PADULA – Il 18 ottobre 2016 il Vallo si sveglia con una notizia lanciata sul sito web di Italia/2, nota tv valdianese, dalla giornalista Federica Pistone: “Certosa, arrivano i Carabinieri, scoperte due guide abusive. Alfinito: li ho chiamati io”. Tutto bene e tutto secondo le regole se non fosse per il semplice fatto che nel dare quella notizia sia la Alfinito che la Pistone hanno dimenticato di precisare (ovviamente solo per correttezza deontologica) che molto probabilmente la decisione della Alfinito di chiamare i carabinieri era scaturita dagli articoli prodotti nel contesto di questa inchiesta giornalistica che porto avanti su ilquotidianodisalerno.it; ma conta davvero poco, il necessario è che i carabinieri siano arrivati in Certosa ed abbiano identificato due guide abusive; se davvero le hanno identificate e se poi hanno avviato tutte le procedure del caso. Prendo spunto da questa notizia di Italia/2 che in verità mi era sfuggita per continuare a parlare dei mali che affliggono la Certosa di San Lorenzo di Padula. A leggere bene l’articolo si intuisce che, in seguito all’arrivo dei carabinieri in Certosa, la direttrice Alfinito ammette indirettamente di non aver messo in campo, fino a quel momento, le necessarie iniziative di valorizzazione in quanto priva di fondi. E chi può dar torto alla direttrice che appalesa evidenti segnali di capacità professionali ed organizzative ma che non può metterli in atto per mancanza di fondi. Ma la direttrice, che in tanti definiscono manager per il ruolo ricoperto (e in quel ruolo dovrebbe esserci un manager), può e deve fare molto di più ricominciando a rilanciare l’immagine del monumento utilizzando le risorse disponibili, a costo zero e dall’immenso pregio artistico e valore economico; sto parlando di alcune delle tantissime opere nascoste nella Reggia del Silenzio, ovvero due mezzi busti marmorei che hanno fatto il giro delle grandi mostre d’Europa quando a dirigere c’era una persona che ha sicuramente contribuito a scrivere la storia della Certosa. Due opere d’arte tenute nascoste ai visitatori, di cui una intravista in occasione di un evento realizzato dalla Pro Loco di Padula qualche settimana fa nella dispensa della Certosa, e non nella “falegnameria” come l’ha definita chi conosce sommariamente la storia del posto. Il busto dopo la reclusione forzata nella dispensa, luogo chiuso ai visitatori ed eccezionalmente aperto per l’evento, è uscito allo scoperto, intravisto abbandonato in un angolo della sala, un luogo sicuramente inidoneo per la sua salvaguardia, insomma una scelta a dir poco inspiegabile. Pertanto il suggerimento è quello di ricollocare i due mezzi busti marmorei raffiguranti l’Angelo Annunciante e la Vergine Annunciata nel loro luogo naturale, ovvero nelle nicchie vuote alle spalle dell’altare maggiore. Sempre nella chiesa della Certosa, di fianco all’altare un’altra nicchia vuota dimostra l’assenza del busto in cera dell’Addolorata, altra opera preclusa alla vista dei visitatori, forse anch’essa abbandonata nei depositi o chissà dove. Ricordando la direzione storica, fattiva e produttiva del monumento degli anni 80 e 90, quando i piccioni ancora non erano un problema e non rendevano lo Scalone in pietra di Padula sommerso dai liquami corrosivi, e inaccessibile la passeggiata coperta ospitante la mostra “La Certosa ritrovata” e da qualche anno la mostra “Dov’è la patria nostra” della cooperativa padulese Nova Civitas, fa rabbia oggi assistere al lento declino dell’immensa struttura. In conclusione, la valorizzazione della Certosa potrebbe passare anche attraverso l’affiancamento alla direzione di un manager padulese, un imprenditore di successo che ha costruito da zero la celebrità di Joe Petrosino, sto parlando di Nino Melito, che per amor di patria e con le sue doti metterebbe in campo azioni di tutela e di accoglienza senza precedenti dell’ormai triste ed isolato monumento. Potrebbe apparire strana la mia proposta (del resto l’ho già scritto in passato) ma se è vero che i manager vengono dalla società civile è pur vero che nella società civile padulese, al di là di ogni pensiero di parte, Melito è l’unico in grado di portare a Padula centinaia di visitatori alla settimana: lo sta già facendo ogni martedì per la Casa Museo nel silenzio ovattato delle Autorità Comunali che non dispongono neppure una scorta della Polizia Municipale ai due pullman che ogni settimana raggiungono la storica casa di Joe. Un’altra risorsa nella disponibilità della direttrice potrebbe essere quella dei vigilanti, che ricordo essere 29, sicuramente gestibili diversamente visto che non mi spiego come mai così tanti dipendenti stipendiati da noi contribuenti non riescono a tenere aperti gli ambienti che normalmente dovrebbero essere accessibili e visitabili ai visitatori che ad oggi dopo aver pagato il biglietto d’ingresso si trovano a dover visitare le varie stanze a dovuta distanza in quanto transennate e fino all’evento “Ad un passo dal si” anche al buio (ndr). Tutto il Vallo dovrebbe rivolgere specifici inviti alla direttrice e doverose preghiere a San Michele Arcangelo posto nella cappella privata del priore, a cui però mancano gli attributi (la spada e la bilancia).
direttore: Aldo Bianchini