SALERNO – Sarebbe sufficiente la frase “non avete altro capo all’infuori di me” sapientemente utilizzata dal direttore de La Città nel suo fondo del 18 settembre 2016 per disegnare i contorni di un “sistema di potere”, di quel sistema di potere di cui mi occupo con la presente inchiesta giornalistica giunta alla sua 24esima puntata. Ma ogni sistema di potere, degno di questo nome, ha necessariamente bisogno di un dossier che io ho denominato “Dossier Salerno” per ricordare quell’altro dossier che, invece, fu posto alla base della disintegrazione del sistema di potere contiano-delmesiano che, in pratica, ha preceduto quello deluchiano. Con una variante molto significativa, il sistema di potere precedente era durato una decina di anni mentre quello attuale è in sella da almeno ventitre anni; ed è quanto dire. I dossier sono, comunque, di almeno due specie; c’è il dossier che raccoglie soltanto fango da rovesciare sul malcapitato prescelto (dossier aggio) e c’è il dossier in cui possono essere raccolti tutti gli elementi che hanno determinato e consentito la nascita, la crescita e l’affermazione di un “sistema di potere” finalizzato esclusivamente al potere. Potere, una parola che affascina, trascina e travolge, sempre e comunque; per potere, in termini giuridici, si intende la capacità, la facoltà ovvero l’autorità di agire, esercitata per fini personali o collettivi; più in generale il termine viene usato per indicare la capacità vera o presunta di influenzare i comportamenti di gruppi umani. Ma le spiegazioni del potere che più mi piacciono sono quelle che danno il sociologo, economista e storico tedesco Max Weber ed il sociologo, filosofo e storico francese Raymond Aron. Il primo sostiene che “Il potere è la possibilità che un individuo, agendo nell’ambito di una relazione sociale, faccia valere la propria volontà anche di fronte a un’opposizione”; il secondo che “La consegna ad uno o ad alcuni della capacità (riconosciuta legittima) di stabilire regole per tutti, di imporre a tutti il rispetto di queste regole o in conclusione di prendere decisioni obbligatorie, in fatto o in diritto, per tutti”. In buona sostanza io personalmente penso che il potere, il vero potere, sia caratterizzata da quella qualità di condizionare il pensiero e l’azione degli altri senza mai ordinare e senza mai chiedere direttamente. E’ questa, a mio sindacabile avviso, la eccellente qualità caratteriale e la istintiva propensione al comando del governatore Vincenzo De Luca che ha costruito intorno a se un gruppo di personaggi da ritenere fedelissimi e disponibili a tutto pur di rimanere nel cosiddetto “cerchio magico” che, comunque, l’astuto kaimano sfascia, ricuce, modella, modernizza ed aggiorna mano a mano che l’evoluzione del tempo e il susseguirsi dei fatti lo inducono a fare; soltanto così è riuscito a superare tutte le tempeste che in politica sono pane quotidiano e tutti gli attacchi (e sono stati tantissimi) giudiziari scaricatigli addosso. Ma chi sono, o chi potrebbero essere questi personaggi eccellenti che in Regione a Napoli e al Comune a Salerno consentono al kaimano il controllo assoluto dell’azione politica ed amministrativa nell’intera regione Campania. Per quanto attiene il governo regionale il giornalista Vincenzo Iurillo (Il fatto quotidiano) ha provato ad elencarli ed a descriverli, uno per uno, nel suo approfondimento del 25 febbraio 2016 con cui ha ridefinito il cerchio magico come “l’esercito delle 13 poltrone ovvero l’esecutivo parallelo”.
“”Una giungla di personaggi affolla una camera di compensazione degli equilibri di partito. Molti di questi sono sconosciuti e con deleghe leggere. Ma c’è chi pensa che siano loro la vera giunta e che abbiano più potere dei 9 assessori ufficiali. In barba alla scaramanzia, Vincenzo De Luca ne ha scelti 13. Sono “i consiglieri del presidente della Regione Campania”. Tantissimi. Per capirci, come ricorda Simona Brandolini sul Corriere del Mezzogiorno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è fatto bastare 11 consiglieri. Ma De Luca è l’uomo dei record. Ed è un record questa giungla di personaggi che affolla una camera di compensazione degli appetiti della politica e degli equilibri di partito, fino a formare un esecutivo “parallelo” e ingombrante rispetto ai 9 assessori ufficiali. Molti dei quali perfetti sconosciuti e con deleghe leggere (le più importanti sono rimaste a De Luca e al vice Fulvio Bonavitacola). Infatti tra i consiglieri del Governatore, confusi tra tecnici di valore, troviamo: trombati, assessori mancati, eletti in consiglio, segretari di partito, ras delle preferenze, impresentabili. I nominati sono felicissimi, anche se l’incarico in qualche caso è a titolo gratuito. In certi casi però, pesa come e più di un assessorato. Prendete l’ultimo della combriccola, Franco Alfieri, il deluchiano sindaco Pd di Agropoli (92% al primo turno), il furbetto della multa. Voleva candidarsi in Regione senza dimettersi da primo cittadino e si inventò il ricorso a una contravvenzione per decadere e lasciare la giunta al suo vice. Fu tolto dalla lista dem in extremis anche perché indagato per corruzione (accuse poi cadute in prescrizione). Così ha ritirato il ricorso, è rimasto sindaco, ha puntato a un ingresso in giunta regionale, ma alla fine De Luca lo ha nominato “consigliere alla caccia, pesca e agricoltura”, settore che dispensa fior di finanziamenti. Ambivano a diventare assessori e hanno dovuto ripiegare a consiglieri il Pd Mario Casillo, mister 31.307 preferenze, delegato al Grande Progetto Pompei; l’Udc Biagio Iacolare (delega al Demanio), mediatore del patto tra De Luca e De Mita; forse anche Aniello Di Nardo, segretario campano delle macerie di Idv. Di Nardo, dentista, è “consigliere alla Protezione Civile”, di cui è stato già direttore della scuola regionale, all’epoca nominato da Antonio Bassolino. Luca Cascone, ex assessore ai Trasporti a Salerno, è stato eletto consigliere regionale, De Luca lo ha voluto proprio “consigliere ai Trasporti”. Enrico Coscioni, candidato in “Campania Libera”, invece non ce l’ha fatta. Ma De Luca lo ha ripescato: docente di scienze infermieristiche, nominato “consigliere per la Sanità”. Infine: Sebastiano Maffettone (Cultura), Costantino Boffa (alta velocità Napoli-Bari), Patrizia Boldoni (Turismo), Mario Mustilli (Economia), Paolo De Joanna (Rapporti Istituzionali),Francesco Caruso (Relazioni Internazionali), Uberto Siola (Governo del Territorio). C’è chi pensa che i 13 siano la vera giunta, e gli assessori fanno solo contorno””.
Naturalmente l’elenco di Iurillo si ferma a febbraio 2016, lo stesso elenco è stato ampliato in questi ultimi mesi e tra i nomi di spicco c’è anche il neo assessore al turismo, avv. Corrado Matera, salito in cattedra grazie alla spartizione del potere imposta a De Luca (ho detto imposta !!) da Luigi Cobellis, uno dei capi dell’ UdC regionale ed uno dei padri padroni della sanità privata campana. Ma sull’assetto regionale del “sistema di potere deluchiano” certamente non mancherò di ritornare, anche se oggi come oggi mi interessa di più evidenziare il sistema di potere con cui in maniera rigida e intangibile il “capo dei capi” (cos’ definito da La Citta del 18.09.16) governa la città e la provincia di Salerno e “schiaccia sotto i piedi” un intero consiglio comunale legittimamente eletto nella città capoluogo di provincia. Nel salone di marmi, storicamente prestigioso per aver ospitato il primo governo Badoglio post bellico, sembra ormai essere stata distesa a tutto muro lo striscione con la scritta “NON AVETE ALTRO CAPO ALL’INFUORI DI ME” che fa il pari a quello striscione, più festoso e umanamente comprensibile (anche se non giustificabile) esposto in Piazza Portanova da un povero cristo nel bel mezzo di un comizio elettorale dell’ex sindaco di Salerno “Vicienz me pat a me”. L’altro giorno (venerdì 16 settembre 2016) c’è stata a Salerno una riunione di maggioranza nella sala giunta del Comune; una riunione che, secondo il dettame della buona politica, dovrebbe essere accessibile soltanto ai consiglieri comunali ed agli assessori di maggioranza. Invece a quella riunione si è presentato, insalutato ospite, Piero De Luca (figlio di Vincenzo) che non ha alcun titolo per una simile presenza in sala giunta per lo svolgimento di una riunione esclusiva della maggioranza. Insomma i due figli del capo (Roberto è assessore e ha diritto !!) insieme appassionatamente a zittire le presunte legittime istanze dei consiglieri; una cosa incredibile ed altrettanto sgradevole che è giusto riportare così come è stata scritta su La Città del 17 settembre 2016 dalla brava Angela Caso.
“SALERNO. Doveva essere una riunione per rasserenare gli animi, ma l’obiettivo non è stato raggiunto. Il vertice che il sindaco Vincenzo Napoli aveva convocato ieri mattina per avere un chiarimento con i consiglieri comunali della sua maggioranza, si è trasformato in un braccio di ferro. Motivo principale del contendere: la decisione di tagliare i gettoni di presenza degli eletti. La riunione si è tenuta nella tarda mattinata alla presenza, tra gli altri, dei due figli di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, Roberto (assessore al Bilancio) e Piero (non si sa a che titolo). Ed è stato proprio quest’ultimo a rimproverare i consiglieri comunali per l’atteggiamento tenuto in questi primi mesi di consiliatura. —Le notizie che sono uscite in questi giorni fanno male all’amministrazione– avrebbe detto nel corso del suo intervento per poi aggiungere –in questo modo si rischia di rovinare tutto il lavoro fatto da mio padre e i meriti che lui ha avuto–. Ma le parole non hanno sortito l’effetto sperato. I consiglieri hanno fatto capire chiaramente di non aver apprezzato la decisione di procedere con il taglio prima ancora che fosse chiesto un parere a chi di competenza, come era stato deciso in un precedente incontro (e come invece si è deciso di fare per quanto riguarda gli stipendi della giunta) e, soprattutto, il fatto che ci fosse stata un’accelerata sui tempi di emanazione della determina nonostante ci fossero state rassicurazioni che il provvedimento non sarebbe stato approvato a breve termine”.
Intendo chiarire subito un concetto essenziale; io non ce l’ho con il figlio di Vincenzo De Luca, Piero, che pure ha avuto la faccia tosta di presentarsi arrogantemente in una riunione senza averne alcun titolo, questo fa parte dell’ideale di etica che ognuno di noi possiede; io me la prendo, ed anche brutalmente, con tutti gli altri presenti alla riunione che, avendone titolo, potevano e dovevano, senza se e senza ma, buttare fuori l’intruso a costo poi di dimettersi e tirarsi fuori da un sistema aberrante di potere che non porterà da nessuna parte, soprattutto per i personaggi di secondo piano i quali, forse, amano essere schiacciati sotto i piedi. Insomma se ci sono soggetti che consentono ad un giovanotto di fare e dire ciò che vuole e dove vuole, l’arroganza e la protervia di chi li schiaccia diventa quasi giustificabile.
Mi sono sempre chiesto, e mi chiedo, se c’è ancora un briciolo di dignità; macchè i consiglieri comunali di Salerno invece di pensare a ristabilire il tasso della loro personale dignità (anche perché se presi singolarmente ognuno di loro ha dignità da vendere !!) l’hanno abbandonata a se stessa ed hanno pensato soltanto agli interessi e si sono schierati contro la riduzione di un misero gettone. Mi spiego meglio, i consiglieri comunali di maggioranza non hanno violentemente buttato fuori un intruso ma hanno pensato solo a difendere la propria tasca, buttando alle ortiche la loro dignità, tutti colpevoli. Vergogna !! E pensare che la gente comune li ha votati e li ha eletti a rappresentarla nel massimo consesso cittadino.
Ma tutto questo può accadere, come accade, in un palazzo di città in cui il sindaco legittimamente eletto non ha ancora preso possesso della sua stanza, perché quella è ancora la stanza del capo.
Nelle prossime due puntate di questa inchiesta parlerò di un personaggio e di una data. Il personaggio è il compianto on. Francesco Curci (deceduto il 13 settembre 1996); la data è quella del 5 luglio 1993. Due momenti topici e necessari per ampliare la rosa di ipotesi poste alla base della nascita del “sistema di potere deluchiano”.