SALERNO – Seguo la politica da oltre cinquant’anni e non sono mai riuscito a capire come è possibile che sia per i grandi quanto per i medi e piccoli personaggi non esiste consiglio possibile. Mi spiego meglio. Possibile che nel mondo della politica non ci sia nessuno in grado di dare consigli al suo ministro, al suo parlamentare, al suo governatore, al suo presidente di provincia, al suo sindaco, al suo segretario di partito (dal provinciale al nazionale). E’ difficilmente comprensibile ma è così. Prova ne è l’ultima boutade del segretario provinciale del Partito Democratico dopo la brutta sconfitta di Battipaglia che lo ha coinvolto direttamente; e questo è un fatto storico innegabile. Nessuno del suo entourage è stato capace di suggerirgli di stare zitto e di non continuare a dire cavolate nel momento in cui il silenzio sarebbe stato doveroso ed anche dorato. Per essere più preciso, dopo le tante cavolate, Nicola Landolfi una cosa l’ha detta in maniera abbastanza sensata e condivisibile ma non accettabile per rato e fermo; alludo alla dichiarazione ufficiale come segretario provinciale di partito sulla penosa sconfitta elettorale di Battipaglia: “Accostare il risultato del ballottaggio di Battipaglia al Presidente della Regione è una palese distorsione della realtà. Non c’è un fatto che conduca in quella direzione, se non la più o meno legittima aspirazione, dei candidati Sindaco a dimostrargli maggiore o minore vicinanza. Il Presidente della Regione si misura con il consenso quando è impegnato direttamente: solo ed esclusivamente in quei casi! Del resto, proprio a Battipaglia, soltanto un anno fa, alle elezioni regionali, il suo consenso è stato largamente maggioritario. Interpretare il risultato di un ballottaggio in chiave così irreale, bizzarra e fantasiosa, quindi, contraddice fatti e situazioni che sono andati proprio in tutt’altra direzione” (fonte Salernonotizie.it del 21 giugno 2016). Capisco l’imbarazzo di Landolfi, comprendo la sua dedizione assoluta al capo, prendo anche per buona la sua dichiarazione anche se non me la bevo facilmente, ma qualcuno poteva spiegargli che oltre al silenzio dorato avrebbe fatto molto meglio a non enfatizzare l’assoluzione del capo supremo per una ragione facile facile: tutti, anche le pietre, sanno e ormai capiscono come si muove Vincenzo De Luca nelle campagne elettorali. Quindi, sempre quel qualcuno poteva spiegargli che il parlare in difesa del capo non fa altro che aggravare la sua posizione in seno alla segreteria del partito da dove non riesce praticamente a gestire nulla se non gli editti del kaimano. E pensare che fino a qualche anno fa Nicola Landolfi era uno dei due potenziali delfini del governatore, l’altro era Alfredo D’Attorre, e che da quando è rimasto solo (una volta fatto fuori D’Attore forse anche con la sua complicità !!) la sua posizione è certamente scesa di livello e da delfino è stata ridimensionata a mero strumento nelle mani, non del partito, ma dell’unico personaggio che fa e disfa a suo piacimento anche lo stesso simbolo del partito. E tutti zitti, compresi quei cosiddetti “giovani dem” che al di là di seguire come cagnolini al guinzaglio i figli, Piero e Roberto, del governatore altro non sanno fare, o almeno fino a questo momento non hanno fatto ( se non quella scazzotata delinquenziale all’esterno del Polo Nautico qualche annetto fa). L’ho già scritto e lo ripeto, fino a pochi anni fa (non c’è bisogno di scavare nella preistoria della politica italiana) tutti i segretari di partito dal nazionale al locale si dimettevano immediatamente dopo una sconfitta elettorale; ma Landolfi non l’ha ancora fatto sebbene a suo carico ci sia anche l’aggravante (sicuramente prevalente sulle attenuanti !!) di essersi candidato (o meglio essere stato candidato) per una poltrona di consigliere comunale ed essere stato bocciato sonoramente. Qualche tempo fa i segretari di partito che venivano strapazzati in questo modo non soltanto si dimettevano ma scomparivano dalla scena politica. Tutto questo (l’ho già scritto) per Nicola Landolfi non accadrà in fin dei conti se il PD ha perso a Battipaglia non è certo colpa di de Luca ovvero non ìè stato bocciato De Luca e se lui non ce l’ha fatta come consigliere non è certo colpa sua ma delle circostanze particolarmente difficili del voto di Battipaglia. E pensare che a Battipaglia si è andati al ballottaggio con Gerardo Motta decisamente in vantaggio rispetto alla Francese (che da qualche ora vuole essere chiamata semplicemente “Cecilia”) e se tanto mi dà tanto qualcosa deve essere accaduto in quei quindici giorni benedetti o maledetti. Cosa può essere accaduto; io i fatti li leggo così in piena libertà. In quei quindici giorni il sindaco di Salerno Enzo Napoli ha decretato le nomine di assessore per Roberto e di direttore tecnico per Piero, cioè i figli di De Luca e questo potrebbe aver inciso pesantemente sul voto battipagliese dove la gente, sicuramente più libera rispetto ai salernitani, ha deciso per la svolta perché stufa degli atteggiamenti dittatoriali del kaimano che, forse, ha compiuto l’unica e purtroppo manovra deleteria per il suo futuro politico. Certo anche Lui dovrebbe ascoltare i consigli, soprattutto quelli elargiti gratuitamente come quando gli suggerii che pur amando i suoi figli doveva tenerli fuori e lontani dal suo potere perchè, gli dissi, tutto quello che fa De Luca anche con prepotenza può passare nell’immaginario collettivo in quanto fatto da De Luca, punto; ma il favorire i propri figli no, questo non è concesso neppure al mitico Vincenzo De Luca. La strada naturalmente è lunga è sarà disseminata di ostacoli soprattutto per gli oppositori del governatore, ma nell’immaginario dell’elettore medio forse si è aperta una piccola breccia.
Eccellente!!!