SALERNO – Raramente mi faccio prendere e travolgere dagli ingranaggi malefici della cronaca a tutti i costi; prediligo l’approfondimento che raramente restituisce qualcosa in termini di popolarità soprattutto quando non si ha a propria disposizione un organo d’informazione in grado di raggiungere migliaia e migliaia di utenti. Faccio, per questa volta un’eccezione e mi lancio nella cronaca per salutare l’arrivo sul palcoscenico molto ristretto degli oppositori-sinceri (cioè senza pregiudizio !!) di Vincenzo De Luca di un quotidiano salernitano “La Città” che sia nel capoluogo come in provincia è molto letto, forse anche più de Il Mattino che da un po’ di tempo a questa parte batte la fiacca. Naturalmente l’arrivo de La Città è assolutamente tardivo, ma meglio così, il necessario è cercare di far capire alla gente gli errori e le esagerazioni di colui il quale lo stesso quotidiano definisce “il capo dei capi” (La Città del 4.9.16); non per desiderio di azzerare a tutti i costi il dominio deluchiano ma per salvare il diretto interessato e tutto il suo cerchio magico dalla fine ingloriosa e dolorosa che si affaccia all’orizzonte. Fa specie, però, leggere su quel quotidiano le firme di tanti giornalisti che fino ad ieri erano impegnati soltanto a magnificare e lodare le azioni, anche quelle un po’ squalliducce, del kaimano e che soltanto da qualche mese hanno messo in campo tutta la loro bravura per bacchettare l’ex sindaco. Probabilmente, per questo cambiamento, è stato necessario l’arrivo del nuovo direttore Stefano Tamburini che sicuramente è il portatore di un progetto che viene dall’alto e che non riesco ancora a capire. Dopo 23 anni di continua e costante opposizione al “sindaco dei sindaci” e dopo aver attraversato ogni sorta di tempesta mi sento abbastanza stanco (anche per via dell’età) e sono disponibile ad aprire le porte di quel palco ristretto per consentire ai più giovani di recuperare gli errori del passato e riproporsi all’attenzione del grande pubblico. Facciano, però, attenzione tutti a non ripetere e riproporre pari pari tutto quella che prima ho detto in tv e poi su questo giornale online nel corso di questi ultimi ventitre anni, fin da quando nel lontano 5 dicembre 1993 è iniziata ufficialmente l’era deluchiana. Nella precedente puntata di questa lunga storia ho cominciato a parlare, in chiave ricostruttiva, della grave vicenda che riguarda tutta la Piazza della Libertà fatta oggetto di numerose inchieste giudiziarie, quasi a dimostrazione che su quella piazza il grande capo ha impegnato e giocato tutto il suo “sistema di potere” per azzerare le critiche e tenere lontano i detrattori ed, infine, per tacitare tutte le aspirazioni dei singoli componenti del cerchio magico ma anche di quelli che, al di là del cerchio, hanno capacità di dialogo diretto con l’unico capo riconosciuto. L’ho già scritto ma volentieri lo riscrivo a beneficio di tutti, ivi compreso Alfonso Buonaiuto che proprio in queste ore viene bersagliato dal quotidiano La Città e viene indicato come “un fedelissimo a rischio”: “Dovete stare attenti ai giudici perché tutto quello che non hanno fatto o potuto fare contro il capo lo faranno con crudezza e senza sconti contro di voi … fate in modo da non dover scappare attraverso le finestre e i balconi dei palazzi del potere deluchiano … anche perché lui vi butta a mare senza pensarci neppure un secondo”. Emblematica la barzellettistica inchiesta napoletano su Nello Mastursi, il giudice Scognamiglio ed altri; sembra che per la Procura di Roma e per essa per il capo Giuseppe Pignatone “De Luca poteva non sapere” e, quindi, probabilmente tutti a giudizio tranne lui. Ma di fronte al “libero convincimento” dei magistrati dobbiamo continuare ad arrenderci, purtroppo. Dunque, tra le tante inchieste giudiziarie su Piazza della Libertà quella che più delle altre ha sollevato l’attenzione del grande pubblico è sicuramente la “variante di 8 milioni di euro su Piazza della Libertà” che ha messo a nudo la crudezza del sistema di potere sul quale ho incentrato la presente inchiesta giornalistica che è e resta, lo ripeto, una semplice inchiesta giornalistica. Non è stato tanto lo spessore dell’inchiesta giudiziaria a stuzzicare la fantasia della gente comune, piuttosto le numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali che sono fuoriuscite dalle maglie del riserbo della stessa inchiesta; ma il valore emblematico di questa vicenda giudiziaria che altro non è se non l’epilogo di una trasformazione del sistema di potere che prese le mosse dal primo quinquennio deluchiano per arrivare al “sistema di potere per il potere” attuale e che pone le basi per il sistema del futuro, ancora più intrigante e pieno di dubbi e perplessità. Ma la vicenda che poteva, forse, sfondare il velo di omertà che copre tutto il sistema, ha avuto degli improvvisi ed imprevedibili cambiamenti fino ad arrivare anche a specifiche diversificazioni delle richieste da parte dei PM inquirenti che hanno privilegiato soltanto la pista amministrativa e non quella politica che, pure, è rimasta e rimarrà imbrigliata nell’eventuale processo per molto tempo. Questa diversificazione delle richieste, a mio avviso, è la chiave di lettura dell’inchiesta che era stata avviata decisamente bene nella ricerca del vero sistema di potere e che si è trasformata, sul finire, in un’accettazione giudiziaria parziale di quel sistema che emerge in tutta la sua chiarezza. Sarà, però, necessario chiarire l’esistenza e il ruolo dei personaggi compresi nel cerchio magico occasionale che puntualmente hanno scavalcato ogni possibilità decisionale e di controllo da parte delle strutture comunali. Una strada diversa, a mio sommesso avviso, non porterà i giudici da nessuna parte, soprattutto non li porterà alla scoperta della verità. La verità si scopre soltanto se le inchieste verranno esaminate e scandagliate tutte insieme; parlo del tesseramento, della piazza, del termovalorizzatore, ecc. ecc. Soltanto così potranno essere capite e chiarite le tante stranezze, le improvvise fortune economiche di qualche tecnico, la presenza di “grand commis” nei cantieri e i fatturati di Mario Del Mese, nell’ottica di verificare se il sistema attuale è riconducibile o è molto simile a quello che diede il via alla tangentopoli nazionale agli inizi degli anni ’90 e che, per gli aspetti salernitani, fu molto eloquente l’allora gip Mariano De Luca che descrisse alla perfezione il degrado in cui erano sprofondate tutte le istituzioni cittadine. Nelle puntate precedenti ho scritto che se si vuole davvero raggiungere la verità bisogna seguire il flusso del denaro a cominciare dagli espropri dei suoli del termovalorizzatore portati a compimento quasi sempre dagli stessi avvocati con pratiche altamente remunerative e molto suggestive dal punto di vista del potere relazionale con i vari sistemi esistenti in città. Capisco anche l’oggettiva difficoltà dei magistrati che nell’esercizio della loro azione penale non trovano neppure una firma riconducibile all’apparato politico ma trovano logicamente le firme dei funzionari che altro non possono fare se non firmare o soccombere. Va anche detto che l’unico caso in cui i magistrati hanno afferrato al volo una firma riconducibile all’apparato politico hanno, con serenità e serietà, messo in piedi un processo che aveva portato alla condanna di De Luca in primo grado con le conseguenze della decadenza da sindaco; condanna poi cancellata dalla Corte di Appello. E pensare che quell’unica firma scaturì dal fatto che De Luca in quel momento non firmava da sindaco ma come commissario di governo per il termovalorizzatore, così come ha firmato sempre da commissario gli espropri. Seguire il flusso dei soldi, dicevo prima; sarebbe sufficiente, ad esempio, accertare di chi sono le firme autorizzative per l’impermeabilizzazione della piazza o chi ha chiesto, sempre per esempio, il preventivo alla soc. Drytec per capirne di più. Non solo, sarebbe anche giusto accertare a chi sono state pagate parcelle professionali abbastanza onerose da parte della Esa Costruzioni, per improbabili progetti esecutivi, per scoprire qualche altra cosa e soprattutto per scoprire che in quel cantiere si faceva esattamente tutto quello che veniva deciso fuori dal cantiere, in luoghi diversi (anche dal balcone !!), tranne quello che era stabilito secondo legge. Allora davvero esiste questo sistema di potere e di controllo radicale ? Non è facile rispondere. Certo è che con la sua esistenza si spiegherebbero defenestrazioni e fughe. Un giornalista non ha la possibilità di promuovere indagini giudiziarie e di fare interrogatori, ma sarebbe molto importante che qualche PM prendesse sul serio le parole che scrivo e cercasse di fare chiarezza sulle cose raccontate; anche perché questo giornale online è sempre presente nelle letture quotidiane sia nelle stanze comunali che in quelle di alcuni sostituti procuratori della repubblica presso il Tribunale di Salerno. Alla prossima.