Camorra & Politica/21: il quadro politico-giudiziario-mafioso di Scafati


Aldo Bianchini

SALERNO – Con la puntata di ieri ho cercato di rappresentare la situazione, in forma generale e per sintesi, dell’inchiesta giudiziaria “Camorra & Politica” che sta tenendo sotto scacco l’intera comunità di Scafati fino al punto da indurre il quotidiano “Il Mattino” a titolare, sempre ieri, “Aliberti, il pendolo inchieste che ingessa la vita di Scafati”. Se è assolutamente vero che le inchieste ingessano le comunità dal punto di vista dello sviluppo e della crescita (in pratica si blocca tutta l’attività amministrativa) è altrettanto vero che le inchieste bisogna farle a patto che le stesse arrivino prontamente a conclusioni supportabili anche in pubblico dibattimento. Del resto è polemica recente, di queste ore, tra il governatore Vincenzo De Luca e il capo dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone. Hanno ragione entrambi, ed è proprio questo il punto di non ritorno sul quale si inceppa qualsiasi sistema democratico di pacifica convivenza; anche perché nel nostro Paese c’è il disvalore aggiunto della malavita organizzata che, stando al comune sentire, è presente in ogni anfratto della vita associativa. Per assurdo in alcune zone del territorio salernitano si arriva alla situazione staticamente drammatica come quella che “Guarda che a Poggiomarino erano i politici a disturbare Galasso in campagna elettorale e non il contrario. Si rivolgevano a lui per chiedere una mano perf determinare il consenso e anzi, quando non riuscivano a trovare l’accordo per eleggere il sindaco, andavano da Galasso per dirimere la questione” (lo scrive Pasquale Aliberti nel suo libro “Passione e tradimenti” a pag. 69). Verosimilmente oggi non è più così ma esiste sempre e comunque l’ombra della malavita organizzata su molti degli atti amministrativi. Una realtà con la quale bisogna fare i conti.

L’inchiesta “Camorra & Politica”, incentrata sui presunti rapporti della camorra con le istituzioni comunali di Scafati, si apre a tante interpretazioni, tutte diverse l’una dall’altra. Per capirne di più bisogna partire dal quadro politico esistente prima delle elezioni politiche del febbraio 2013.

L’amicizia politica tra Pasquale Aliberti e Edmondo Cirielli non è stata mai abbastanza solida per una ragione molto importante: Aliberti forte del consenso elettorale cercava di imporsi a Cirielli, mentre quest’ultimo cercava di mantenerlo a freno. L’amicizia si rompe quasi subito, quando circa un anno dopo la vittoria alle provinciali del 2009 avviene la fragorosa rottura tra Mara Carfagna e Edmondo Cirielli con una serie importante di personaggi che, anche loro malgrado, devono dividersi tra le due sponde. Le prese di posizione più importanti vengono messe in atto da Aliberti ed altri che passano con la Carfagna (o meglio, restano con la Carfagna), mentre altri (Eva Longo, Giovanni Baldi, Fernando Zara, Alberico Gambino, ecc.) con Anna Ferrazzano in testa restano con Cirielli (salvo poi a ripensarci !!); il centro destra si spacca irrimediabilmente ed offre le proprie debolezze all’assalto della magistratura che non aspetta altro per distruggere giustamente quello che resta della insipiente destra salernitana. E fioccano le inchieste contro tutti i personaggi politici che avevano contribuito al clamoroso successo elettorale delle provinciali prima (2009) e delle regionali poi (2010).

Nel comune di Scafati la situazione parte addirittura dal 2008 con le elezioni comunali quando Pasquale Aliberti, alleato con Mario Santocchio – Cristoforo Salvati ed altri, stravince su tutti e comincia a governare una città molto difficile.

Tutto sembra procedere per il meglio anche nel periodo successivo allo strappo con Cirielli che comunque Aliberti riesce a gestire al meglio anche alla sua posizione di consigliere provinciale e di capo-gruppo del PdL (Popolo della Libertà); non mancano le tensioni ma si va avanti nel rispetto iniziale degli elettori che avevano premiato il centro destra.

A Scafati, però, sia Santocchio che Salvati si allontanano da Aliberti non solo per la “questione Cirielli” ma anche, se non soprattutto, per via di alcune inchieste giudiziarie mosse da altrettanti esposti anonimi che indicano nella figura del pm nocerino Giancarlo Russo (ora alla DDA di Salerno) una sorta di baluardo per le presunte protezioni che avrebbe assicurato al cognato Cristoforo Salvati (fratello della moglie del pm avv. Lucia Salvati) e indirettamente al sindaco Pasquale Aliberti che incominciava ad entrare in una sfera di attenzionamento particolare da parte sia della procura nocerina (pm Maurizio Cardea e Giancarlo Russo) che della DDA di Salerno (Vincenzo Montemurro).

Perché l’attenzionamento nei confronti di Aliberti ?


Dal 2006 in avanti inizia un’azione politica molto importante, fatta di attenzione alle cose da fare per una città allo sbando, che porterà alla vittoria del 2008. In questa vittoria un ruolo importante, per non dire decisivo, lo svolge senza dubbio l’avvocato Mario Santocchio, molto vicino alle posizioni politiche di Nicola Cosentino, che diventa un tuttuno con Edmondo Cirielli e Pasquale Aliberti che (anche grazie a Alberico Gambino e Mario Santocchio) si attesta come uno dei due grandi elettori di Cirielli (Aliberti e Gambino !!).

La squadra consegue risultati eclatanti anche nelle amministrative 2006 di Salerno; appoggia e favorisce il ballottaggio verso De Luca grazie ad un incontro (è cronaca storicizzata !!) tra la squadra PdL e il candidato sindaco di Salerno Vincenzo De Luca che tenta di uscire, riuscendoci, dalle secche di una tentata estromissione dal PD e di un attacco giudiziario senza precedenti (tre richieste di arresto nel dicembre 2005 per due vicende molto brutte dalle quali solo di recente è uscito assolto).

Quasi come dire: io do il comune a te e tu dai la provincia a me; ne fa le spese l’ignaro (non so fino a che punto !!) Nino Marotta (candidato sindaco per il centro destra) che da poco è anche lui approdato nelle file deluchiane (storia della primavera scorsa) insieme a diversi altri personaggi (tra i quali la Ferrazzano e l’on. Guido Milanese) del centro destra che fu di Cirielli e della Carfagna. Ma non solo, nel patto scellerato potrebbe essere entrato a pieno titolo anche l’atteggiamento evidenziato in Commissione Parlamentare per i procedimenti d’accusa dove Cirielli (PdL), in quei mesi drammatici dell’inizio 2006, vota a favore della distruzione delle bobine relative alle intercettazioni su De Luca disposte dal pm Gabriella Nuzzi e contestate dal gip Getano Sgroia; da notare che in quella commissione il rappresentante del PD vota contro la distruzione delle bobine. Ma c’è un altro aspetto non meno importante della vicenda; dopo le elezioni del 2006 cominciano ad arrivare a Salerno moltissime imprese casalesi per i lavori pubblici, sull’onda di una sperimentazione sporadica tentata negli anni precedenti.

E veniamo al cuore del problema, cioè il disegno politico-mafioso per la spartizione del potere dell’agro nocerino-sarnese. E’ indubbio che l’arrivo di Nicola Cosentino come alto rappresentante ministeriale del PdL rigenera o costruisce assetti di potere impensabili (anche se non necessariamente di stampo mafioso); lasciata libera la città di Salerno il nuovo gruppo dirigente del centro destra della provincia di Salerno si dedica attivamente alla conquista di tutto il potere possibile in provincia: conquista l’Ente Provincia, penetra e governa tutti gli organismi politici disseminati sul territorio (ATO, CSTP, Consorzi di bacino, ecc.) arrivando fino a scippare a De Luca la costruzione del termovalorizzatore nel segno che qualcosa si sta rompendo nell’accordo del 2006 in quanto la stessa Mara Carfagna incomincia a schierarsi con De Luca per la vicenda dei rifiuti solidi urbani che il Governo Nazionale sta per assegnare agli Enti Provincia; con l’interessamento della Carfagna si arriva addirittura ad interrompere un Consiglio dei Ministri perché Berlusconi deve incontrare a Palazzo Chigi la coppia Bersani-De Luca che lottano per l’attribuzione ai Comuni della raccolta e gestione dei rifiuti. Accade cioè un fatto che nella storia della Repubblica non è accaduto neppure in tempo di guerra: “interruzione di un consiglio dei ministri”. Si impone la domanda: chi ha spinto di più per la penetrazione di Cosentino sul territorio e per la conquista da parte del PdL di tutte le istituzioni, eccezion fatta per il Comune di Salerno ? Il problema è questo, se si riesce a risolverlo sarà facile fare chiarezza e giustizia, anche sul fatto che dopo la guerra con Cirielli c’è la rinuncia da parte di De Luca alla costruzione del termovalorizzatore che ha tanto propugnato.

Nel 2008 Aliberti, appoggiato da Mario Santocchio e Cristoforo Salvati, stravince a Scafati e tutto sembra filare liscio; ma l’insidia è dietro l’angolo, e l’insidia ha un nome e un cognome: Immacolata Di Saia, super segretaria generale del Comune di Scafati, con un curriculum professionale personale strepitoso. La Di Saia è stata anche al lavoro nel casertano e più specificamente nella zona di influenza di Nicola Cosentino e quando quest’ultimo, da vice ministro, cade in disgrazia per via dei casalesi anche la Di Saia entra nel mirino della magistratura che tenta di accreditarla al sindaco di Scafati (perché è stata scelta come segretaria generale !!) in una sorta di accordo perverso e trasversale tra politica e camorra. Dallo stesso accordo, però, vengono tirati fuori i principali sostenitori di Aliberti, il duo Santocchio-Salvati difatti si schiera  prontamente contro il sindaco e da alleati di ferro diventano, forse, i suoi principali accusatori sul piano squisitamente politico e, forse, giudiziario.

E’ la Di Saia il personaggio chiave di tutto l’accordo politico mafioso ? difficile rispondere anche perché diversi punti sono a favore della stessa super segretaria.

Sull’altro fronte, quello politico amministrativo a Scafati è guerra aperta, fino al punto che per le comunali di Scafati del 2013 i due ormai ex alleati del sindaco approntano una lista di opposizione contro Aliberti e come candidato a sindaco viene presentato Cristoforo Salvati e come3 capo lista Mario Santocchio; la lista di opposizione ad Aliberti viene presentata direttamente dall’avv. Lucia Salvati (sorella del candidato sindaco e moglie del pm Russo) sotto il simbolo di Fratelli d’Italia; nonostante questo il candidato di F.I. Pasquale Aliberti stravince nuovamente le comunali anche se, sempre sul piano politico, viene osteggiato quasi apertamente dall’on. Edmondo Cirielli che nel frattempo ha creato Fratelli d’Italia nel quale partito sono entrati anche Salvati e Santocchio e tanti altri.

A questo punto i giochi si fanno più duri sul piano giudiziario e la magistratura comincia a stringere il cerchio pressando giudiziariamente la segretaria generale Di Saia e il sindaco Aliberti nel tentativo di accreditare ai due un subalterno accordo con Nicola Cosentino per la nomina della stessa Di Saia come conseguenza, forse, dell’appoggio politico ricevuto dal neo riconfermato sindaco. Contro la Di Saia i detrattori indicano la sua collaborazione con il sindaco di Battipaglia Giovanni Santomauro (arrestato nell’ottobre 2013, poco dopo le elezioni scafatesi) deposto dalla magistratura, ma gli accertamenti fanno venire alla luce che la stessa ha collaborato si, ma con il sindaco precedente Barlotti. Insomma l’ennesima stretta di vite che non ottiene i risultati sperati.

Ma decisamente a favore della Di Saia c’è, comunque un passaggio molto importante; è stata stretta collaboratrice del vice prefetto Forlenza nella gestione del Comune di San Marzano dopo lo scioglimento; quasi come a dire che se un vice prefetto non si accorge di avere come principale collaboratore una donna legata alla camorra siamo davvero alla fine.

Prima di andare avanti non va dimenticato un passaggio importante; la chiusura dell’inchiesta giudiziaria contro Mario Santocchio (ed altri) per la questione INPS che era nella titolarità del pm Giancarlo Russo; inchiesta finita nella prescrizione. Ma anche se può non significare niente, va anche ricordato che Santocchio è il cognato di Cristoforo Zara coinvolto nello scandalo “Il principe e la ballerina” con Nicola Cosentino; quindi i veri rapporti politici con Cosentino erano i suoi e non di Aliberti.

In questo quadro di accuse e contro accuse, di delazioni e di confessioni più o meno credibili, arrivano anche i presunti pentiti Romolo Ridosso (detto Romoletto) e Alfonso Loreto nel ruolo di principali accusatori di Pasquale Aliberti e della moglie Monica Paolino, sicuramente più credibile Loreto di Ridosso; alle prime avvisaglie di probabili reati di “scambio elettorale politico mafioso”, che per il momento la gip Donatella Mancini ha derubricato a “corruzione elettorale”, scoppia il finimondo in tutto il mondo politico locale, provinciale e regionale.

Ed è su questo quadro che parte l’inchiesta giudiziaria “Politica & Camorra” che la mattina del 18 settembre 2015 porta ad una delle più clamorose azioni investigative di questi ultimi anni con accessi e perquisizioni contemporanee in tutta Scafati (dal Comune alle abitazioni dei vari indagati, compreso il sindaco e la moglie) e nel palazzo Santa Lucia della Regione a Napoli dove la moglie di Aliberti, Monica Paolino, rieletta quale consigliere regionale occupa l’ufficio di presidente della Commissione Anti Mafia Regionale; immediate le dimissioni dal ruolo di presidente della commissione da parte della Paolino; stoica la resistenza, invece, di Aliberti che rimane al suo posto di sindaco incassando anche la solidarietà di tutti i suoi consiglieri, con conferma della fiducia anche pochi giorni fa.

Dopo questo clamoroso passaggio che ha avuto una ricaduta mediatica senza precedenti ci sono stati due passaggi importanti, ovvero gli interrogatori di Alfonso Loreto (marzo 2016) e di Romolo Ridosso (giugno 2016) nelle carceri dove gli stessi sono detenuti; a condurre gli interrogatori sono i due pm Maurizio Cardea e Giancarlo Russo sotto la vigilanza di Vincenzo Montemurro (così si dice !!) che poi erediterà l’intero fascicolo investigativo.

Ma il fatto più clamoroso è quello relativo alle dichiarazioni di Romolo Ridosso rese il giorno 8 settembre 2016 direttamente nelle mani di Vincenzo Montemurro: “”… prima del mio arresto ho svolto campagna elettorale per Paolino Monica oltre che a Scafati a Pompei, Santa Maria La Carità, Gragnano, Marcianise, ecc. Sostanzialmente mi rivolgevo ai miei conoscenti. A Marcianise, in particolare, dove mi sono recato in compagnia dell’avv. …., sono stato invece da …., uomo di fiducia e braccio destro di …., al quale ho consegnato dei volantini elettorali di Monica Paolino che mi erano stati consegnati dal fratello del sindaco. Anche in questa occasione il patto era che in cambio dell’appoggio elettorale ci avrebbero ricompensato con dei lavori alle nostre ditte ed io mi sarei occupato anche di ogni tipo di problema su Scafati come ad esempio in caso di furto di auto, per picchiare qualcuno che dava fastidio al sindaco ecc. ….””. Ma al di là della cavolata sulla composizione dei collegi elettorali, difatti Pompei, Santa Maria La Carità, Gragnano e Marcianise non rientrano in quello utile per votare in favore della Paolino, c‘è un’altra clamorosa menzogna dal parte del presunto pentito: “Romoletto” si trova ai domiciliari dal dicembre 2014 al 15 gennaio 2015, e in carcere dal 16 gennaio 2015 all’ottobre 2015. Dato che per le Regionali si è votato nel giugno 2015 bisognerebbe ipotizzare che qualcuno ha fatto uscire dal carcere Romolo Ridosso per fare campagna elettorale per la Paolino addirittura in comuni fuori collegio e per prendere parte ad azioni di pestaggio contro gli oppositori del sindaco. Più straordinario di così !!!

Infine c’è da esaminare attentamente la questione dell’inchiesta sulla Helios in relazione al rapporto tra quest’ultima e Aliberti che “non poteva non sapere” quanto accadeva nell’impianto di Via delle Industrie nel senso che l’informativa della DDA individuava la persona di Aliberti come il “medico competente” dello stabilimento situato al confine tra Scafati e Sant’Antonio Abate: Pasquale Aliberti non sarebbe mai stato medico competente della Helios.

Domani dinanzi al Tribunale del Riesame di Salerno avrà inizio la discussione sul ricorso della Procura contro l’Ufficio Gip che ha declassato il capo di imputazione contro Pasquale Aliberti (ed altri) da “associazione politico-mafiosa di stampo camorristico” a semplice “corruzione elettorale”. Un primo risultato sembra che la difesa di Aliberti lo abbia ottenuto; non c’è stata ancora la decisione del Ministro dell’Interno sull’eventuale scioglimento del Comune per infiltrazioni malavitose. Nei prossimi giorni ne sapremo certamente di più.

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