SALERNO – Chiedo scusa se nel titolo ho utilizzato una specie di locuzione verbale “cape ‘e pezza” che agli esteti della lingua italiana ed agli estremisti del riconoscimento della “parità di genere” potrebbe apparire irriverente. Io non sono assolutamente antifemminista ma neppure femminista; sono convinto, invece, che se c’è qualcuno che deve lottare per la parità di genere questo qualcuno è il “maschio”, inteso come sesso maschile del genere umano. Perché ? Semplicemente perché da qualche decennio a questa parte, dopo svariati secoli di ingiuste repressioni, il sesso femminile del genere umano sta decisamente prendendo il sopravvento su quello maschile. Le donne, ormai, hanno occupato i posti di rilievo dovunque ed anche nei settori che sono stati ritenuti per un paio di millenni aperti soltanto agli uomini. Basta pensare ad Angela Merkel in Germania, a Theresa May in Inghilterra, forse ad Hillary Clinton negli USA, per finire con Christine Madeleine Odette Lagarde ai vertici del FMI (Fondo Monetario Internazionale) per capire che le donne dominano la scena politica ma anche quella finanziaria. Le donne, quindi, stanno dimostrando di essere più preparate degli uomini in quanto sono messe meglio di questi ultimi per quoziente intellettivo e per tipologia di totale applicazione sia negli studi che nella vita quotidiana. E sono convinto che continueranno a conquistare altre vette importanti, anche perché le battaglie al femminile non sono affatto esaurite, soprattutto nell’applicazione pratica di tutti i giorni delle conquiste ottenute e nel rapporto donna-uomo che è totalmente cambiato (in favore delle donne !!) e che l’uomo stenta ad accettare sulla scorta di una ingiusta ma totale supremazia durata dall’antichità fin quasi a d oggi. Ma le donne incominciano anche ad incontrare le prime inevitabili difficoltà nell’applicazione della loro supremazia, soprattutto quando si parla di politica. Non hanno avuto il tempo necessario per smaliziarsi e cadono miseramente all’insorgere dei primi intoppi; il caso più emblematico è quello di Roma dove un “bouchet di belle donne” ha stravinto le elezioni comunali ed ora deve amministrare la capitale, una delle città più difficili del mondo. E stanno cadendo, come i petali dei fiori, una dopo l’altra anche se qualcuna dimostra un’arroganza senza limiti (il caso dell’assessora Paola Muraro è emblamatico !!) nel rimanere al suo posto con una testardaggine che non trova eguali neppure tra i politici-maschi della prima repubblica. Aveva sicuramente ragione Vincenzo De Luca quando definì la Raggi “una bambolina imbambolata”; vorrei oggi risentire il parere di tutti quelli che si schierarono contro a cominciare dal direttore de La Città “Stefano Tamburini” per finire a Gaetano Amatruda passando per Antonio Roscia (ma anche delle donne di governo Maria Elena Boschi, Marianna Madia e degli stessi Matteo Renzi e Gianni Cuperlo, tanto per citarne alcuni) per non parlare di Mara Carfagna che all’indomani dell’esternazione del governatore della Campania aveva addirittura evocato “il medioevo politico” senza badare minimamente al fatto che fra poco il medioevo politico sarà evocato contro le donne per tentare di aiutare gli uomini. Ora, a conferma dell’imbambolamento della bambolina, sono arrivate le dimissioni di Alessandro Solidoro (Ama), Armando Brandolese (Atac), Carla Romana Raineri (capo di gabinetto), Marco Rettighieri (Atac) e Marcello Minenna (assessore al Bilancio); non si dimettono, però, né “Daniele Frongia” (molto vicino alla Raggi e nominato per decreto sindacale) e neppure Paola Muraro. Dopo poco più di un mese assistiamo allo sfaldamento di una giunta annunciata come impenetrabile e già qualcuno parla di scontro epocale tra il gruppo Raggi e il direttorio del Mov.5 Stelle. Questo il quadro di una scabrosa situazione prevalentemente al femminile, prima ancora che di etica morale e politica; una situazione che potrebbe dare la stura ad un degrado senza pari. Difatti se anche le donne bucheranno il buon senso nell’attività politico-amministrativa vuol dire che siamo messi davvero molto male. Ma cosa c’entrano con tutto questo le evocate “cape ‘e pezza”, pseudo locuzione verbale con cui per secoli sono state definite nel napoletano le “suore” e che piano piano aveva preso anche piede nella individuazione delle donne in genere. Fino a qualche decennio addietro, quando una discussione con le donne incominciava a deviare dalla ingiusta ma riconosciuta supremazia dell’uomo, quest’ultimo se ne usciva pronunciando la fatidica frase “cape ‘e pezza”. Adesso, fortunatamente per loro, le donne non sono più semplici cape ‘e pezza, piuttosto cape ‘e fierro; proprio per questo non mancheranno le prime cadute di stile, gli insuccessi e gli sprofondamenti, ma anche le inchieste giudiziarie e, credo, i primi clamorosi arresti. Insomma accadrà esattamente tutto quello che è accaduto agli uomini che contano sempre meno; oggi è il governo delle donne.
direttore: Aldo Bianchini