PADULA – All’interno ed all’esterno del sito monumentale della Certosa di San Lorenzo di Padula esistono molti punti di criticità per quanto attiene la “sicurezza” generale ed in particolare per quella che può riguardare i tanti visitatori. Cercherò in queste e nelle successive puntate di analizzare una per una dette criticità che, del resto, sono sotto gli occhi di tutto anche se tutti fanno finta di non accorgersene. Prima, però, devo chiarire il senso della frase-domanda inserita nell’ultimo capoverso del precedente articolo: Ma come mai a Padula esistono soltanto due guide autorizzate ? Come faccio da sempre, nel condurre le mie inchieste cerco di ascoltare l’una e l’altra campana al fine di acquisire tutti gli elementi possibili ed anche inconfutabili che riguardano la vicenda di cui tratto. Ebbene qualche giorno fa ho avuto il piacere di incontrare nel bar-pasticceria “La Divina” del Bivio di Padula una guida turistica non autorizzata, una signora dotata di un certo senso del rispetto dei ruoli e, soprattutto, ottimamente attrezzata sotto il profilo della dialettica e del confronto; e per un giornalista non c’è cosa migliore. E’ stata lei a segnalarmi che le due guide autorizzate che operano nell’ambito della Certosa hanno come rispettivi padri due dipendenti del Ministero che operano direttamente nella stessa Certosa all’interno della quale dovrebbero svolgere le loro performance le predette due guide autorizzate. Spinto dalle confidenze della guida non autorizzata mi sono anche chiesto “perché solo loro due sono state autorizzate”; la risposta più logica che mi sono dato è che le predette sono le uniche che sono state in grado di superare gli esami-colloqui che la Regione Campania, attraverso il Polo Museale, propone all’esterno nel tentativo di raccogliere quanto di meglio possa raccogliere in fatto di cultura e di preparazione. Ovviamente, non avendo ulteriori elementi di confronto, non posso cadere nella trappola della risposta più banale che vorrebbe accreditare la tesi che le due guide hanno conseguito il patentino perché figlie di due dipendenti del Ministero; ma posso soltanto prendere atto di un fatto certo e consolidato come quello che le due ragazze hanno come padri due dipendenti del Ministero; tutto il resto è gossip. Non di meno dichiaro la mia disponibilità a trattare ed analizzare eventuali ulteriori elementi qualora venissero sottoposti alla mia attenzione, anche perché non sono schierato né dalla parte delle guide autorizzate né dalla parte delle guide abusive, cerco soltanto di elaborare concetti fondamentali che possano portare alla verità più verosimile. Credo di aver soddisfatto la curiosità dei lettori ma dico subito che più di questo aspetto, però, mi interessa ristabilire la credibilità delle regole e le regole recitano tutte in favore delle due guide autorizzate, anche se da più parti mi è stato segnalato un corposo sbilanciamento in favore di una anziché dell’altra (i nomi non mi interessano); ma per questo sembra che stia per arrivare o sia già arrivata una nuova precisazione da parte della direttrice dott.ssa Emilia Alfinito, documento che ancora non ho avuto la possibilità di leggere. Veniamo ora ai punti di criticità, sotto il profilo della sicurezza in senso lato, all’esterno ed all’interno della Certosa. Dunque se si percorre, a piedi per i non autorizzati, il lungo viale esterno che attaverso i giardini porta all’ingresso della Certosa si nota (credo sulla destra) un enorme albero, forse un abete secolare, che stende le sue ramificazioni sulla “Cella n.4” che è, poi, una delle poche celle sempre aperte al pubblico. L’albero che vedete nella foto è praticamente in procinto di collassare, al suo interno è secco al suo interno e non regge più le difficoltà climatiche e le avversità del tempo.
Se malauguratamente a causa del vento fortissimo che spesso soffia sulla Certosa l’albero dovesse spezzarsi e cadere sulla predetta cella potrebbe accadere un vero disastro, soprattutto se ciò dovesse malauguratamente accadere durante le ore di visite ed in specie quelle festive che risultano più affollate. Non so su chi ricade l’onere della tenuta della sicurezza in Certosa, so che esiste un apposito ufficio verso il quale sto indirizzando anche questi miei articoli; è il momento di mettere mano seriamente alla vicenda che sto segnalando in modo da concretizzare anche visivamente la corretta applicazione delle norme in materia di sicurezza che sicuramente non mancano. E questo deve avvenire, sottolineo “deve”, anche al di là della probabile carenza di fondi; il compito-dovere di chi attende alla sicurezza è quello di controllare, relazionare e chiedere i provvedimenti del caso, tra cui anche la chiusura dell’intera area. Alla prossima.
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