SALERNO – A conti fatti, allargando lo sguardo da Salerno su tutta la provincia, la risposta alla domanda posta nel titolo dovrebbe essere abbastanza semplice: “Riconferma del passato”, dovunque e comunque. Naturalmente ci sono diverse eccezioni, ma, come si suol dire, le eccezioni confermano la regola. E i giovani con le loro pretese innovatrici dove finiscono ? probabilmente nel tritacarne del potere che è devastante. E considerato che i giovani amano il potere più dei vecchi si offrono, verosimilmente, alle spirali del tritacarne quasi volontariamente perché il potere lo hanno annusato soltanto da lontano e senza il potere ci si logora molto più facilmente di chi il potere ce l’ha. Lo diceva Andreotti e mai affermazione fu più aderente alla realtà. Ma fino a che punto arriva la responsabilità di chi invoca il cambiamento ? La risposta me l’ha suggerita il mio amico e attento lettore di questo giornale (sindaco di Monte San Giacomo in corsa per un nuovo mandato e presidente della Comunità Montana Vallo di Diano), Raffaele Accetta, sostenendo la tesi che “chi invoca il cambiamento non ha la capacità di mettersi a disposizione della comunità”. Un passaggio significativo e fondamentale che non avevo ben valutato, lo riconosco, al momento della redazione dell’articolo sulle elezioni amministrative nel Vallo di Diano del 5 giugno prossimo. E in considerazione del fatto che mi viene stimolato un migliore approfondimento sono convinto che chi invoca il cambiamento ha il dovere di lavorare giorno dopo giorno con idee nuove e progettualità al passo con i tempi; le chiacchiere andavano bene nel tempo che fu, oggi ci vuole concretezza altrimenti non si va da nessuna parte in questo mondo globale che i giovani dicono di conoscere meglio dei vecchi. I giovani vanno aiutati e sostenuti ma devono anche dimostrare spiccate capacità di proposizione e di rinnovamento, cosa difficile per molti giovani di oggi che si propongono soltanto come “furiosi rottamatori” senza neanche sapere chi e cosa rottamare e, soprattutto, senza sapere cosa può accadere dopo la cacciata dei rottamati. Molti si ispirano ai casi di Renzi e De Luca senza tener conto che quelli sono unici nel loro genere pur dimostrando che possono entrambi governare anche se con sistemi di potere completamente diversi; il primo basato sulla rottamazione tout court, il secondo sulla conservazione a tutto tondo. I due sistemi non sono imitabili e ad essi ci si può soltanto aggregare per non perire (politicamente intendo !!). E purtroppo la provincia di Salerno è territorio di conservazione, non di rinnovamento; difficilmente sul nostro territorio i giovani potranno esplodere se prima non si abbatte il “sistema di potere” che governa da oltre venti anni. Qualcuno ci ha provato ma è accaduto di tutto e di più; in pochi mesi si è passati da uno schieramento di massa in favore di Bersani (conservatore) ad un plebiscito in favore di Renzi (rottamatore); con al centro sempre e comunque Vincenzo De Luca. Se questa è coerenza politico-ideale, fate voi. E i giovani ? Beh !! i giovani si sono adeguati alla bisogna cercando di infiltrarsi lì dove era possibile o accodandosi meschinamente e senza alcuna dignità sulle piste dei due figli del kaimano. Altro non è stato possibile fare. Ma quello di De Luca è comunque un sistema di potere logoro in senso lato, fa acqua da diverse parti anche se all’orizzonte non c’è ancora nessuno capace di infliggere il colpo decisivo. In questo senso, ed in maniera allargata, parlavo del sistema di potere trentennale di Monte San Giacomo come un sistema logoro anche se certamente “esercitato con dedizione e correttezza”. Non sto cercando di arrampicarmi agli specchi per rispondere a Raffaele Accetta verso il quale non ho mai rivolto accuse di potere per il potere, anzi spesso mi sono preso la briga anche di difenderlo contro gli attacchi viscerali e strampalati di quella parte di giovani valdianesi che “invocano il cambiamento ma non hanno la capacità di mettersi a disposizione della comunità”. Ma non si può nascondere che il tempo logora, sempre e comunque, anche al di là del potere che viene esercitato molto spesso come servizio e non come tornaconto personale. Non devo dispiacermi io se il sindaco di Monte San Giacomo verrà rieletto per la quarta volta, semmai dovranno dispiacersene i tanti giovani che pure esistono e che raramente fanno capolino dai loro rifugi e che per i prossimi cinque anni dovranno mordere il freno. Addirittura nel paese valdianese, storicamente il paese più socialista d’Italia, è sorta anche qualche associazione che oltre a depositare qualche insulsa denuncia in Procura non ha saputo fare niente altro; e così non si rinnova ma si accresce nell’immaginario collettivo della gente la convinzione che il vecchio è meglio del nuovo. E nella fattispecie sicuramente il vecchio è meglio dell’improbabile nuovo.
direttore: Aldo Bianchini