SALERNO – In ogni inchiesta giudiziaria c’è sempre il rischio del cosiddetto “furore pantoclastico” di chi conduce, in prima persona, le indagini; spesso, difatti, non riesce a ragionare a 360° e una volta individuata una strategia investigativa la persegue a tutti i costi, costi quel che costi. Spesso questo furore porta, inevitabilmente, fuori strada e quando si arriva al dibattimento vengono fuori le sorprese che, per i non addetti ai lavori, diventa speciosamente un modo come un altro per annacquare i processi e sviare le responsabilità. Non è così, dinanzi ai giudici giudicanti molto spesso arrivano indagini incomplete o falsate appunto dal “furore pantoplastico” che è presente, purtroppo, nel maresciallo di paese come nel pm di punta; anche se, è giusto dire, in tantissime occasioni la e la riflessione prevalgono sul furore. Alla luce di quanto detto fin qui è giusto, quindi, convenire con la Direzione Generale dell’ospedale RUGGI di Salerno che ha deciso di soprassedere momentaneamente e di aspettare le determinazioni degli inquirenti per le diversissime posizioni di tutti quelli accusati di assenteismo, accusati che da circa 800 sono diminuiti ad un numero che non dovrebbe superare le cento posizioni nel migliore dei casi. Una volta tanto anche i sindacati, CGIL in testa, che hanno grandissime responsabilità nella cattiva organizzazione lavorativa del più grande ospedale della provincia di Salerno, l’hanno detta giusta mettendo a fuoco la falsa notizia (eclatata dalla stampa) degli 800 indagati e allertando la direzione generale dell’ospedale sulla quasi inutilità del prelievo delle impronte digitali. Di avviso diverso, sul punto, è il direttore generale Cantone che proprio in questi giorni ha dato in pasto alla pubblica opinione la sua immagine intenta a passare il cartellino per il prelievo delle sue impronte digitali; per quanto mi riguarda è soltanto una inappropriata dimostrazione di presunta legalità; non è così che si combatte l’assenteismo che (come ho scritto nel precedente articolo) si annida in tante altre manifestazioni della vita lavorativa e che è praticamente invincibile. Ma oggi si vive di immagine, questo lo sappiamo tutti, ecco perché sull’onda del furore pantoplastico anche gli inquirenti sono caduti nella trappola dell’immagine distribuendo pubblicamente quella che rappresenta l’icona di tutta l’inchiesta sull’assenteismo del Ruggi; un’icona rappresentata dalla foto che vedete in alto a destra. Questa foto ha fatto il giro del mondo e tutti ci siamo lasciati trasportare dalla furia contro quella signora che, ignara di essere fotografata, era andata sulla spiaggia di Vietri/Mare per passare qualche minuto di intimità con il suo uomo. Sembrava il massimo delle cose più turpi mai viste, piano piano dall’inchiesta stanno venendo fuori particolari che se non eliminano del tutto le responsabilità della donna ne attenuano moltissimo i suoi effetti. Ma quell’immagine, però, sull’onda del furore è stata utilizzata e sbandierata da tutti nell’ottica dell’esasperazione morbosa di manifestare eccitazione maniacale o schizofrenica, in danno di quella signora che per quanto possa essere stata colpevole di assenteismo (se lo è stata !!) non doveva essere sottoposta a quella sconvolgente gogna mediatica prima delle conclusione dei primi passaggi giudiziari della maxi inchiesta. Non ci resta, quindi, che aspettare con serenità ma con fermezza almeno i primi passaggi dei tantissimi pubblici dibattimenti che si apriranno fra qualche mese. Poi bisognerà correre ai ripari e cercare di riconquistare quell’immagine complessiva sulla funzionalità del Ruggi che non era giusto scaraventare nel fango.