SALERNO – E’ passato tanto tempo ed anche tanta acqua sotto i ponti ma alla fine ce l’ha fatta. E’ diventato sindaco di Salerno sull’onda di un consenso popolare sicuramente bulgaro ma certamente meritato. Più del suo pigmalione ha saputo trascinare la gente e, soprattutto, è riuscito a costruire ed a ricompattare come in puzzle una maggioranza che sembrava scuotersi dopo decenni di torpore alla corte del kaimano. Sul suo nome tutti sono stati d’accordo, nessuno si è palesemente opposto e quei piccoli mal di pancia li ha subito curati con la sua proverbiale ed innata modestia che spesso sfocia nella palese umiltà. No, non sto facendo il panegirico del primo cittadino ed a lui la figura di un pigmalione si attaglia malissimo in quanto non è un soggetto da erudire ma solo da sostenere nel difficile compito che lo aspetta per i prossimi cinque anni. Non sto facendo il panegirico perché sicuramente non devo ottenere niente dal “mio primo cittadino”, così come non ho mai ottenuto niente in passato; se proprio volessi trovare un punto basso o un buco nero nel rapporto molto rarefatto ma certamente corretto che ho avuto con Lui posso trovarlo solo nel fatto che alla presentazione del mio libro “Vincenzo Giordano: da sitting bull a sindaco di Salerno” decise di non venire nonostante il mio specifico e personale invito con consegna omaggio di una delle copie del libro. Non ripeto qui la motivazione che addusse per tale sua decisione, sarebbe ingiusto e cattivo da parte mia farlo nel momento in cui sta vivendo le giornate più belle della sua vita. Posso solo dire che la sua assenza mi dispiacque moltissimo e non solo per il fatto che Lui quella stagione socialista l’aveva vissuta a 360° ed aveva respirato quell’aria di cambiamento a pieni polmoni; oltretutto era stato anche assessore in una delle giunte del “sindaco galantuomo”. Oggi è bello parlare dei giorni felici iniziati un secondo dopo la chiusura dei seggi elettorali che hanno decretato la sua straordinaria vittoria. Sicuramente non ripeterà i pesanti errori del suo predecessore (alludo a De Biase, ndr !!) che riuscì in pochi mesi a fare innervosire il grande capo con le conseguenze drammatiche che tutti conosciamo e che è inutile ripetere. Bisogna dire che da sindaco f.f. è partito benissimo ed ha proseguito sulla stessa linea con un “profilo basso” che più basso non si può; stando soprattutto attento a non urtare la suscettibilità di nessuno, fino al punto di non entrare quasi mai nella stanza che la cittadinanza ha voluto per il suo sindaco e che per un certo periodo è stata addirittura presidiata dai figli del capo supremo. Ora ci dovrà entrare in quella stanza e ci entrerà a pieno titolo e già immagino la scena: da solo, seduto alla scrivania che fu dei Menna, dei Giordano e dei De Luca (e che fu utilizzata dall’ 11 febbraio 1944, anche dal presidente del consiglio Pietro Badoglio), sguardo attento ad osservare ogni minimo particolare (finanche il trumò stile veneziano depositato lì dall’ex sindaco Aniello Salzano dopo il gemellaggio con Tohno – una splendida città giapponese), sicuro del fatto suo, della sua onestà e della sua trasparenza; e respirerà fino in fondo l’aria di quella stanza che già poteva essere sua negli anni ’90 se solo il gran capo dell’epoca avesse capito in anticipo quali stravolgimenti stavano per sommergere la città. Da quella valanga di melma fu solo leggerissimamente sfiorato, non c’era nulla né su di Lui né sul conto della moglie che gli è stata sempre vicino, per questo i magistrati si arresero alla visione del viso gentile e sicuramente signorile di quell’uomo che contava parecchio nelle file dell’allora Partito Socialista del 33%. Ricordo un episodio che vale bene la pena di raccontare; una sera, molto tardi, fui raggiunto in redazione (ero a TV Oggi) da un ispettore di Polizia che lavorava molto con la Procura che mi annunciava chissà quali sfracelli, durante la notte, a carico dell’ex assessore; fortunatamente in quelle ore i due valenti magistrati Vito Di Nicola e Luigi D’Alessio rilessero bene gli atti e tutto sfumò nel nulla. Poi vennero comunque i giorni bui, dell’annullamento della visibilità e dell’azzeramento di ogni carica e/o incarico; proprio Lui, che era stato capace di organizzare la prima “conferenza di servizi” nel palazzo di giustizia per parlare della costruzione della nuova cittadella (sarebbe interessante conoscere oggi il suo pensiero reale sulla cittadella giudiziaria che è stata imposta e avviata in un luogo sicuramente non ideale !!), ebbe la forza di fare alcuni passi indietro e di mettersi da parte, quasi scomparendo dal panorama pubblico della città. Non era mai stato completamente nelle mani del capo di allora, ne condivideva certo le idee e i progetti, ma riusciva anche a dialogare e ad imporsi in determinate situazioni che potevano riguardare da vicino la sua professione di architetto. Se vogliamo dirla tutta fu proprio Lui ad ispirare la prima grande manovra urbanistica per la riqualificazione della città, anche se poi fu costretto a lasciarla in tante mani che presto fecero di quella manovra uno strumento personale di potere prima ancora che politico. Ma fu sempre fedele alla sua appartenenza e questo gli ha dato la possibilità di ritornare lentamente sulla scena, in punta di piedi, con grande discrezione ed umiltà, e di entrare con passo sicuro in quello che in tanti definiscono “il cerchio magico” del potere di oggi. Rimarrà fedele anche al capo di oggi, ma lo farà senza un fine personale (almeno spero !!) e sempre in punta di piedi ma con passione e determinazione; in fin dei conti è sempre un socialista e i socialisti si inebriano al profumo delle loro idee. Nella campagna elettorale appena conclusa non ha commesso alcun errore e non ha fatto passi falsi; unica eccezione quando ha definito Gaetano Amatruda “ossimoro” volendo con ciò significare che lo vedeva come “disgustoso piacere” o peggio come “illustre sconosciuto”; questa gaffe poteva evitarla anche perché diretta ad un giovane che, con tutti i difetti caratteriali possibili, dovrà ancora maturare nel tritacarne della politica. Con passo felpato e silenzioso, come nel suo costume, ha portato avanti ed ha chiuso (a meno di sconvolgimenti dell’ultimo minuto) in poche battute la partita degli assessorati e si avvierà lungo il sentiero di un ottimo sindacato; del resto gli uomini di cui fidarsi certamente non gli mancheranno. Si è assunto la responsabilità di firmare le nomine riguardanti Roberto e Piero, i figli del capo; una vicenda brutta che potrebbe segnare l’inizio di uno scollamento tra il kaimano e tutto il resto dell’amministrazione e della città. Non è possibile imputargli niente, forse le nomine erano nel patto pre-elettorale, e i patti vanno rispettati; le conseguenze sono tutte ancora da valutare e, probabilmente, Enzo Napoli potrebbe passare alla storia come “il socialista” che ha scalzato il grande ex comunista sottoscrivendogli serenamente il primo suo errore storico (anche se i figli sono pezzi di cuore !!). Enzo Napoli sa benissimo che nessuno può battere Vincenzo De Luca, ma sa anche che il kaimano può battersi da solo. Vedremo !! Non so se in futuro avremo ancora modo di incontrarci e scambiare qualche chiacchiera; non credo per due motivi: primo perché io resto sempre lontano dal potere e secondo perché Lui non ha neppure il tempo (e forse la voglia) di farlo; deve comunque sapere che troverà sempre in me il giornalista capace di dirgli la verità, anche se spiacevole. Del resto mi conosce benissimo e per questo, soltanto per questo, gli faccio i miei migliori auguri e gli esterno quelli di tutta la redazione di questo giornale. Saprà essere sicuramente il nuovo “sindaco galantuomo”.
direttore: Aldo Bianchini
Davvero un galantuomo, ma per diventare sindaco (senza f.f).ha pagato un prezzo troppo alto. Anche lui vittima del sistema di potere del caimano, senza rispetto, senza pudore, senza regole.