SALERNO – Quando scrivo che FaceBook è un letamaio in costante putrefazione non ho tutti i torti; sul più grande e noto social del pianeta Terra tutti possono impunemente scrivere (ma fino ad un certo punto !!) che cosa vogliono, sicuri di passarla liscia in quanto le procedure di querela, di ricerca del diffamatore e quant’altro sono piuttosto difficoltose e molto spesso danno esito completamente negativo per chi si aspetterebbe che l’accusatore venisse rapidamente individuato per nome e cognome. Le ragioni sono molto semplici, bisogna dare incarico ad un legale che deve iniziare le ricerche addirittura dal quartier generale a Mountain View in California, nel cosiddetto Googleplex, capirete benissimo quali siano le difficoltà. Molto spesso le generalità di chi posta su FB i propri messaggi sono anche false e/o portano nomi di fantasia ovvero anche nomi e cognomi reali ma utilizzati illegalmente da altri. Sono stato avvertito da amici che il giorno 14 giungo 2016 alle ore 18.40 è stato postato, sul mio profilo FB, a nome di Vincenzo Musto il seguente messaggio: “Ed ho detto tutto….poi vediamo che è Vincenzo Musto, Aldo Bianchini…..perchè ora non scrivi più su di me? Purtroppo mi dispiace per te ma io sono una persona perbene e sono incensurato…..”. Faccio una premessa molto importante e cioè che al momento in cui scrivo queste poche osservazioni non sono in grado di sapere se il Vincenzo Musto apparso su FB sia quel Vincenzo Musto che conosco da tempo e che è stato il grande accusatore, in primis, dell’ex consigliere regionale Giovanni Baldi e di una serie infinita di nominativi (70 per l’esattezza) da definire al momento “indagati” per i quali il pm Vincenzo Montemurro ha richiesto il rinvio a giudizio che il gup Elisabetta Boccassini dovrà esaminare nell’udienza preliminare del 28 settembre 2016 per decidere se, chi e quanti devono essere rinviati a giudizio. Questo il fatto. Dunque se davvero Vincenzo Musto è il grande accusatore nell’ambito di quella inchiesta da me denominata “Baldi connection” vanno osservati subito duei punti: 1) Non è vero che non ho più scritto su di lui in quanto l’ho fatto pochi giorni fa, esattamente il giorno 11 giungo scorso nel contesto dell’articolo denominato “Cava/3: rimborsopoli”; 2) Risibile la citazione della “persona perbene e incensurato” in quanto non ho mai detto e scritto di Musto come un delinquente pregiudicato. La cosa strana del post è costituita dal fatto che esso è accompagnato dalla foto dell’articolo di giornale che annuncia la richiesta di rinvio a giudizio dei 70 indagati; dato che ho fin dall’inizio assunto una posizione di estrema garanzia nei confronti di tutti gli indagati (cosa che faccio normalmente per ogni inchiesta giudiziaria !!) ed ho messo in evidenza l’azione quasi surreale dell’accusatore che da segretario particolare, con diritto, quasi a divinis, di accesso in tutti gli uffici della Regione e della Provincia, dell’on. Giovanni Baldi era all’improvviso e per cause sconosciute divenuto la gola profonda di un’inchiesta che, ripeto, è ancora alle fasi iniziali e che potrebbe dar luogo a qualsiasi sorpresa in positivo o in negativo per tutti. E parlando di sorpresa mi sorprende molto il fatto che da come il messaggio, con foto dell’articolo in evidenza, è stato postato sembra quasi come una sfida nei miei confronti; cioè un accusatore che sfida un modesto giornalista quasi come se lui gioisse per la richiesta di rinvio a giudizio e il giornalista (che sarei io) potesse accusare il colpo. Per tranquillizzare Vincenzo Musto, ammesso che sia proprio lui l’autore del post, posso soltanto riferire che io cerco di fare soltanto il giornalista, che sbaglio diverse volte ma che perseguo soltanto la verità in ogni inchiesta giudiziaria che seguo attentamente e con grande scrupolo. Ma prima ancora che da giornalista, da uomo mi chiedo se sia possibile l’esistenza di una persona capace di gioire per il fatto che altre 70 persone corrono il rischio di essere rinviate a giudizio sulla base delle sue “fantastiche rivelazioni”. Ho trent’anni più del Musto che pochi giorni fa ha compiuto quarant’anni; trent’anni in più sono tantissimi almeno sotto il profilo dell’esperienza; ebbene sulla base di questa esperienza avverto dei brividi per tutto il corpo al solo pensiero che qualcuno possa gioire per le disgrazie altrui; io non gioisco neppure di fronte ad una sentenza definitiva, figurarsi di fronte ad una “richiesta di rinvio a giudizio” che seppure articolata e lunghissima, come quella sottoscritta dal pm Montemurro, è pur sempre una richiesta. Un’inchiesta che è utile ricordare ha prodotto, il giorno 17 ottobre 2013, ben nove arresti (tra carcere e domiciliari)edoltre settanta indagati; assolutamente logico e consequenziale che oggi quell’inchiesta abbia prodotto la richiesta di rinvio a giudizio che se ben studiata presenta molti e clamorosi punti critici per la pubblica accusa. Credo che anche gli indagati aspettavano questo naturale passaggio più come una liberazione da nuove ed eclatanti azioni che come una preoccupazione, comunque, sempre presente nell’animo di ogni singolo indagato che dalla sera alla mattina vede la propria vita personale e familiare stravolta; è sconvolgente pensare che possa esserci qualcuno capace di gioire anziché rimanere silenzioso e virtuosamente composto sulle sue posizioni di accusatore, posizioni che, badate bene, io non condanno ma che assolutamente non condivido. Non siamo ad una partita di calcio dove c’è chi vince e chi perde e i tifosi applaudono o fischiano; qui siamo, comunque, di fronte ad esperienze di vita assolutamente brutali che, al di là delle eventuali responsabilità ancora tutte da accertare, vanno doverosamente rispettate. Un record, comunque, con questa inchiesta il pm Vincenzo Montemurro l’ha già stabilito: 70 richieste di rinvio a giudizio nell’ambito della stessa inchiesta non si vedevano fin dai tempi del processo “California” (lì erano 74) ma in quel caso si parlava di camorristi, di pentiti e di straccivendoli accomunati in un unico disegno accusatorio in danno dei politici dell’epoca. Chiudo questo primo approfondimento con una domanda di carattere generale e non soltanto specifico per questa inchiesta: “Chi accusa è un giustiziere, un pentito o più semplicemente uno che cerca vendetta ?”. A me non piacciono i giustizieri e neppure i pentiti, nascondono sempre qualcosa; e a maggior ragione non piace chi cerca vendetta. Dalla prossima puntata cercherò di analizzare alcuni capoversi della lunga richiesta che, più di altri, mi appaiono decisamente allucinanti.