PETROSINO-CERTOSA-FLUSSI TURISTICI: qualcosa non funziona ?

 

Aldo Bianchini

PADULA – Non ho potuto assistere alla celebrazione del “Premio Internazionale Joe Petrosino” (giunto alla sua quindicesima edizione) che annualmente si dipana tra le mura della Certosa di San Lorenzo o in altri siti padulesi. Le cronache raccontano dell’ennesimo successo della manifestazione con l’ostentata e appariscente parata di stelle come il sindaco di Padula Paolo Imparato, il presidente dell’Associazione Internazionale Joe Petrosino Vincenzo Lamanna e il pronipote del grande poliziotto Nino Melito (Petrosino) e tanti altri ospiti eccellenti tra i quali: il viceprefetto di Salerno Vincenzo Amendola, il senatore Mario Giarrusso, il tenente Davide Acquaviva, comandante della Compagnia Carabinieri di Sala Consilina, il maresciallo Filippo Maniglia, Comandante della Stazione di Padula, il luogotenente Giuseppe Iannarelli, Comandante della Tenenza della Guardia di Finanza di Sala Consilina, e rappresentanti della Questura di Salerno, Sergio Cirelli, presidente ANPS sez. New York- New Jersey. Il rischio più grosso per queste manifestazioni è l’eccessiva ricerca di soggetti da premiare che, fatalmente, potrebbe far abbassare il livello qualitativo della stessa manifestazione. Un premio è un premio e, a mio sindacabile avviso, dovrebbe essere conferito anno dopo anno ad una sola persona scelta, dopo un attento esame dei curricula, tra una rosa di candidati (del tipo nomination) anch’essi scelti con cura. Una parata andata in scena sabato 10 settembre 2016 nella sala convegni della Certosa, sita nella parte di struttura che è gestita direttamente dal Comune di Padula e, quindi, assolutamente indipendente dalla eventuale supervisione della direttrice del monumento, Emilia Alfinito, che intendo chiamare in causa almeno per una delle due osservazioni che mi accingo a fare. La prima considerazione è quella che il prorompente Nino Melito non riesce a miscelare l’immagine del pro-zio Joe con quella, forse più importante ma meno conosciuta, della Certosa nel mondo. Non ci riesce, a mio avviso, per colpa soltanto di chi amministra il monumento patrimonio dell’umanità; una colpa che supera addirittura quella costante del Comune che a tratti brilla come qualità e percentuale di interesse ed a volte è latitante. Credo che la direttrice Alfinito, nella sua autonomia e indipendenza, lontanissima da discorsi di natura politica e di convenienza elettorale e solo nell’ottica delle linee guida dettate dal Polo Museale, possa e debba fare molto di più per regalare alla “sua Certosa” tutte quelle professionalità culturali-ricreative che potrebbero essere reperite sullo stesso territorio. La direttrice potrà anche dire che il suo compito è un altro, e che certamente quello di curare le manifestazioni culturali non è il suo compito specifico, ma non si può sottacere l’esigenza di allargare gli orizzonti esterni della Certosa sui vari e diversificabili interessi che dovrebbero essere calamitati dalla stessa Certosa per il suo definitivo rilancio. Invece a Padula pare esserci stata una spartizione parcellizzata del grande e storico monumento: questo a te e quello a me, tra Comune e Soprintendenza; un aborto che solo da noi può esistere; perché sembra non esistere in nessuna altra delle tante realtà nazionali. Un aborto storico che affonda le sue radici nel passato remoto e che di sicuro non chiama in causa l’amministrazione comunale attuale, anche se la stessa dovrebbe attivarsi meglio per la risoluzione del grave problema. Siamo all’assurdo che la direttrice Alfinito è responsabile del monumento fino alle scale di accesso e che il Comune lo sia su tutto il resto. Una vergogna che sembra non avere pari in tutto il mondo, una vergogna voluta non si sa bene da quale scienziato governativo. E non c’è niente che possa spostare, neppure di un millimetro, questa spartizione; facile capire che quando una parte accende una luce l’altra può anche spegnerla. A proposito delle luci sarà necessaria una riflessione a parte. Ma su tutto questo complesso argomento sarà necessario ritornare con ulteriori approfondimenti anche perché, sembra, che la direttrice Alfinito dal punto di vista tecnico non può disporre neppure di una guida autorizzata dalla Regione in quanto le guide autorizzate (pare che a Padula ce ne sia una sola stando alle indicazioni telefoniche della reception, anche se voci interne sussurrano che ce ne sono almeno due ma che la seconda viene puntualmente tenuta lontana dai flussi turistici ufficiali !!) operano all’interno della struttura gestita dal Comune e quindi fuori dal controllo della direttrice che, comunque, potrebbe esercitare il suo ruolo dal momento in cui le guide mettono piede sulle scale ed entrano nella parte di competenza della Soprintendenza. Si scoprirebbe facilmente che appaiono e scompaiono anche “guide abusive” e che qualcuna di queste ultime ha ricevuto e accompagnato addirittura Vittorio Sgarbi nel suo giro in Certosa di qualche settimana fa. E veniamo alla manifestazione di domenica 11 settembre scorso; una manifestazione che come al solito ha avuto un grosso impatto mediatico, anche se solo nel piccolo mondo antico dell’informazione locale e non solo per le carenze dell’ufficio stampa. Le manifestazioni ideate, volute e organizzate da quel mostro storico e rappresentativo che risponde al nome di Nino Melito meriterebbero ben altre platee e ben altri imponenti strutture per dare al suo avo la giusta dignità di un grande. Oltretutto la professionalità e il senso del dovere dei premiati meritava un contesto scenico decisamente più importante e selezionato. “”L’importante riconoscimento in memoria del poliziotto, figlio di Padula, distintosi per la lotta alla Mano Nera negli States è stato conferito al Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, al Maresciallo Marco Bitetti della Stazione Carabinieri di Secondigliano, finita nel mirino di un raid a colpi di kalashnikov nell’aprile scorso, a Giuseppe Costanza, collaboratore del giudice Giovanni Falcone e scampato alla strage di Capaci, e a Giovanni Paparcuri, sopravvissuto all’attentato in cui perse la vita il giudice Rocco Chinnici”” (fonte e foto di Ondanews). Ma in merito all’immensa verve organizzativa del patron del premio, Nino Melito, mi sento di poter aggiungere che questa “capacità professionale e organizzativa” di un figlio della terra padulese non andrebbe dispersa e la stessa direttrice Alfinito potrebbe, o meglio dovrebbe, aprire gli occhi e guardare alle capacità di Nino non come un pericolo ma come un valore aggiunto anche per la rinascita definitiva della Certosa.

 

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