SALERNO – Un’autentica cordata, composta da 15 Banche di Credito Cooperativo italiane con virtuosi dati patrimoniali ed economici, alza la voce e, forte di numeri e dati di assoluta rilevanza (156 sportelli complessivi, 1107 dipendenti, fondi propri per 709 milioni di euro, attivo totale di bilancio di 8,8 miliardi di euro, raccolta diretta di 6,5 miliardi, impieghi per 4,5 miliardi, utili netti 2015 di 36 milioni ed un TCR medio del 17,1%), chiede la corretta applicazione della recente riforma del Credito Cooperativo, auspicando la creazione di almeno due Gruppi bancari ed altrettante Capogruppo, respingendo una eventuale applicazione che porti a trasformare le BCC in semplici sportelli al servizio di un’unica Capogruppo centrale.
Dalla provincia di Brescia, a quella di Macerata e di Salerno, da Caltanisetta a Viterbo, e poi Pisa, Venezia, Taranto, Livorno, Bari, i firmatari del documento auspicano la nascita di un secondo Gruppo Bancario Cooperativo.
“L’appello – si legge nel documento congiunto delle 15 consorelle – è rivolto al Parlamento, affinché voglia tutelare il Credito Cooperativo contro una inesatta applicazione della filosofia della riforma che porti a trasformare le BCC in semplici sportelli al servizio della Capogruppo centrale; alla Banca d’Italia affinché voglia dettare norme precise sulla composizione qualitativa degli Organi di governo delle BCC e, soprattutto, della capogruppo, affinché non si applichi il manuale Cencelli del credito cooperativo; agli Amministratori delle BCC affinché prendano coscienza dello scippo che si sta perpetrando ai danni delle economie locali e del modello di business delle BCC da cooperative autonome a sportelli di una Capogruppo; alle BCC affinché prendano atto che da questa situazione si esce solo creando una seconda Capogruppo in grado di realizzare competitività ed efficienza nel rispetto della sana e prudente gestione. Il mercato si regge sulla concorrenza non sul monopolio. Chi dice il contrario è in malafede. Nè Banca d’Italia né il Ministro Padoan hanno mai parlato di gruppo unico”.
“Premesso – continua il documento – che siamo tutti preoccupati dal fatto che, se questa riforma non viene bene sviluppata, ci porterà solo problemi come ad esempio: compressione dell’autonomia con perdita di creatività cooperativa; costi eccessivi del sistema cooperativo; perdita dell’immagine localistica delle BCC sul territorio; perdita di redditività delle singole aziende”.
Per evitare danni maggiori, che potrebbero compromettere la stabilità del sistema, le 15 BCC chiedono semplicemente che vi sia un cambio di mentalità della classe dirigente, come ha chiesto di recente anche il Ministro Padoan, e che vi sia un “periodico ricambio degli amministratori”, cosa ben lontana da quello che si va prefigurando, in modo molto autoreferenziale; che vi sia una concreta autonomia per le BCC che finora hanno fatto bene e non hanno mostrato alcuna criticità, soprattutto, nella governance e negli indici di rischio. Dovranno poter continuare a “coniugare autonomia e responsabilità”, come diceva don Luigi Sturzo; che vi siano alla guida della Capogruppo solo persone che provengono da BCC prive di criticità, altrimenti si lancia un pessimo segnale ai mercati e alla logica della meritocrazia. Inoltre, la Capogruppo deve rappresentare solo delle opportunità per tutti: per migliorare i bilanci, per av ere più redditività, ma non deve assolutamente essere, anche velatamente, una camicia di forza o un commissariamento per chi produce buoni risultati in termini di redditività e di basso rischio creditizio, altrimenti anziché progredire si avrebbe il risultato opposto.
“L’entusiasmo – si legge nel documento- è il vero motore della crescita economica. I primi passi di questa riforma stanno purtroppo togliendo entusiasmo e certezze al mondo del credito cooperativo. Non vorremmo veder scomparire il credito cooperativo inteso come piccole repubbliche del credito disseminate sul territorio e amate dalla clientela, a tutto vantaggio di un credito stile industriale. Questo andrebbe al di là delle intenzioni del legislatore che ha sempre affermato che l’opera delle BCC è preziosa e tutte le dichiarazioni dei Partiti in Parlamento sono state positive sul credito cooperativo ed hanno auspicato la continuazione della nostra preziosa opera mutualistica al servizio delle comunità locali”.
Altre BCC possono aderire liberamente a questo appello, comunicando la loro adesione alle banche firmatarie dell’appello. Una missiva è già partita, indirizzata a tutte le BCC italiane, per informarle di questa iniziativa e sensibilizzarle nei confronti delle questioni sollevate dalle 15 consorelle.
I firmatari sono:
Presidente e Direttore – BCC di Aquara (SA)
Presidente e Direttore – BCC Monte Pruno (SA)
Presidente e Direttore – BCC di Buonabitacolo (SA)
Presidente e Direttore – BCC di Civitanova (MC)
Presidente e Direttore – BCC di Viterbo
Presidente e Direttore – CRA Borgo S. Giacomo (BS)
Presidente e Direttore – BCC di S. Marzano di Taranto
Presidente e Direttore – BCC di Pisa e Fornacette (PI)
Presidente e Direttore – BCC Marcon – Venezia
Presidente e Direttore – BCC di Regalbuto (EN)
Presidente e Direttore – BCC di Mazzarino (CL)
Presidente e Direttore – BCC di Monopoli (BA)
Presidente e Direttore – BCC Credito Etneo Catania
Presidente e Direttore – BCC Castagneto Carducci (LI)
Presidente e Direttore – BCC di Messina