SALERNO – Sui marciapiedi che contano della Città non si fa altra che parlare dell’epurazione che il governatore Vincenzo De Luca ha deciso nei confronti di uno dei suoi uomini più fedeli, Alfonso Buonaiuto, da sempre vicino alle posizioni deluchiane e con un passato di specchiato socialista. Ma è necessario rifare in breve la storia. Alfonso Buonaiuto, a lungo assessore al bilancio nel comune di Salerno, aveva seguito il capo a Napoli dopo la vittoria alle regionali 2015. De Luca gli aveva affidato il compito di “responsabile della segreteria tecnica” e poi, dopo le disavventure giudiziarie di Nello Mastursi, con il compito di “capo staff” del governatore e con una stretta vicinanza al kaimano, del tipo h/24; insomma un uomo disponibile, corretto e professionale ventiquattro ore su ventiquattro. Questo almeno sembrava essere il rapporto solidissimo che intercorreva tra De Luca e Buonaiuto; poi, all’improvviso, come un fulmine la frattura e l’ostracizzazione del malcapitato Alfonso che si è visto chiudere la porta in faccia dagli uscieri dell’ufficio del capo. Tutto come da copione, ho pensato quando ho appreso la notizia, il kaimano si comporta sempre così, prima ti utilizza e ti strizza e poi ti scaraventa fuori dai piedi. Per lui non conta niente la vicinanza, il rapporto umano, la disponibilità e la professionalità; per lui vale innanzitutto l’ubbidienza cieca ed assoluta. Ecco perché ho sempre cercato di consigliare chi si avvicina al kaimano di non dare tutto se stesso fino all’ultimo respiro ed all’annullamento totale della propria personalità e del proprio modo di ragionare e di vedere le cose. “Non posso perdere ogni dignità”, scrisse su un foglio di carta l’avv. Dino Gassani qualche istante prima di essere massacrato, a colpi di pistola dai camorristi, nel suo studio di Corso Vittorio Emanuele a soli 51 anni la sera del 27 marzo 1981; un messaggio che suona ancora dopo tanti decenni come un insegnamento per tutti. Non dico e non auguro a nessuno il sacrificio fisico di Gassani, ma conservare u7n minimo di dignità sarebbe la cosa più giusta anche per riportare sulla strada del ragionamento e della concertazione il governatore della Campania. Mi rendo conto che non è facile e che quando si entra nel “cerchio magico” tutto diventa quasi naturale e la dignità, l’amor proprio, le convinzioni di una vita svaniscono all’orizzonte di un paesaggio che impallidisce al cospetto del “sistema di potere deluchiano”. Il caso dei due vigili urbani che per anni si sono sacrificati anima e corpo al seguito del capo e che per colpa di un caffè (così si dice, ma io ci credo poco !!) si sono ritrovati come “sfrattati brutalmente in casa”; salvo poi a ritornare dopo pochi giorni al loro posto nel codazzo deluchiano (così si dice ed io ci credo !!). Ma ritorniamo a Buonaiuto per capire, se possibile, cosa è accaduto di così grave per indurre De Luca a brutalizzarlo in questo modo. Secondo i male informati dagli spifferi volutamente fatti uscire da Palazzo Santa Lucia per i creduloni della stampa sembrerebbe che il bravo Buonaiuto stia pagando amaramente un confronto-scontro con uno dei figli del capo (sempre loro !!). La verità è probabilmente un’altra che non può agevolmente uscire dal palazzo; le voci però corrono e spesso rompono i cordoni della stretta rete del riserbo e del silenzio: su una operazione da fare Buonaiuto avrebbe espresso alcune sue perplessità, da qui l’ira del capo che non si è limitata all’azzeramento del contratto-convenzione per un importo di circa 180mila euro all’anno per il fedelissimo Alfonso; l’ira del capo è andata oltre e quando Buonaiuto avrebbe richiesto un’agevolazione ed una collocazione salernitana nell’Ente Regione (Buonaiuto è dipendente regionale) De Luca si sarebbe scatenato ed avrebbe addirittura stracciato il provvedimento dirigenziale con cui Buonaiuto veniva assegnato in una delle sedi regionali di Salerno. E per lui si sarebbero aperte le porte dell’inferno ed ogni mattina dovrà raggiungere da Salerno il suo posto di lavoro a Napoli in una delle sedi periferiche.
Svanita in un batter d’ali la grande operazione che Buonaiuto aveva messo a segno con la cugina Lucia Annunziata quando pochi giorni prima delle elezioni regionali richiamò a Roma nell’ambito della trasmissione “In ½ ora” dove qualche giorno prima De Luca aveva perso il confronto con Caldoro; ritornò a Roma da solo e l’Annunziata favorì sicuramente il suo successo mediatico che forse ebbe anche un peso specifico nell’immaginario degli elettori. Niente da fare, per De Luca non conta niente; non si affeziona alle cose passate e guarda sempre al futuro cercando di mantenere il suo cerchio magico sempre sotto stretta sorveglianza per salvarsi da qualsiasi aggressione esterna; chi non ci sta va fuori senza pietà. Ed alla fine ritorna la domanda compresa nel titolo: “mancanza di dignità o atto di coraggio ?”; a mio avviso se Buonaiuto ha esternato le sue perplessità per l’operazione richiestagli ha compiuto un atto di coraggio. E per la propria dignità vale anche la pena di rinunciare ad un corposo appannaggio mensile.
interessante articolo, con un’analisi attenta e lucida di quello che è il momento attuale e le regole spietate della politica