. Ha preferito, invece, chiarire che gli ultimi dodici mesi sono stati intensissimi dal punto di vista autorizzativo, lavorativo e organizzativo con la discesa in campo delle migliori energie a livello locale e nazionale. Si spera così di recuperare, subito, la bella cifra di € 226.982,02 che lo Stato paga per la locazione dei locali in Via Papio; una cifra che se moltiplicata per gli anni di ritardo avrebbe potuto coprire ampiamente tutti i ritardi nelle erogazioni dei fondi necessari alla costruzione della cittadella. Un rimpianto molto forte se pensiamo che la cittadella poteva essere inaugurata già nei primi anni ’90 se non fosse stato per quelle inchieste giudiziarie travolgenti e finite nel nulla. Ma queste storie appartengono al passato, ora bisogna pensare al futuro e il futuro è già presente nell’edizione libraria di quest’anno della “relazione sull’amministrazione della giustizia nel distretto della Corte di Appello di Salerno”; una pubblicazione curata nei minimi dettagli per aprire una finestra sul futuro. Pensate un pò, fino all’anno scorso le pubblicazioni delle relazioni erano contenute in libretti paludati e di colore bianco con scritta in nero-grassetto sulla copertina. Quest’anno, invece, è arrivata la mano di una donna, forte e decisa (parlo della Presidente Russo) ma anche aperta alle novità, a dare la spallata giusta ed eccoci con la relazione annuale racchiusa in una splendida pubblicazione che in copertina e contropertina fa bella mostra di se con la foto (molto professionale di Michele Calocero) della nuova cittadella giudiziaria che l’ottima foto ci presenta sotto altri occhi quella che può sembrare una struttura monolitica e senza profili architettonici di grosso spessore; addirittura sulla contro copertina è stata anche inserita, con un sapiente lavoro di maquillage, l’obelisco della giustizia mai tanto valorizzato e che solo se accostato alla cittadella riprende il, suo naturale splendore. Complimenti sinceri alla dottoressa Iside Russo, anche perché l’immagine raffigurata sulla pubblicazione rende più morbida, accattivante e sicuramente meno scostante l’immagine complessiva della giustizia.