SASSANO – Una specie di soldato di ventura, ha attraversato per intero il 20° secolo e si è catapultato nel 21° senza indugio alcuno; alle spalle una vita fatta di conquiste e di delusioni, di emozioni e di rimpianti, di amore per la famiglia e dedizione al lavoro, di rispetto degli altri e di osservanza assoluta delle regole; insomma una vita che è valsa la pena di essere vissuta. Parlo del “signor” Gaetano Coccaro da Sassano, nato nel lontanissimo 25 agosto 1916 e giovedì prossimo, quindi, compirà 100 anni. Una meta assolutamente impensabile quando, tra i clamori ed i chiarori della grande guerra, emise i suoi primi vagiti. Non ha titoli professionali, non ha una grossa scolarizzazione, il suo appellativo è semplicemente “Signore”, una parola quasi dimenticata nel lessico normale della vita quotidiana infarcita di dottori, presidenti, consiglieri e blasonati nullafacenti; una parola che è come un segno distintivo nell’epoca di internet. E lui, Gaetano, di epoche ne ha vissute davvero tantissime, a cominciare dalla “grande guerra” vissuta prima nel grembo materno e poi alla luce del sole attraverso i timori, le paure e le restrizioni che l’epoca imponeva a tutti. Spirito indomito, carattere duro e deciso, mai spigoloso, sempre disponibile verso il prossimo senza distinzione di ceto sociale e di appartenenza. Appena adolescente fu impegnato subito in lavori produttivi di ogni genere per arrotondare il magro bilancio familiare, nonostante i suoi genitori facessero di tutto per non fargli mancare proprio nulla. E Gaetano crebbe, sia fisicamente che psicologicamente, fino a diventare un uomo in tutto e per tutto, pronto per il servizio militare a Venezia con l’opportunità di arricchire il suo bagaglio di conoscenze personali e di esperienze sociali. Ritorna nel suo paese natio, Sassano, e mentre si prepara al salto di qualità nella vita di tutti i giorni ecco arrivare la “chiamata alle armi” che, pur essendo lo spauracchio drammatico per le giovani generazioni dell’epoca, venne accolta da Gaetano con serafica e meditata convinzione. C’è da difendere la Patria e per essa val bene la pena di impegnarsi pienamente e, se occorre, anche fino alla morte. Due campagne di guerra lo attendono, entrambe durissime e senza appello, prima in quella disastrosa dell’ Albania e conseguentemente in quella, non meno disastrosa, di Grecia; ma nonostante la disorganizzazione dell’esercito italiano, Gaetano Coccaro si distingue per osservanza del dovere e per partecipazione totale ma in maniera concreta e ragionata, senza mai sfiorare gli atti di inutili e cervellotici eroismi. Viene catturato dai tedeschi, prima amici e poi nemici, e trascinato nel campo di concentramento di Finz in Austria in quello che veniva definito un “campo dolce” per la mancanza di prigionieri ebrei. Passa qualche anno di assoluto e rilassante anonimato ed eccolo di nuovo pronto e pimpante, nel fisico e nella mente, per emigrare all’estero; con tanti suoi amici e con la qualifica di semplice e onesto operaio sceglie il Venezuela che in quegli rappresentava una specie di “terra promessa” per una massa immensa di italiani; la guerra aveva appesantito e sfiancato le famiglie e le aveva colpite al cuore degli affetti. C’era bisogno di trovare e gestire nuova linfa vitale e quella terra sconosciuta e lontanissima sembrava poter offrire tutte le possibilità di riscatto economico e sociale. Rimane in Sud America fino al 1957, trascorre pochi anni in Italia, e poco prima del grande “boom economico” lascia il Paese per la vicina Svizzera dove moltissimi sassanesi avevano trovato la loro giusta collocazione. Va e viene dal paese elvetico e rientra definitivamente a Sassano nel corso dell’anno 1966 per portare avanti la sua famiglia (che intanto cresceva) e per potersi dedicare al lavoro dei campi nella propria piccola azienda agricola; ma si adatta, in maniera duttile come nel suo costume, a qualsiasi tipo di lavoro e lo fa sempre con grande umiltà e con infinito rispetto degli altri; fa studiare i figli e li allontana dalla terra dove il sacrificio fisico e morale era ed è davvero altissimo. Il “signor” Gaetano Coccaro, oggi come oggi, può guardare alla sua vita passata con uno sguardo felice per averla vissuta proprio come, molto probabilmente, si era prefissato di viverla sull’onda di un motto che lo ha sempre accompagnato: onestà, lavoro, sacrificio e dedizione alla famiglia. “E cosa può volere più di questo un uomo ?” ama sussurrare di tanto in tanto ai suoi figli ed ai suoi nipoti, stando sempre attento di non essere invadente e sopra le righe di un giusto e sano rapporto, ben sapendo che la sua esperienza di vita se ben raccontata potrà essere, comunque, di grande aiuto a tutti i suoi familiari, e non solo. I figli, i familiari, tutto questo lo hanno capito e metabolizzato e si apprestano a festeggiare i suoi 100 anni nella piazza principale di Sassano con l’accompagnamento di alcuni brani musicali sapientemente scelti dal figlio Cono, maestro di musica, ed alla presenza anche di alcuni esponenti dell’amministrazione comunale con l’assessore alla cultura, avv. Mario Trotta, che consegnerà un attestato di stima e benemerenza al centenario del paese, a quel Gaetano Coccaro che ha consumato i suoi primi cento anni senza clamori ma senza cadute nell’ottica di uno stile senza precedenti. Gaetano lo merita, è un vero signore d’altri tempi.
direttore: Aldo Bianchini
Complimenti,bellissimo e dettagliato pezzo!Mio nonno sarà felice quando glielo leggerò!Devo aggiungere un’informazione in più.Dal matrimonio di mio nonno con Martucci Rosina,venuta a mancare due anni fa,sono nate anche due figlie:Nina nel 1947 e Maria nel 1958, da parto gemellare, insieme a zio Cono.Grazie a questa sinergia e alla collaborazione tra i figli che lo accudiscono giornalmente,realizziamo il sogno di nonno:una vera famiglia unita!
Complimenti a nonno Gaetano che possa scrivere ancora tante belle storie di onesta e dedizione alla famiglia sei il nonno di tutti i sassaresi un esempio per tutti i sassarese