SALERNO – Essendo un italiano medio, molto medio, anche io come tanti cittadini di questo Paese sono assillato dal pensiero se votare per il SI o se votare per il NO; in questo momento, nonostante i forti dubbi, ho una sola certezza: “andare a votare” per poter partecipare ad una delle più grandi rivoluzioni della storia democratica nazionale. Votare per cambiare la Carta Costituzionale, difatti, dovrebbe essere ritenuto da tutti un momento esaltante a ricordo del passato ed a garanzia del futuro nell’ottica del mantenimento del presente e di un passaggio del testimone tra vecchie e nuove generazioni politico-istituzionali. Questa, al di là del bicameralismo e del monocameralismo, è l’essenza della vera democrazia che nel nostro Paese viene esercitata tuttora meglio che in tantissimi altri Paesi dell’occidente, nonostante le mille perplessità e i tantissimi difetti con sospetti di autoritarismo e varie “puzze di regime”. Ma il passaggio del testimone non deve mai assumere l’aspetto della baldanzosa e irriverente tracotanza da parte delle nuove generazioni e neppure la stoica resistenza ai limiti della pura filosofia delle vecchie classi dirigenti che hanno, comunque, prodotto seri guasti al perfetto sistema di bilanciamento democratico; sbilanciamento che nel presente si scontra pesantemente con l’irruenza giovanile e con i “nuovi guasti” che essa trascina con se. Soltanto se abbiamo ben chiari questi principi potremo andare in massa nelle cabine elettorali per esprimere il nostro si o il nostro no. Dicendo queste cose non sto inventando niente e neppure scopro l’acqua calda; tutto questo è emerso con chiarezza nella tarda serata dello scorso 28 ottobre nella trasmissione che Enrico Mentana conduce su La/7 che ha raggiunto picchi di ascolto elevatissimi grazie all’incontro-scontro tra il presidente del consiglio Matteo Renzi e il sindaco di Nusco Ciriaco De Mita. Una trasmissione coraggiosa ma che non ci aiuta a scegliere tra il si e il no; difatti abbiamo assistito e preso atto della baldanzosa ed a tratti irriverente tracotanza del premier che si è scontrata con la stoica resistenza ai limiti della pura filosofia dell’ex premier ed ex segretario nazionale della Democrazia Cristiana. Dal mio modesto punto di vista non si può abbattere (sarebbe meglio dire “rottamare”) tutto il passato (vecchie generazioni) perché fuori dalle logiche velocissime del mondo globalizzato, ma non si può nemmeno far passare il presente (nuove generazioni) come incapace di ragionare a 360° sulle grandi scelte politico-istituzionali capaci di garantire il futuro. Se facciamo un passo indietro nell’Italia degli anni ’60, proprio in quell’Italia che vide la nascita di De Mita come uomo politico, saremo costretti a riconoscere che “quella classe politica”, ora ritenuta incapace e da rottamare, ci aveva portato ad un passo dalla conquista metaforica della “Luna” con il famoso “miracolo economico”, mirabilmente descritto da Michele Mezza (docente di culture digitale presso la Federico II di Napoli) nel libro “Avevamo la Luna – L’Italia del miracolo sfiorato, vista cinquant’anni dopo” in cui si passa da Giovanni XXIII a Francesco, da Olivetti a Marchionne passando per Moro e Grillo, un miracolo che, forse a causa della complicità del famigerato ’68, della lenta decadenza del “potere della politica” e della progressiva presa dello Stato da parte della magistratura, si è passo dopo passo annacquato finendo con lo scomparire nei meandri della “crisi economica” del 2008. Così come la vecchia classe politica non può chiudersi a riccio contro l’insopportabilità dell’arroganza giovanile in quanto dovrebbe avvertire la necessità, se non proprio il dovere, di assumere la funzione di cuscinetto tra il passato e il presente, tra il vecchio e il nuovo per garantire il futuro. Semplice a dirsi, difficile a realizzarsi; anche perché gran parte delle giovani leve politico-istituzionali sono state trascinate nel discorso suggestivo ed ingannevole della rottamazione con la negazione decisa e precisa del passato sull’onda mediatica di un grande comunicatore come Matteo Renzi. Le nuove leve dovrebbero fermarsi e ragionare un po’, per capire che, ammesso che nell’immediato possano anche raggiungere l’obbiettivo di rottamare questo o quel personaggio, nel medio termine sicuramente si ritroveranno allo sbando senza più una guida e rischieranno di finire massacrati sotto i fendenti degli stessi vecchi rottamati che, certamente, sono più esperti nelle strategie politiche a lungo termine. Ebbene nel corso della lunga trasmissione di Mentana è emerso tutto questo e la mia inquietudine è cresciuta perché non mi sono sentito garantito dalla baldanzosità di Renzi e neppure tutelato dalla enorme esperienza politica di De Mita; difatti il primo ha involontariamente mostrato alcune sue carenze e la sua inesperienza coperte dalla baldanzosa e irriverente tracotanza, mentre l’altro ha manifestamente scoperto l’altra cattiva faccia della medaglia rappresentata dalla insopportabile saccenza che rasenta la pura filosofia. Come tanti, quindi, dovrò ancora riflettere su come esercitare il mio diritto di voto.
direttore: Aldo Bianchini