SALERNO – “Perché Vincenzo De Luca vince e gli altri perdono ?” una bella domanda cui ha cercato di dare una risposta Stefano Tamburini su La Città del 7 giugno scorso; una risposta che ovviamente io condivido in pieno perché rispecchia tutto quello che io sto scrivendo da alcuni anni e non soltanto dopo la consultazione elettorale che questa volta ha sancito la “fine storica” del centro destra salernitano. E con i venti pericolosi che soffiano dall’ospedale San Raffaele di Milano la fine storica forse riguarderà anche l’intero centro destra nazionale. L’analisi di Tamburini è abbastanza riduttiva rispetto ai tanti miei scritti, lui ha preferito probabilmente una linea morbida più per dovere che per pensiero; scrivere su un giornale importante come è La Città ti toglie, forse, quel pizzico di cattiveria che è necessario per raccontare le magagalattiche fesserie inanellate da tutti gli esponenti del centro destra salernitano in questi ultimi anni. Io per fortuna, o per sfortuna, scrivo su questo giornale online in piena libertà e spesso posso andare più vicino alla verità da raccontare; e lo faccio, ripeto, da anni e anni. Molti mi leggono e in tanti conoscono benissimo il mio pensiero; purtroppo ci sono ancora molti politici (soprattutto quelli del passato che ho difeso a spada tratta ai tempi durissimi di tangentopoli) che non leggono questo giornale o fanno solo finta di non leggerlo. E continuano a sbagliare i politici vecchi e nuovi perché, ad esempio, con i mezzi d’informazione intrattengono un rapporto di sudditanza e non di assoluta padronanza come invece riesce a fare il kaimano; c’è stato un momento di speranza quando Mara Carfagna venne nominata ministro ma la sua azione politica a livello territoriale è stata di una insipienza unica fino al punto di non essere riuscita neppure a saldare un buon rapporto con gli organi d’informazione. E meno male che era esperta di televisione, così almeno si diceva in giro; a conti fatti ha dimostrato che nel fare televisione a livello nazionale l’ha fatta come gli altri le dettavano e da semplice comprimaria (per non dire da velina) e mai da protagonista. C’è stato un altro momento di speranza per le sorti del centro destra quando fu messa in svendita la televisione privata Quarta Rete della quale io ero il direttore. Vennero in tanti (di sinistra e soprattutto di destra) per conoscere la rete e le modalità di acquisto; necessitavano circa 100mila euro per prendere il tutto. Ebbene a quei pochi di sinistra finì per non interessare (poi la presero in sede di fallimento per 300mila euro !!), ma quelli di destra che erano molti misero in piedi una sceneggiata napoletana senza pari; nessuno possedeva 100mila euro (e fin qui posso anche crederci) ma non riuscirono neppure a fare una cordata con poche migliaia di euro a testa. Una vergogna, così la politica non si fa e soprattutto non si costruisce il “sistema di potere” che è assolutamente necessario per sopravvivere in un pianeta fatto di delazioni, di tradimenti, di voltagabbana e di fannulloni, ma anche di mariuoli. Un giorno farò anche i nomi di quei “poveri personaggi” e ci sarà da ridere; al momento il mio consiglio è quello di cambiare mestiere, perché senza nemmeno un euro in tasca la politica di oggi non è praticabile. Un’altra cosa da dire riguarda sicuramente e sempre il “sistema di potere” che a Salerno c’è e come; ma non deve essere visto sempre come se fosse qualcosa di poco trasparente o di illegale. Il sistema di potere è connaturato al potere e se gli uomini vogliono essere uomini di potere devono intelligentemente organizzare un proprio “sistema di potere”. Quello di De Luca, ad esempio, è perfetto e viene da lontano; viene cioè dalle esperienze trentennali acquisite nelle segrete stanze di Via Manzo e di Botteghe Oscure – Frattocchie; non solo, quel sistema è stato notevolmente migliorato sulla base delle esperienze negative dei due potenti politici degli anni ’80 (Carmelo Conte e Paolo Del Mese) che l’avevano messo in piedi senza riuscire a gestirlo come invece ha fatto il kaimano. Prova lampante in assoluto è quanto accadde tra dicembre 2005 e gennaio 2006 quando la pm Gabriella Nuzzi chiese l’arresto di De Luca, di De Biase e di altri per ben tre volte; nessuno in quella occasione cedette o retrocedette di un solo centimetro e rispettarono tutti la consegna del silenzio; uomini tutto d’un pezzo. Anzi ricordo perfettamente che nel corso di un convegno sulla giustizia, tenutosi nel salone dell’ex Jolly Hotel, addirittura il compianto Giannicola Bonadies (da consigliere comunale e da fratello di Ennio che all’epoca era uno dei pm d’assalto) dichiarò pubblicamente che l’azione della magistratura era scriteriata e senza alcun elemento di prova a carico degli inquisiti. Aveva ragione se si guarda a come quella vicenda è andata a finire o sta andando a finire. Per ritornare ad oggi ed alla performance giornalistica di Tamburini, è vero che Salerno non è Disneyland (perché di Disneyland ce n’è una sola e già la copia europea non è paragonabile all’originale), ma è pur vero che fino a quando parlano personaggi come Aniello Salzano tutti sono autorizzati a dire che Salerno è come Disneyland, ed anche di più soprattutto se a dirlo è qualcuno vicino al kaimano. Aniello Salzano è un amico e mi dispiace molto bacchettarlo, ma non si può andare su Facebook e postare il classico “condivido” o “mi piace” in calce all’articolo apparso su La Città. E’ come dire che, dopo essere stato uno dei protagonisti assoluti dell’epoca d’oro della politica salernitana e dopo essere stato candidato a sindaco nel 2001 contro le falangi deluchiane, scopre l’acqua calda che lui stesso ha provveduto con i suoi errori a riscaldare nel corso degli anni nonostante i consigli “gratuiti” a muoversi ed a fare molto diversamente. Mi piacerebbe tanto sapere quali strategie o quali specifiche campagne è stato in grado, con altri, di organizzare per demolire il sistema di potere deluchiano: niente, niente di niente. Si sono un po’ tutti accontentati di qualche intervistella concessa, qua e là, quasi come per grazia ricevuta ma non hanno saputo (e forse voluto !!) pianificare una campagna (come ho già scritto) che andasse oltre il momento specifico e guardasse un po’ più in là del proprio naso sulla base di un accordo specifico tra le parti sempre belligeranti di quello che fu il centro destra di maggioranza a livello del territorio provinciale. Se poi Aniello si accontenta di andare su Telecolore per commentare i risultati elettorali sappia che così Vincenzo continuerà a stravincere, almeno fino al 2393 (come scrisse Del Pizzo). Dopo il clamoroso flop di Gaetano Amatruda (già candidato a sindaco) per la vicenda “Assindustria-Maccauro” il “mi piace” di Aniello è stato per me un boccone molto amaro e difficile da mandare giù. Ma tanto lui non mi leggerà e, quindi, non se ne dispiacerà.
direttore: Aldo Bianchini