SALERNO – Mi auguro non ci sia nessuno che intenda sostenere che a Battipaglia non si è registrato il primo vero disastro della lunga storia del Partito Democratico di stampo deluchiano. Una sconfitta sicuramente può capitare, ma quella di Battipaglia rappresenta un caso da antologia politica in quanto c’erano tutti gli ingredienti per far passare alla storia quelle votazioni. Battipaglia veniva da uno scioglimento forzato sul piano giuridico e giudiziario con tre anni di commissariamento; Battipaglia si accingeva ad eleggere un sindaco che avrebbe di certo occupato tutta la consiliatura; Battipaglia è la prima città, dopo Salerno, per importanza strategica sul piano industriale e agricolo ed è la città più giovane dell’intera provincia; a Battipaglia non ha mai vinto il centro destra in queste ultime tornate ed era caduto anche pesantemente il massiccio impegno dell’on. Edmondo Cirielli che, guarda caso, nel 2009 aveva sostenuto proprio la candidatura di Gerardo Motta; su Battipaglia si era impegnato direttamente il governatore De Luca e con lui era sceso in campo in prima persona il segretario politico provinciale del PD (Nicola Landolfi); a Battipaglia, infine, lo stesso Gerardo Motta aveva staccato la sua antagonista, Cecilia Francese, di parecchi punti prima del ballottaggio; ma a Battipaglia il centro destra si era presentata quasi unito e, quindi, la vittoria delle falangi deluchiane era scontata e da tutti auspicate, almeno a parole. Ma la gente l’ha pensata in maniera diversa ed ha premiato la genuinità della Francese invece che l’arroganza del potere di Motta; e la frittata si è compiuta. A questo punto l’unica mossa possibile per il PD è quella di far dimettere dalla segreteria del partito Nicola Landolfi che, peccato per lui, fino a questo momento non ne ha imbroccata una e non è stato capace neppure di essere eletto in seno al consiglio comunale battipagliese; questo qualche anno fa nella repubblica da rottamare era la routine e non c’era bisogno di chiedere le dimissioni dei segretari che perdevano; quegli antichi personaggi le offrivano subito in segno di riconoscimento degli errori e della vittoria dell’avversario. Questo sicuramente a Salerno non ci sarà, non c’è nei personaggi in questione la dimensione politica e culturale per un simile ed apprezzabile gesto. E la crisi continuerà. Quando si parla di politica, anche se due più due non fa mai quattro, è importante saper mettere insieme gli avvenimenti che caratterizzano una campagna elettorale molto tirata come quella di Battipaglia. E ancora, in quella città si sarebbe recato di persona il governatore, giovedì prima della chiusura, per sostenere il “suo candidato” contro la Francese che, con molto spirito ironico, aveva anche detto che sarebbe stata disposta ad accogliere il governatore perchè in campagna elettorale non ci dovrebbero essere favoritismi particolari anche perchè i due concorrenti non avevano liste con i contrassegni dei partiti di appartenenza. Ma su questo evento ci sarebbe un mistero: è andato o no a Battipaglia, se c’è andato lo ha fatto in gran segreto perché non ci sono prove mediatiche della sua trasferta. La gente non ha gradito l’arroganza di Motta ed ha scelto la Francese, notissima sul paino medico, che era stata già sbaragliata nelle scorse elezioni. E, come volevasi dimostrare, Motta ha reagito malissimo annunciando fiamme e fuoco per la nuova giunta. Ma potrebbe essere successa anche un’altra cosa; prima dell’improbabile visita di De Luca a Battipaglia i due figli del governatore erano stati nominati assessore e direttore tecnico del Comune capoluogo e questo potrebbe aver condizionato il voto battipagliese che al momento è sicuramente più libero di quello di Salerno. Non sono un veggente, ma la presa di posizione del governatore sul caso Battipaglia non è piaciuta alla stragrande maggioranza degli elettori, soprattutto non è piaciuto l’inatteso e forzato familismo. Un campanello d’allarme ? Io credo di si, ma bisognerà aspettare altri appuntamenti importanti come quello di Battipaglia per valutare gli effetti; la cosa certa è che a Battipaglia il pd deluchiano rimedia una figurella da quattro soldi e le colpe non potranno ricadere solo sul segretario provinciale. C’è qualcosa nel sistema che incomincia a non girare più nel verso giusto e se a Battipaglia è suonato il primo campanello d’allarme è segno che i maggiorenti del partito devono cominciare a preoccuparsi prima che il malumore della gente, per ora solo serpeggiante, non diventi una presa di posizione molto dura. Le ultime mosse di Vincenzo De Luca, in effetti, sono abbastanza strane per uno che è abituato a tutti i giochi: la nomina dei figli che fino a qualche tempo fa non avrebbe mai pensato di fare, il lancio di Landolfi nella mischia di Battipaglia e la guerra aperta contro Ugo Carpinelli a Giffoni Valle Piana, sono tutte cose che possono costargli carissimo sul piano del consenso fuori città. A Giffoni, a mio avviso, De Luca l’ha fatta grossa nel liberarsi di Ugo Carpinelli che gli aveva assicurato nei decenni amicizie e coperture finanche con l’ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano con il quale il giffonese intratteneva un rapporto molto cordiale ed amichevole fino a parlarsi con il tu. Nessuno potrà negare che la presenza a Giffoni di Tino Iannuzzi e Franco Picarone al discorso di chiusura di Giuliano è stata come una pubblica bocciatura alle aspirazioni di Carpinelli di ridiventare nuovamente sindaco del suo paese. Per capire meglio la situazione, dicevo, si dovrà aspettare; ma il tempo incalza e presto ne sapremo di più.
direttore: Aldo Bianchini