LAS VEGAS / SALERNO – Perché i cervelli nostrani devono andare all’estero, e soprattutto in America, per emergere e balzare all’attenzione nazionale e mondiale ? Non è assolutamente facile rispondere ad una domanda che, ormai da tanti decenni, attraversa trasversalmente il nostro Paese che a parere di molti non riesce a far crescere e tutelare la ricerca. Parlo, ovviamente, della ricerca in generale, un pianeta che va da quella sanitaria e scientifica a quella tecnologica e industriale; ma parlo anche di quella micro, media e maxi imprenditoria costretta a sacrifici inenarrabili in Paesi stranieri pur di portare avanti un proprio possibile progetto industriale e commerciale. Assistiamo da anni a continui dibattiti politici e televisivi su questa carenza delle istituzioni nella tutela della ricerca ed anche della specifica imprenditoria giovanile, ma niente viene realmente messo in atto per recuperare questo gap che ci fa sprofondare verso il basso nelle classifiche mondiali per quanto riguarda il nostro Paese, ma che ci pone all’attenzione internazionale per la capacità e la professionalità che i “cervelli in uscita” portano verso lidi esteri sicuramente più accoglienti. Tutto questo potrebbe spiegarlo, e spiegarcelo, il giovane ingegnere elettronico Ciro Formisano che era partito da Sassano (suo paese di nascita in provincia di Salerno) per approdare a Napoli dove presso l’Università Federico II aveva conseguito la laurea a pieni voti, da Napoli a Roma il viaggio era stato breve e gli studi di ricerca in materia di “risparmio energetico” arrivarono quasi in modo naturale perché il giovane ingegnere incominciò a fondare le sue ricerche (portate avanti con altri tecnici) sulle proprie risorse personali scaturite dai primi brevetti registrati. Ma la ricerca si sa non conosce limiti e/o confini e Ciro incominciò a fantasticare la possibilità di studiare e presentare un suo progetto addirittura alla NASA (l’agenzia aereo spaziale americana) alla quale propose di installare a bordo di uno shuttle un piccolo strumento capace di ridimensionare i costi energetici e di consentire anche notevoli benefici per la salute degli stessi astronauti. Nel 2011 il successo fu pieno e in una delle missione spaziali prese posto sull’astronave anche lo strumento ideato e costruito nel laboratorio di Formisano che all’epoca non si chiamava ancora Airgloss; questo nome è arrivato nel 2014 con l’obiettivo di rendere accessibile a tutti la tecnologia sviluppata nel 2011 e sperimentata con successo sullo shuttle. Da qui il passaggio è stato piuttosto veloce, ma anche coordinato, verso quella che al momento è ritenuta la più importante vetrina mondiale della ipertecnologia: il C.E.S. di Las Vegas che quest’anno è andato in scena dal 5 all’8 gennaio. Airgloss ha partecipato con una soluzione innovativa per il monitoraggio ed il controllo in tempo reale della qualità dell’aria e il confort termico indoor; una soluzione di derivazione spaziale, capace di rilevare gli agenti inquinanti atmosferici nocivi negli ambienti chiusi con un impatto immediato per il benessere e la salute delle persone. In pratica lo strumento, presentato a Las Vegas, individua le 900 e più sostanze (potenzialmente dannose per la salute umana) che vengono rilasciate durante i processi di combustione dei piani di cottura, delle caldaie, dei camini e delle stufe a pellet, ma anche dall’uso smodato di prodotti per la pulizia e la manutenzione della casa. Il successo è stato clamoroso, limpido e trasparente; soddisfazione per l’ingegnere Formisano ma anche per tutti quelli che hanno collaborato al suo progetto. Dallo Spazio ad un mercato di consumo, questo il passaggio necessario per il perfezionamento della tecnologia Airgloss MultiSense, un perfezionamento che ha richiesto 5 anni di ricerca e sviluppo. Lo strumento realizzato inizialmente per la sicurezza degli astronauti (è stato testato, come dicevo, per la prima volta sulla Stazione Spaziale Internazionale durante la Missione Shuttle della NASA STS-134) e da qui è nata l’idea di trasformare Airgloss in una soluzione alla portata di tutti con benefici immediati sulla salute delle persone, sull’ambiente e sul risparmio energetico. Fortunatamente per l’ingegnere Ciro Formisano la strada del paese straniero è stata anche abbastanza breve, anche se in patria il suo genio creativo non ha ancora trovato una giusta e doverosa riconoscibilità; per tanti altri giovani la strada e il passaggio dall’ideazione alla costruzione è assolutamente proibitiva e senza speranza. Diversi riescono ad andare in altri Paesi e a depositare i loro cervelli a disposizione di quelle istituzioni che riescono a tutelare e incrementare la ricerca; ma non tornano più nel nostro Paese. Invece Ciro l’ha fatta grossa; è partito da Sassano per andare a Napoli, da Napoli è andato a Roma dove ha messo radici, poi è andato più di una volta in America per portare si il suo cervello ma senza lasciarlo mai in quella terra ospitale ma straniera. Complimenti al giovane ingegnere sassanese che, prima o poi, ci spiegherà come ha fatto.
direttore: Aldo Bianchini