CASALE: una scorta che “non s’aveva da fare” … ma il Prefetto e il Colonnello dei Carabinieri dove erano ?

Aldo Bianchini

SALERNO – La notizia molto brutta inerente la sospensione da parte del Prefetto della “scorta abusiva” di cui godeva l’ex magistrato Matteo Casale (già presidente della Corte di Appello di Salerno) ha tenuto banco il breve volgere di un mattino. Il caso è stato trattato da un solo giornale e soltanto per un giorno, anche se l’accadimento meritava almeno qualche approfondimento. Bisogna dare atto al quotidiano La Città che, almeno nell’edizione del giorno 20 luglio 2016, ha trattato l’increscioso episodio con un articolo a pag. 17 dal titolo “Ex magistrato all’università con la scorta” e con tanto di fotografia dell’ex presidente Matteo Casale che dal febbraio 2016 usufruiva del servizio scorta anche per andare all’università per ragioni assolutamente private, peccato però che lo stesso giornale ha cancellato la notizia nei giorni successivi e non ha abbozzato il minimo commento. L’ex magistrato Casale era stato messo in pensione, forse anche contro la sua volontà in quanto aveva richiesto l’allungamento dei tempi per un altro anno, alla fine del 2015; manco due mesi di tempo che già in data 28 febbraio 2016 il magnifico rettore dell’università, Aurelio Tommasetti, lo aveva nominato “capo di gabinetto”. Come dire che esci dalla porta come presidente di Corte di Appello ed entri dalla finestra come vice rettore dell’università: prerogative degli uomini di potere ? Non lo so, posso soltanto prendere atto che queste cose accadono soltanto agli “uomini di buona volontà” che accettano incarichi prestigiosi gratuitamente (così come nel caso del dr. Casale) dimenticando e sottacendo che il “reddito psicologico” derivante da un incarico così prestigioso vale più di tante prebende e serve innanzitutto a coltivare il proprio orticello di un immenso potere. E pensare che l’ex presidente Matteo Casale di incarichi nella sua fulgida carriera di magistrato ne aveva avuti diversi e tutti di grande prestigio: E’ stato giudice sportivo e Presidente della Commissione disciplinare della Lega Calcio Dilettantistica presso il Comitato Campano di Napoli e dal 1986 è giudice tributario presso la Commissione Tributaria provinciale di Salerno ed attualmente ricopre l’incarico di Presidente di due sezioni presso la stessa Commissione; incarichi che di per se già avrebbero dovuto tenerlo occupato per varie ore al giorno tra udienze, studio e sentenze, senza avere più tempo da dedicare ad un altro prestigiosi incarico come quello di “vice rettore”. La carriera di magistrato, l’aveva iniziata con le funzioni di pretore mandamentale, continuata con quelle di Giudice Istruttore al Tribunale di Lagonegro (dove aveva istruito, tra l’altro, il notissimo processo a carico della ‘ndrangheta per il rapimento di John Paul Getty III, nipote del magnate americano del petrolio), di Pretore del lavoro di Salerno, di Consigliere Pretore, di Presidente di Sezione del Tribunale di Salerno, di Presidente di Sezione della Corte di Appello di Salerno con funzioni Vicarie ed infine di Presidente della Corte di Appello di Potenza prima e di Salerno, poi. Una carriera assolutamente prestigiosa e di tutto rispetto, tanto da essere considerato uno dei magistrati più attenti, seri e sereni di tutto il distretto giudiziario salernitano. Peccato che tutto questo l’ex presidente l’abbia letteralmente buttato alle ortiche per una tragica dimenticanza in quanto continuava a beneficiare della scorta dovutagli come magistrato anche nei diversi mesi dopo il pensionamento con l’aggravante che la scorta lo accompagnava anche all’università di Tommasetti. Ci sono voluti alcuni ricorsi anonimi ben circostanziati, inviati al Prefetto ed alla Procura, per mettere fine a questa sceneggiata alquanto pietosa dal punto di vista dell’etica comportamentale, vista la immacolata immagine del giudice. Un vero peccato, dicevo, che la notizia sia scomparsa dalla stampa dopo qualche ora dalla sua pubblicazione unicamente su La Città perché, al di là della figuraccia rimediata da Matteo Casale nell’aver continuato ad usufruire di una scorta che non gli spettava più, qualche domanda era lecito porre alle Autorità che disciplinano la concessione, l’organizzazione e il controllo delle scorte. Dunque se il Prefetto è intervenuto a metà luglio, esattamente quattro mesi e mezzo dopo la nomina all’università, verrebbe da chiedere perché è stato necessario aspettare l’arrivo del Prefetto Salvatore Malfi per porre fine all’increscioso episodio che ha prodotto un notevole costo all’erario che ha dovuto pagare gli straordinari anche agli agenti di scorta. Un’altra domanda è riservata per il comandante provinciale dei Carabinieri di Salerno, il Colonnello Riccardo Piermarini: come è possibile che non si sia accorto in questi quattro mesi che alcuni suoi uomini facevano servizio di scorta ad un magistrato già in pensione ? e questo al di là delle competenze organizzative delle scorte che, forse, non ricadono tutte sulle sue spalle. Ma se alcuni Carabinieri si assentano dal loro servizio per alcuni giorni alla settimana qualcuno doveva pur interessarsi alla vicenda, o no ? E poi nei vari talk show televisivi nazionali si sentono discorsi, dai soliti soloni, sulla carenza endemica di personale e di strutture per le forze dell’ordine. Il  nostro Paese è davvero il Bel Paese.

2 thoughts on “CASALE: una scorta che “non s’aveva da fare” … ma il Prefetto e il Colonnello dei Carabinieri dove erano ?

  1. Se non fosse accaduto che
    “di proni vassalli
    una schiera d’intorno
    un plauso a scroscio
    gli tributava”
    di certo Casale non avrebbe usato nè la macchina, nè gli uomini che, a mia insaputa, gli sono stati messi a disposizione e che io, a mio insaputa, ho contribuito a pagargli.

  2. Tratta, or sono almeno due anni, da “Rosina un deputato” del Giusti

    Rosina, un presidente
    non preme più di tanto
    che stia con la gente
    tutto il giorno, cotanto,
    a dissertar regale
    nel turrito casale.

    O che se reggitore
    dei destini del mondo,
    trascorra le sue ore
    a fare girotondo
    con la bionda che scappa
    avanti che l’acchiappa
    .
    Che fisime, Rosina,
    che fisime ha Rodrigo
    che s’alza la mattina,
    si vede bello e figo
    e ne informa a distesa
    la famiglia in attesa.

    Eroico e, tra tutti,
    più amico del Cosuma,
    colloquia con insulti
    e la rabbia consuma
    aggredendo cosacco
    se impari è l’attacco.

    Rosina, un presidente
    non preme sia d’ognuno
    più bravo e intelligente
    o che renda a ciascuno
    come vuole il Vangelo,
    con cristiano zelo.

    Non importa neppure
    se è poco competente,
    e se le seccature
    c’ha di conto corrente,
    con l’adusa attenzione
    risolve a strafalcione.

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