SALERNO – Parlar male, oggi, di Matteo Casale (ex presidente della Corte di Appello di Salerno) è come sparare sulla Croce Rossa. Soprattutto dopo l’incidente della scorta occorso al pur sempre prestigioso ex magistrato; dico prestigioso perché ritengo che il prestigio di una vita non può andare perso per una cavolata (si fa per dire !!) come quello della scorta di cui l’ex magistrato ha usufruito anche dopo essere andato in pensione nei viaggi da Salerno a Fisciano e viceversa, insomma da e per l’Università, al fine di svolgere il lavoro previsto dal suo incarico (gratuito) ottenuto dal Magnifico dopo il citato pensionamento. Ho detto questo per reintrodurre l’argomento “soppressione del tribunale di Sala Consilina” che è stato un vero schiaffo alle popolazioni del Vallo di Diano; una soppressione che ha riportato prepotentemente sul territorio gli antichi pericoli legati alla stessa oleo-geografia del luogo situato come un cuscinetto tra la Calabria e la Campania, con tutti i rischi annessi e connessi tra camorra, ‘ndrangheta ed anche “sacra corona unita”. Qualche giorno fa, commentando il discorso fatto dal procuratore nazionale antimafia “Franco Roberti” in occasione del conferimento della “benemerenza Borsellino” da parte del Comune di Sassano, ho messo in evidenza quanto l’allora palese disinteresse manifestato dall’ex procuratore di Salerno (leggasi Roberti) nei momenti caldi delle tardive manifestazioni contro la soppressione del tribunale contrastasse con le dichiarazioni rese dallo stesso procuratore dinanzi a tutte le Autorità civili e religiose radunate nello splendido scenario della Villa Comunale di Sassano intitolata ai compianti magistrati Falcone e Borsellino. La superficiale ed imprevedibile cronistoria di quanto era accaduto nei giorni caldi delle sicuramente tardive manifestazioni social-popolari contro la chiusura di un avamposto di giustizia come il Tribunale di Sala Consilina è scivolata, sulla pelle di tutti i presenti, come se il racconto del Procuratore Nazionale fosse l’immedesimazione del verbo; e nessuno che abbia mosso un dito o tentato un abbozzo di dibattito. I due personaggi, Casale e Roberti (Presidente Corte di Appello e Procuratore della Repubblica a Salerno), all’epoca dei fatti avrebbero certamente potuto fare molto di più di quanto gli stessi hanno fatto o cercato solo apparentemente di fare. E’ vero che la decisione era già stata presa in altre sedi ed anche sulle loro stesse teste, ma è altrettanto vero che avrebbero potuto fare tante altre cose che non fecero e che non misero neppure in cantiere lasciando sola a se stessa quella piccola e raffazzonata pattuglia politica mischiata alla generosità spontanea di tanta gente normale. E’ stato sufficiente che fosse passato un pò di tempo per consentire a questi soloni di pontificare ancora nel dichiarare: “Io lo avevo previsto e denunciato”; è davvero tutto molto triste. Ma a proposito di Casale val la pena di ricordare che una Casale ci fu che cercò di combattere strenuamente, anche se per una causa già persa in partenza; quella Casale sicuramente non fu il Presidente della Corte di Appello ma una generosa “signora” del Vallo di Diano che a capo di un’associazione locale riuscì a tenere alta l’attenzione sul problema prima, durante e dopo la chiusura. Una sorta di novella “pasionaria” che, rischiando in prima persona ed animata soltanto di personale coraggio e tanta voglia di giustizia, è stata ed è tuttora presente ad ogni manifestazione pubblica e ad ogni appuntamento in cui si parla della soppressione della struttura giudiziaria. Una struttura che ormai appartiene al passato anche se in politica, come nella vita, mai dire mai; difatti il Tribunale valdianese era già stato soppresso durante “il ventennio” per essere riaperto subito dopo il secondo conflitto mondiale. Per questo bisognerà continuare a combattere con tutti i mezzi ed in tutte le occasioni; quella della Villa Comunale di Sassano, però, potrà essere incasellata tra le occasioni perse; proprio lì, quel giorno, le molte Autorità presenti potevano e dovevano far nascere e lievitare un dibattito coraggioso alla presenza del numero uno della giustizia che lotta contro le mafie. Così non è stato e la notizia ha appena travalicato i confini della Villa Comunale a causa dell’insipienza delle tante Autorità presenti.
direttore: Aldo Bianchini