SALERNO – Sarà un commissario o un presidente a gestire la difficile fase dell’accorpamento del porto di Salerno nella grande “Autorità di Sistema” ? E’ questa la domanda che da più parti, compresa la stampa, ci si pone perché nel momento in cui la riforma varcherà i cancelli del recinto, in cui sembra incastrata, tutte le Autorità Portuali interessate dovranno cessare ogni loro attività per effetto della stessa legge di riforma che sembra non aver previsto qualche meccanismo ufficiale ed atto a tutelare, soprattutto, il lungo periodo della moratoria di 36 mesi concessa dal governo nazionale all’Autorità Portuale di Salerno. E dato che davvero non è possibile pensare ad una realtà importantissima come quella salernitana senza un “sicuro timoniere” è assolutamente agevole pensare che lo stallo sarà risolto nel giro di appena qualche secondo e che per quanto riguarda Salerno il presidente Andrea Annunziata rimarrà al suo posto di timoniere senza badare troppo al fatto se la qualifica da attribuirgli risponderà al nome di “commissario o di presidente”. Dunque un vulnus alquanto risibile e facilmente superabile che non può e non deve essere utilizzato pro o contro l’attuale presidente sulla base e prima di preoccuparci di quello che sarà la composizione e il ruolo del “comitato dei rappresentanti del porto salernitano” (preoccupazione che suona molto di interesse); invece, nei panni di chi dovrà decidere, mi preoccuperei piuttosto “della persona destinata a sovrintendere la futura Autorità di Sistema Portuale che non è come un candidato politico che deve essere eletto dai cittadini per una determinata carica e quindi è tenuto a far conoscere la sua posizione programmatica in merito alle problematiche che andrà ad affrontare in caso di elezione” (scrive l’arch. Gaetano Perillo in un suo commento). Senza mai dimenticare che una così grande AdS avrà un impatto molto significativo non solo sul territorio provinciale (come è stato per l’Autorità di Salerno) ma su tutto il territorio regionale con ricadute, economiche ed occupazionali, che potrebbero andare ben oltre i confini regionali e nazionali. Questo in un quadro di vera e propria rivoluzione della gestione “risorsa mare” che solo uomini capaci e sperimentati potranno assicurare nell’immediato futuro; “ecco quindi perché i cittadini campani, pur non essendo chiamati ad esprimere alcun voto in proposito, dovrebbero poter conoscere di quali specifici programmi sono portatori i possibili aspiranti alla carica di Autorità di Sistema Portuale del Medio Tirreno, e su quale terreno si muoveranno per una loro concreta attuazione, sia nei confronti con gli Organi istituzionali che nei rapporti con i soggetti pubblici e privati che operano nel settore” (continua l’arch. Perillo). Questa redazione non seguirà sicuramente le correnti imprenditoriali e politiche del momento ma cercherà, come chiede Perillo, di capire, spiegare e giudicare le prossime mosse politiche che già si adombrano sullo sfondo della bagarre in corso tra governo e regione per il posizionamento degli uomini fidati come tasselli importantissimi sulla scacchiera del potere senza tener conto delle qualità intrinseche che un commissario o un presidente dovrebbe sempre portare con se. Non sappiamo se la cosa è possibile, ma si potrebbe anche pensare ad una pubblicazione preventiva dei curriculum di chi entra sia nella rosa dei nominabili che in quella più vasta dei candidabili. Ma come sempre accade ci vorrà del tempo, non siamo un Paese dalle spiccate capacità decisionali in tempi brevi e ravvicinati
direttore: Aldo Bianchini
Intanto, ma solo per motivi di attribuzione del titolo giusto, sono ingegnere navale e meccanico e le mie conoscenze di architettura riguardano la Statica e la Dinamica della Nave, due branche del corso di Architettura Navale parte integrante del ciclo di studi previsto per il conseguimento della laurea. Ciò premesso, ringrazio la dr.ssa Maddalena Mascolo per aver ripreso la linea di pensiero che aveva guidato un mio precedente commento sul tema della nomina del futuro Presidente dell’AdSP del Medio Tirreno. A conferma di quanto si legge sui mezzi di informazione – per una serie di motivi non ultimi eccessi di campanilismo fra Napoli e Salerno (meglio se si evitassero!!) – era prevedibile che tutto l’iter dell’accorpamento prescritto dalla legge per i porti campani sarebbe avvenuto non in maniera “indolore”. Ora si stanno palesando in tutta la loro evidenza anche le “manovre e le insidie” di cui è costellato il cammino per arrivare alla Presidenza della nuova Autorità di Sistema. Non immagino quanto possa risultare positivo per il porto di Salerno il periodo transitorio (di 18 o 36 mesi?) che è stato concesso prima di passare all’assetto definitivo. In generale, quando si parla di commissariamento, si è portati ad abbinare a tale termine situazioni di precarietà di varia natura che vanno fronteggiate con misure e provvedimenti ad hoc e per la cui gestione viene nominata una figura professionale specificamente delegata, un “commissario” appunto. Non è certo questa la condizione in cui versa lo scalo salernitano. Eppure, non mi sento di escludere che specie chi non è addentro ai lavori possa essere indotto a pensare a quanto di negativo evoca quel termine. Se poi la legge di riforma non ha neanche previsto “qualche meccanismo ufficiale ed atto a tutelare, soprattutto, il lungo periodo della moratoria” (come riportato dalla dr.ssa Mascolo), allora veramente si corre il rischio che pastoie burocratiche e/o grovigli normativi contribuiscano a distogliere l’attenzione dal core business del porto e indurre a focalizzarsi su altri obiettivi. E non sarebbe questa la migliore situazione da augurarsi per il bene della struttura. Per essa, oltre alle attività di routine – comunque impegnative – sono programmate importanti opere di potenziamento e ammodernamento la cui conclusione è di vitale importanza. Porta Ovest, dragaggio e abbassamento dei fondali, riconfigurazione di moli e banchine, messa a regime della Stazione Marittima, ecc. richiedono un impegno continuo perché vengano portati a compimento. Solo una adeguata competenza, abbinata a professionalità e pieno convincimento nel proprio agire, possono assicurare la riuscita di quanto ora programmato, fermo restando che, dal mio punto di vista e come già in altre occasioni sostenuto, non devono essere trascurate altre opere infrastrutturali che attengono alla intermodalità dei trasporti terrestri. È normale quindi che si conosca il curriculum di ciascuno dei nominabili o candidabili per le cariche di “commissario o presidente” e per i componenti del “comitato dei rappresentanti del porto di Salerno”. Ma deve ritenersi altrettanto normale che ciascuno di essi renda nota la linea di programma che caratterizzerebbe la sua azione, in modo da vagliarne la validità e le prevedibili ricadute sul territorio. Si avrebbero così probanti elementi di giudizio per valutare se la scelta sarebbe avvenuta in primis quale effetto di “simpatie o antipatie di varia natura”; per di più, i responsabili delle designazioni conoscerebbero oltre a titoli accademici ed esperienze professionali anche intenti e programmi dei papabili; gli operatori del settore e gli stessi abitanti gravitanti nei circondari degli scali marittimi sarebbero in grado di orientare proprie scelte economiche produttive e occupazionali in conformità e in funzione dei prevedibili assetti operativi degli scali stessi nonché delle altre attività al contorno.