SALERNO – Negli anni 50 e 60 due particolari elementi, divenuti veri e propri punti di riferimento, caratterizzavano la Salerno di quegli anni: il pennello e il chiavicone. Ovvero dalla costiera al pennello c’era la città, dal chiavicone a Mercatello c’era la periferia che cresceva ogni giorno di più, fino al punto di fagocitare in termini di popolazione una grandissima parte della città vecchia. Ma il punto di riferimento per eccellenza era sicuramente “il chiavicone” sulla cui destra (guardando il mare) campeggiava e campeggia l’ostello della gioventù. Ecco perché quegli anni furono contrassegnati da un flusso di giovani (la meglio gioventù di allora !!) che incominciavano ad occupare la città da Torrione a Mercatello sull’onda di una impressionante colata di cemento che per qualche decennio tenne in vita la già spenta economia di Salerno. Difatti senza quell’impressionante flusso di denaro contanti che giungeva dall’hinterland salernitano, dal Cilento, dal Vallo di Diano, dalla Valle del Sele e dall’avellinese, probabilmente la città già quasi spenta sotto il profilo economico ed occupazionale si sarebbe ripiegata su se stessa. Ma erano anche gli anni in cui nei mesi di luglio e agosto la città nuova (da Torrione a Mercatello) quasi si svuotava per far posto ai vacanzieri estivi (molti dei quali parenti dei residenti) che portavano le famiglie al mare e che per ragioni oggettivamente comprensibili erano disposte a sacrificarsi in piccole stanze al fine di evitare lunghi e pericolosi viaggi di andata e ritorno dai paesi limitrofi verso le mitiche spiagge cittadine. Sotto l’Hotel Baia c’erano gli stabilimenti balneari tipicamente salernitani, resi quasi inaccessibili per via dell’ostilità a pelle (ma mai espressa chiaramente) che promanava dai bagnanti residenti nel cosiddetto “centro storico”; quegli stabilimenti rappresentavano per tutti i nuovi arrivati una sorta di meta da raggiungere nel minor tempo possibile per sentirsi integrati in un tessuto sociale ed economico abbastanza refrattario. Era visibile, quasi palpabile, il contrasto con il resto della città che incominciava a mostrare le sue potenzialità con l’attivazione della stazione ferroviara estiva di Mercatello dove ogni giorno sbarcavano migliaia di vacanzieri mordi e fuggi; e fu proprio quell’imponente flusso a condizionare gli investitori degli stabilimenti balneari a diversificare le loro attività che fino a quel momento erano tutte, o quasi, incentrate nella stretta location di Via Ligea; anche perché le esigenze di espansione del porto si facevano sempre più pressanti. Da Torrione a Marcatello era quasi tutta spiaggia libera; quella del chiavicone era forse il meglio del meglio per tutti quelli che vivevano a Torrione, Torrione alto e Sala Abbagnano ma anche nella zona nascente di Via Luigi Guercio e della già esistente Via Irno. Per le stradine di Torrione ogni giorno d’estate si assisteva ad un’ondata impressionante di bagnanti, anche caciaroni, che attraversavano il rione e si abbeveravano alle diverse fontanine pubbliche alle cui fonti facevano scorte di acqua in bottiglie e borracce. Gli ombrelloni sulla spiaggia erano pochi, le finanze dell’epoca non consentivano gli sprechi di oggi, ma si respirava un’aria di libertà e mai di ossessione per le presenze eccessive. Si giocava anche a pallone e si passavano intere giornate sulla battigia di un mare ancora pulito e di un chiavicone che riversava in mare acqua chiara e trasparente. Poi, d’improvviso, tutto cambiò; arrivarono gli stabilimenti balneari posizionati a giusta distanza da un chiavicone pesantemente inquinato e le due spiaggette (a destra e sinistra) che vedete nelle foto improvvisamente si svuotarono; i vacanzieri estivi non scendevano più a Salerno ed anche l’economia della città cercò di adeguarsi alle difficoltà dei tempi, non sempre riuscendoci. Sono passati, da allora, alcuni decenni e lentamente con le acque ritornate quasi balneabili è ritornata anche la folla di bagnanti, tutti rigidamente stanziali; le due spiaggette sono ritornate stracolme di bagnanti ed anche di ombrelloni che quasi non consentono di stendere sulla sabbia quelle mitiche tele che, nel tempo che fu, accoglievano i corpi delle ragazze dell’epoca ben stretti e nascosti in costumi abbastanza castigati. L’ostello della gioventù è sempre lì, nel chiavicone ormai non scorre più acqua, il mare a tratti appare pulito e l’aria è ritornata abbastanza salubre. Domenica scorsa, 31 luglio 2016, proprio nel bel mezzo dell’estate, è stato forse raggiunto il top di affluenza e le foto ne danno la giusta dimostrazione. Non vi sono più, però, le fontanine pubbliche, il retroterra non è più attrezzato alla bisogna, la gente è più frettolosa, molte cose sono cambiate rispetto a quegli anni d’oro, purtroppo.
direttore: Aldo Bianchini