MIGRANTI: niente è cambiato per le “vie del sogno”

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Il 2 gennaio 2016 ho già scritto qualcosa in merito alle cosiddette “vie del sogno” di centinaia di migliaia di migranti che entrano sul nostro territorio nazionale per cercare di riparare in Paesi che, solo sulla carta, potrebbero essere non solo più ospitali del nostro ma che potrebbero offrire anche  occasioni di lavoro e di crescita. Il termine migrante con cui siamo soliti denominare tutti quelli che escono dal continente africano per arrivare in Europa è, da se, un termine che nella sua accezione linguistica sta ad indicare colui il quale  “si sposta verso nuove sedi, migratore”. Nella realtà il migrante si sposta sicuramente dalla sua terra di origine alla ricerca di nuove terre, ma lo fa perché non trovando più nelle sue radici la possibilità di sopravvivere accetta qualsiasi condizione di disagio pur di percorrere la famosa “via del sogno”. Con l’anno 2015 si chiuse l’anno della luce (così definita da Papa Francesco), con il 2016 si è aperto quello della misericordia che il Papa ha posto come pietra miliare utile alla risoluzione dei tanti problemi che affliggono l’umanità, primo fra tutti quello dei migranti. Si è chiuso anche il 2016 ma il problema è rimasto identico a come era qualche anno fa, l’UE (Unione Europea) recita da sempre la parte delle tre scimmiette della Garzanti: “io non vedo, io non sento, io non parlo”. Il fenomeno è gravissimo e noi italiani lo conosciamo, si fa per dire, da poco come fenomeno esterno ma dello stesso fenomeno siamo stati diretti protagonisti quando si consumò in tutta la sua ampiezza il flusso migratorio scatenatosi tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, proprio a cavallo della seconda famosa rivoluzione industriale e poco prima dello scoppio della “grande guerra”; un fenomeno che è passato alla storia come “le vie del sogno americano” e che riuscì, nonostante i grandi sacrifici degli interessati, a cambiare forse radicalmente l’economia, lo stato sociale e il modo di vivere di diverse popolazioni, dentro e fuori il continente americano. Nella storia remota c’era la “via della seta” che rimpinguò le magre casse italiane e di mezza Europa con i traffici da e per l’estremo oriente. Nel secolo scorso  ci sono state “le vie del sogno americano” che servirono a tutta l’Europa ed anche ad altri Paesi e continenti per risolvere non solo l’economia ma anche il rispettivo assetto sociale-politico-istituzionale. Ora ci sono “le vie del sogno europeo” con una massa impressionante di migranti che da varie parti dell’Africa e del Medio Oriente si dirigono verso la Grecia, l’Italia, la Turchia ed altri Paesi europei. Questa è cronaca dei nostri giorni che è anche pane quotidiano per gli appelli di Papa Francesco alla misericordia, alla sensibilità, all’umanità ed al senso di appartenenza. E’ passato un altro anno, dicevo, tra esseri umani che a migliaia annegano nelle gelide acque del basso Mediterraneo, tra promesse dell’UE mai mantenute, tra intere comunità che diventano mano a mano e silenziosamente inospitali, tra la rabbia della gente che vorrebbe cacciare via tutti e subito e chi vorrebbe almeno una selezione più attenta ed un’azione di rimpatrio più efficiente. Ma c’è anche un sogno assolutamente dimenticato di cui nessuno parla nel segno che la propaganda occidentale è sempre molto preponderante rispetto ai due blocchi politici che hanno dominato il mondo nell’ultimo secolo e mezzo. Alludo alle vie del sogno americano per milioni di persone provenienti dal Messico, da El Salvador, dall’Honduras e dal Guatemala che cercano di transitare anche illegalmente negli Stati Uniti d’America. La civilissima America ha eretto un muro lungo circa tremila chilometri che segna il confine tra Messico ed USA e che praticamente sbarra la strada ad ogni tentativo di migrazione. Un muro contro la civiltà e contro la misericordia; il muro di Berlino eretto il 13 agosto 1961 dalla Russia impallidisce al confronto con i suoi pochi chilometri ed i suoi pochi (si fa per dire !!) morti calcolati in tutto intorno ai 350, eppure per quest’ultimo (abbattuto il 9 novembre 1989, ventotto anni dopo la sua costruzione) ci fu una tambureggiante propaganda quotidiana ed asfissiante fino alla sua caduta. Per quello americano c’è il silenzio assoluto che è stato pesantemente squarciato da Flaviano Bianchini (non è mio parente !!) fondatore della “ong source”, che con il suo libro “Migrantes” ha cercato di raccontare un viaggio che provoca ogni anno più morti di quelli dei migranti nel Mediterraneo.

Una descrizione bellissima ed inquietante riguarda “la Bestia”, il treno merci dentro il quale si nascondo i migranti per passare il confine; lo stesso Bianchini  è salito su quel treno ed è stato anche arrestato e tradotto in un inferno di vivi; per non parlare di quelli che cercano di scavalcare direttamente il muro. In piccole celle (due metri per quattro) vengono stipati fino a 30-40 migranti che svengono l’uno sull’altro, aggrediti da animali di tutti i tipi e da un freddo micidiale; molti muoiono in cella. Le cifre della vergogna sono impressionanti. Dal 2009 al 2014 sono arrivati negli USA ben 870mila migranti sud americani; ogni anno vengono rapiti o spariscono 20mila bambini, spesso rivenduti sul mercato internazionale degli organi; una su sei le donne che vengono violentate; dal 2000 ad oggi vengono calcolati in 5.500 i morti lungo i tremila chilometri di confine  murato. Assenza totale di ogni minimo sentimento di misericordia; un delirio del genere umano che andrebbe pubblicizzato e smantellato, ma gli Stati Uniti d’America sono forti e, forse, bisogna zittire; peggio di come accade in Europa con il predominio della Merkel su tutti gli altri capi di stato e di governo. E adesso negli USA è arrivato TRUMP che vorrebbe, addirittura rinforzare se non raddoppiare il muro con il Messico; qualche timido sussulto c’è stato ma è niente di fronte alla mostruosità del proposito. Il “terzo rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016” afferma che nei primi dieci mesi del 2016 sono stati 4.899 i migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa; in tutto il mondo invece sono state 65milioni le persone costrette a lasciare in maniera forzata il proprio Paese, una massa enorme di disperati, composta da 21.3 milioni di rifugiati, 40.8 milioni di sfollati interni, e 3.2 milioni di richiedenti asilo. Il problema, come si vede, è immenso; la sua risoluzione sarà difficile ma sperare è sempre lecito; nel corso di questo nuovo anno qualcosa bisognerà pur fare e qualcosa deve pure cambiare contro una simile barbarie umana.

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