SALERNO – Il nome è prestigioso, la piazza fa schifo. Parlo di Piazzetta Giorgio Ambrosoli di Via Torrione, di fronte al Forte La Carnale. Quando fu inaugurata, ovviamente da Vincenzo De Luca, in pompa magna e con la plebe osannante, venne presentata come il simbolo del recupero ambientale e urbanistico di una parte del Quartiere Torrione abbandonato a se stesso da troppi anni. Per fare la piazza fu abbattuto il ponte della ferrovia che oggi sarebbe stato utilissimo per il porto commerciale e fu messo a dimora un prestigioso albero che qualcuno, astutamente e nottetempo, pensò bene di rovinare per sempre tagliandogli la linfa vitale. Il sindaco scese in campo e se la prese anche, seppure indirettamente, con l’allora consigliera comunale Gaetana Falcone che abitava (non so se abita ancora) nel palazzone che insiste proprio sulla piazzetta che era partita anche con tanto di fontana a zampillo che funzionò per pochi giorni e poi chiusa per sempre. Ci fu uno scontro durissimo, allora, tra la Falcone e il sindaco kaimano e la consigliera scaricò tutte le responsabilità di quello che appariva, anche ai non addetti ai lavori, come una forzatura urbanistica per favorire forse alcuni privati. La battaglia fu aspra e senza esclusione di colpi. Sul terrazzo che si affaccia sulla piazza una ditta privata innalzò dei gazebo (del tipo stand) per avviare un’attività di bar-ristorazione che ha funzionato soltanto per un paio di anni, o poco più. Anche per quei gazebo ci fu battaglia con protagonista sempre la Falcone che riuscì, comunque, a spaccare la maggioranza in consiglio con alcuni che, anche se subdolamente, aderirono alla guerra messa in atto dalla consigliera. Una battaglia che molti non condivisero perché, oggettivamente, il palazzo dove abitava la Falcone e i singoli appartamenti furono portati alla luce del sole con sicuro aumento del valore capitale di ogni singola unità abitativa. Dopo qualche anno tutto è finito, la ditta ha chiuso i battenti ma ha lasciato in bella esposizione gazebo, tavoli e sedie che fanno bella mostra di se in una città che forzatamente viene paragonata ad una città europea, anzi come la città europea per eccellenza. Le due fotografie danno bene l’idea di quello che è accaduto in un angolo della città che vede transitare tutto il traffico cittadino da Mercatello verso il teatro Verdi; passando per quel posto mi sono chiesto: “Ma dov’è adesso la Falcone, abita ancora in quel palazzo ?” e se si “perché non interviene con la durezza dei tempi migliori”. Al momento il silenzio è assoluto e non perché nel frattempo la Falcone ha ricucito gli strappi con De Luca ed è diventata “assessore alle pari opportunità” con il derivante obbligo di stare zitta. Conoscendola non credo che questa sia la risposta migliore al suo silenzio, una risposta che viene sussurrata in tutta la zona. L’unico consiglio è quello che se la Falcone abita ancora in quel palazzo deve battere un colpo, subito e senza tentennamenti. Anche perché il suo assessorato, troppo spesso ristretto al dualismo maschio-femmina, dovrebbe trattare a 360° la problematica delle pari opportunità che è un’espressione molto più ampia di una politica che è chiamata ad interessarsi di tutto. Per favore, assessora Gaetana Falcone, promuova un’azione positiva e faccia decretare lo smantellamento e la pulizia del soprapiazza; così com’è tenuta è davvero uno scandalo a cielo aperto.
Il degrado in cui versa la piazzetta Ambrosoli, come descritto dal dr. Bianchini, non fa onore ai responsabili della cosa pubblica che dovrebbero preoccuparsi di mantenere alto il decoro delle aree cittadine, specialmente dopo che le stesse sono state oggetto di trasformazione e restyling mirati a migliorarne aspetto e funzioni.
Ricordo come era quella zona. Peccato che vicende successive abbiano creato i tanti problemi denunciati ora e quasi fanno rimpiangere l’assetto precedente. In particolare sembra di capire che si recrimina anche per l’avvenuto abbattimento del ponte della ferrovia che oggi sarebbe stato “utilissimo per il porto commerciale”. Ritengo invece che forse questo intervento sia stato l’unico più determinante e coerente con il previsto sviluppo successivo di tutta la fascia urbana dal Grand Hotel alla Piazza della Libertà, facendo definitivamente sparire ogni velleità di ripristinare quell’inutile e anacronistico raccordo ferroviario col porto che si sviluppava sul lungomare e del quale si sono lasciati ancora in situ i binari, “a futura memoria”!!
Sono sempre del parere che sarebbe stato molto più importante interrogarsi con lungimiranza e spirito costruttivo su come sostituire quel collegamento, sia pure improduttivamente praticabile, con una infrastruttura veramente valida e indispensabile allo scalo. L’argomento però è sempre latitante!!