di Filippo Ispirato
Sono stati resi noti ieri i dati Istat sull’occupazione in Italia. Dopo l’aumento registrato a marzo (+0,3%) la stima degli occupati ad aprile sale ancora dello 0,2% (+51.000 persone occupate), portando il tasso di occupazione effettivo al 56,9%. Dati esaltanti a quanto affermato da molti politici italiani.
Vediamo nello specifico quanto contenuto nella ricerca dell’istituto nazionale di statistica per capire nello specifico casa c’è dietro il mero dato del + 0,2%.
L’aumento, innanzitutto, riguarda sia i dipendenti (+35.000 i permanenti, stabili quelli a termine)che gli autonomi (+16.000). La crescita dell’occupazione coinvolge uomini e donne e riguarda tutte le classi d’età ad eccezione dei 35-49enni. L’unica componente che mostra un calo congiunturale e’ quella dei dipendenti a termine (-0,6%, pari a -14.000).
Oltre alla crescita dell’occupazione si segnala contemporaneamente un aumento del tasso di disoccupazione salito all’11,7%. Un dato all’apparenza contraddittorio; va considerato comunque che a fini statici è considerato disoccupato non chi è senza lavoro ma chi è in cerca di lavoro. Nel caso di persone senza lavoro e che hanno smesso di cercarlo per mancanza cronica di lavoro si parla di inoccupati.
In tal caso lo studio dell’Istat segnala che aumenta, quindi, sia il numero di occupati che di persone che si sono messe in cerca di lavoro (disoccupati), visto il miglioramento delle condizioni economiche generali.
Dietro questo dato incoraggiante c’è un dettaglio di non poco conto, che va preso in seria considerazione per non rivedere in futuro il peggioramento del quadro economico generale: la crescita della disoccupazione giovanile: il tasso di disoccupazione dei 15-24enni e’ infatti pari al 36,9%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente, uno dei dati più elevati di tutta l’Unione Europea e al pari di paesi come Grecia o Portogallo.
A rendere ancora più stridente il dato sull’occupazione giovanile sono i dati che vengono dalla Germania, il cui tasso di disoccupazione a maggio scende al nuovo minimo storico del 6,1%, quasi la metà di quello italiano. Secondo i dati diffusi dall’istituto statistico federale tedesco il numero dei senza lavoro è sceso di 11.000 unità contro le 5.000 previste.
Questi dati fanno capire quanto vada rivista la politica economica dell’unione europea, che vede sempre di più un Europa a due velocità con la locomotiva tedesca da un lato, che macina record su record e i paesi deboli dall’altro, quali quelli dell’area mediterranea, sempre più attanagliati da misure quali il fiscal compact e l’austerithy, che creano dei circoli viziosi alle loro economie, ormai in recessione da anni.