TERREMOTO: quanto ci costa ?

Maddalena Mascolo

SALERNO – Dal devastante terremoto di Messina del 1908, con oltre 300mila morti, il nostro Paese viene attraversato con cadenza periodica e metodica da tumultuosi eventi sismici. Da 108 anni a questa parte cosa è stato fatto per contenere i disastri umani e urbani causati dai terremoti ? Niente o quasi; dopo ogni evento si parla, si straparla, scendono in campo gli esperti di tutti i generi, arriva la politica per distribuire risorse, la gente superstite probabilmente in molti casi si arricchisce; e poi più niente. Si rimane tutti passivi ed in attesa del terremoto successivo. Non c’è mai stata una politica seria e convincente a tutela ed a sicurezza della casa, intesa come stabilità geologica e strutturale, che si rispetti. Soltanto chiacchiere e niente più; e sono tutti bravissimi a parlare, meglio ancora oggi che hanno a disposizione i grandi network di massa capaci di diffondere le varie linee di pensiero su cosa si dovrebbe fare. In tutti gli altri Paesi del mondo, senza citare il Giappone ma citando la Turchia, da decenni sono partiti piani progettuali a lungo termine per la messa in sicurezza del patrimonio urbanistico; da noi non è partito neppure questo. Dopo il grande terremoto dell’Irpinia del 1980 ci furono enormi stanziamenti di risorse pubbliche; a beneficiarne oltre i terremotati (soprattutto quelli che non avevano perso nulla !!) ci fu una sola categoria: i tecnici, di ogni ordine e grado; e si arricchirono dopo lunghi decenni di vacche magre. Poi si sono susseguite leggi su leggi e spesso leggi contro leggi in un guazzabuglio infernale studiato, forse, a tavolino per favorire i brogli e le tangenti; ci fu addirittura la commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Oscar Luigi Scalfaro che poi, forse grazie a quel rapporto, diventerà Presidente della Repubblica. Un rapporto di oltre duemila pagine, contenente la denuncia di tutte le ruberie ed indicante la strada da seguire per il futuro, che non è servito a nulla e che presto è stato dimenticato nei cassetti misteriosi delle varie Procure della Repubblica di tutte le zone interessate dal sisma. In 108 anni questo Paese ci ha rimesso circa 400mila vite umane eppure non si è mosso niente perché, probabilmente, questo è un problema che attraversa tutta la società italiana anche in maniera trasversale. Dentro e fuori questo problema ci sono interessi economici spaventosi che nel 2009 indussero alcuni spregevoli individui a ridere e fregarsi le mani di gioia dopo il terremoto de L’Aquila pur sapendo che quell’evento aveva causato oltre 300 morti. Ecco perché non si muove niente e niente si muoverà, al di là degli annunci e dei proclami o delle dichiarazioni apodittiche che attraversano tutti i salotti televisivi nazionali. A nulla sono valse le storiche parole pronunciate il 26 novembre 1980 dell’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini per denunciare le omissioni che avevano portato circa 3mila morti. Quelle parole, dense di umiltà e grande senso dello Stato penetrarono nelle coscienze di tutti gli italiani, attivando quei processi normativi che portarono alle prime norme utili alla protezione sismica dei vecchi fabbricati ed a criteri per la realizzazione dei nuovi, cosa che, né gli sconvolgenti eventi di Avezzano e del Belice erano riusciti ad attivare. Quelle parole rivolte al Paese, trasmesse dalla Rai a reti unificate, quella sera del 26 novembre 1980, furono da monito per le generazioni future. Ma, a conti fatti, non sono valse a niente, proprio a niente. Tutto appiattito e tutto come prima; salvo a rimettersi tutti in moto subito dopo un nuovo evento. Anche i tecnici, oggi come ieri, si mobilitano e come ci ha dimostrato “Porta a Porta” di Rai/1 anche stavolta i geologi la pensano diversamente dagli ingegneri ed entrambi vedono le cose in maniera contraria al punto di vista degli architetti e degli urbanisti. Un miscuglio di correnti di pensiero che danneggia tutti noi e che costringe tutti noi a pagare sempre e comunque tutte le spese, sia in vite umane così come in sicurezza. Speriamo che questa volta le cose vadano diversamente, i primi bagliori ci inducono a ritenere di no. Non ci resta che sperare.

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