TERREMOTO/8: paesi simbolo e sindaci eroi

Maddalena Mascolo

SALERNO – Le immagini televisive di questi giorni, proposte e riproposte in tutte le salse, stanno creando l’ennesimo “mostro mediatico” o, peggio ancora, l’ennesimo “sindaco eroe”. Parlo di Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice (al suo secondo mandato) che è il paese più danneggiato e con più morti del terremoto. Alcune ombre, però, già si addensano sul capo di Pirozzi che, in definitiva, segue la strada o il destino di tutti gli altri sindaci eroi dei precedenti terremoti. Vedremo nelle prossime settimane come finirà per Pirozzi, una storia ancora tutta da scrivere; con i media, gli stessi che lo stanno esaltando, pronti ad aggredirlo e demolirlo. E’ stato sempre così, nulla è cambiato.

Fin dal lontano 21 agosto 1962 con il primo terremoto dell’Irpinia avvertito paurosamente anche a Salerno e città limitrofe. Dai dati rilevati dal Genio Civile e dal Ministero dei Lavori Pubblici furono 68 i comuni danneggiati nelle Province di Benevento e Avellino; quelli danneggiati più gravemente furono Casalbore e Melito Irpino nell’avellinese e Molinara, Reino, S.Arcangelo in Trimonte nel beneventano. In genere i crolli totali furono pochi ma i danni ai fabbricati furono in molti casi così rilevanti da renderne necessario lo sgombero immediato e il puntellamento o la demolizione. In questi cinque comuni gli edifici danneggiati risultarono generalmente più del 90%, dei quali oltre il 50% in modo grave, con molte case compromesse in modo irreparabile da crolli parziali o gravi lesioni strutturali. Nell’area epicentrale gli effetti del terremoto furono classificati con il IX grado della Scala Mercalli (MCS). Nel ’62 i media erano ancora agli albori della loro civiltà e non ci furono personaggi, sindaci e amministratori, particolarmente osannati; fatta eccezione per i due sindaci di Casalbore e Melito Irpino.

Ben diversa fu la situazione del terremoto nel Belice del 14 gennaio 1968. Il paese simbolo fu Gibellina e il sindaco eroe fu Ludovico Corrao che ebbe l’illuminata idea di “umanizzare” il territorio chiamando a Gibellina diversi artisti di fama mondiale come Pietro Consagra e Alberto Burri; quest’ultimo si rifiutò di inserire una sua opera nel nuovo contesto urbano che si stava costruendo e realizzò un “Grande Cretto” nella vecchia Gibellina, a memoria del sisma che la distrusse. All’appello del sindaco risposero, altresì, Mario Schifano, Andrea Cascella, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Paladino, Franco Angeli, Leonardo Sciascia. La città divenne subito un immenso laboratorio di sperimentazione e pianificazione artistica, in cui artisti e opere di valore rinnovarono lo spazio urbano secondo una prospettiva innovativa. Anche la storia del sindaco si concluse drammaticamente con la sua morte nel 2011 all’età di 84 anni: Sgozzato con un coltello da cucina, quasi decapitato, con le vene dei polsi tagliate, in testa i segni di colpi inferti con una statuetta e in un lago di sangue. Finisce nel modo più brutale la straordinaria esistenza di Ludovico Corrao, 84 anni, protagonista politico con il Pci tra gli anni Cinquanta e Ottanta e vero e proprio artefice della rinascita di Gibellina, la cittadina in provincia di Trapani rasa al suolo dal terremoto del ’68 che distrusse la valle del Belice.

Ed eccoci al tanto decantato terremoto del Friuli del 6 maggio 1976, ancora oggi assunto a base virtuosa in tutte le discussioni che avvengono negli ossessionanti talk-show televisivi; ci furono due paesi simbolo e due sindaci eroi. Senza dubbio alcuno il paese simbolo più ricordato fu Gemona con il suo sindaco eroe Ivano Benvenuti arrestato 8.2.93 che era considerato il miglior sindaco della ricostruzione del dopo terremoto che colpì il Friuli e quattro anni dopo venne eletto in Regione con un consenso quasi plebiscitario. Ma una domenica mattina, l’8 febbraio 93, fu arrestato per corruzione anche lui, il democristiano Ivano Benvenuti, 60 anni, di Udine, assessore regionale all’ Agricoltura. Fu il primo politico friulano a finire dietro le sbarre con una pesantissima accusa. Il giudice per le indagini preliminari e dai pubblici ministeri di Tolmezzo Mario Formaio e Alberto Tetamo lo misero sotto torchio per accertare la veridicità delle accuse avanzate da esponenti  della Lega Nord del Friuli:  Benvenuti si sarebbe fatto restaurare gratuitamente una casa in montagna, precisamente a Zuglio in Carnia, da un’ impresa edile, la Venturini Spa di Gemona, che aveva lavorato in molti appalti banditi per la ricostruzione della cittadina friulana. Alla fine dopo diversi giudizi verrà assolto, ma la sua immagine di sindaco eroe ne uscì completamente distrutta.

L’altro paese simbolo fu Artegna con il suo sindaco eroe Umberto Merluzzi (scomparso nell’aprile del 2015 all’età di 80 anni). Alle amministrazioni Merluzzi che si succedettero nel corso degli anni ’80 è dovuta buona parte della ricostruzione di Artegna: dalle scuole al municipio, alla prima fase del castello Savorgnan fino ad arrivare a tutte le opere sull’asse della ferrovia, compreso il grande cavalcavia che oggi permette di raggiungere comodamente Buja. Nel 1990, dopo aver perso le elezioni contro Egidio Madussi, Umberto Merluzzi rinunciò definitivamente alla carriera politica anche se fino agli ultimi giorni della sua vita è sempre stato presente e molto attento alle tematiche e alle questioni che hanno riguardato la cittadina.

E arriviamo all’Irpinia, il grande terremoto del 23 novembre 1980; molti i paesi più colpiti ed alcuni veramente rasi al suolo. Ma a dignità internazionale come paesi simbolo salirono in pochi: Sant’Angelo dei Lombardi (AV), Laviano, Santomenna, Valva (SA) e Balvano (PZ). Per i sindaci eroi di Sant’Angelo dei Lombardi e Balvano tutto filò liscio, o quasi, fino al termine delle rispettive consiliature dopo aver assicurato alle loro comunità l’avvio di una ricostruzione alquanto dignitosa.

I problemi principali vennero fuori per il cosiddetto “sindaco pistolero” di Laviano, ing. Salvatore Torsiello, che andava in consiglio comunale con la pistola nella cintola dei pantaloni (almeno così narravano le cronache del tempo). A Laviano andò il presidente Sandro Pertini e Torsiello lo accompagnò sottobraccio in visita al paese raso al suolo. La vicinanza di Pertini non gli valse a molto; una costante e perniciosa opposizione interna lo mise più volte alle corde fino alla mattina del 19 luglio 1993 quando fu arrestato (insieme a tutta la commissione edilizia per turbativa d’asta per gli appalti della Chiesa Madre e del Municipio) su richiesta della pm Anita Mele (la stessa che indagava su Valva) e tenuto in carcere fino al 20 gennaio 1994 per  la carcerazione preventiva più lunga di tangentopoli. Alla fine fu assolto in tutti i 105 processi intentati a suo carico. Vittima o carnefice, soltanto la storia potrà dircelo. Negli anni successivi tenne a precisare che “Nel 1980 divenni sindaco di Laviano con un suffragio plebiscitario pochi mesi prima del terremoto. Io giovane ingegnere mi dedicai con tutto me stesso alla ricostruzione sulla scia di tutta l’azione umanitaria che insieme a mio fratello Giuseppe (medico condotto) avevamo espresso al momento della tragedia e nei mesi successivi dell’emergenza. Addirittura il capo dello stato, Sandro Pertini, sceso a Laviano in elicottero si congratulò con noi due. Poi tutto incominciò a girare nel verso contrario, la spinta la diede una sparuta opposizione interna guidata da Michele Falivena di Rifondazione Comunista. Il resto lo fece la magistratura. Non ero io l’obiettivo ma l’on. Ciriaco De Mita”.

A Santomenna il sindaco architetto Pietro De Maio venne presto definito il “sindaco caow-boy”, del tipo John Wayne nel grandioso film western “Ombre Rosse”; difatti come il noto attore anche De Maio, rimasto ferito ad un piede, circolava in lungo e in largo su una jeep militare per le varie zone disastrate del paese. Venne inseguito dalla magistratura ma uscì indenne da qualsiasi inchiesta. La gente, la sua gente, alla fine non lo premiò e dopo pochi anni lo rispedì a casa dopo aver guidato Santomenna per 14 anni a cavallo del terremoto. La sera del sisma si trovava nella sua abitazione di Cava de’ Tirreni e con grande sacrificio, tra lacrime e sconforto, raggiunse la sua comunità dove a lungo venne osannato.

 

A Valva il discorso fu completamente diverso. Da pochi mesi era sindaco il professore Michele Figliulo, plenipotenziario PCI nella Valle del Sele. Un sindaco amato dalla gente e più volte rieletto anche negli anni successivi. A Valva, su ordine del PCI operarono prevalentemente le famose Cooperative Rosse e l’allora pm Anita Mele passò al setaccio tutti gli appalti dando l’avvio ad uno dei più clamorosi processi contro 32 amministratori e lo stesso Figliulo che nel frattempo era entrato nel Comitato Nazionale del PCI, e si era insediato a Salerno come vice presidente della Provincia. Tra i processati c’era anche Giovanni Moscatiello, proconsole di Vincenzo De Luca e già sindaco di Baronissi. Il gip Vittorio Perillo respinse più volte le richieste di arresto ma concesse il rinvio a giudizio. Una bolla di sapone con conseguenti assoluzioni per tutti.

Al terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009 e dei vari paesi coinvolti dedicheremo una puntata a parte.

A conclusione di questa puntata rimane un’amara constatazione: non ci sono sindaci eroi, forse ci sono soltanto paesi simbolo, quando si parla di terremoti o di disastri naturali. Sarà anche questo volta così. Vedremo.

(N.B.: La prossima puntata sarà pubblicata martedì 6 settembre)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *